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Politica | 10 maggio 2025, 19:28

Landini a Nizza Monferrato: “Se ci mettiamo insieme, non ce n’è per nessuno”

Il segretario generale della CGIL lancia un appello contro la precarietà e l’astensionismo: “Un voto per se stessi” ai referendum dell’8 e 9 giugno

Landini a Nizza Monferrato: “Se ci mettiamo insieme, non ce n’è per nessuno”

Si è inserita, nel clima dei festeggiamenti di Nizza Monferrato, la visita del segretario generale della Cgil, Maurizio Landini, che ha illustrato un quadro preoccupante e cruciale per il mondo del lavoro e per la democrazia italiana.

 Dopo l’incontro al Foro Boario con i produttori del Nizza, il segretario generale ha tenuto un intervento nei giardini di Palazzo Crova: un incontro che ha messo gli occhi sui referendum abrogativi su lavoro e cittadinanza dell’8 e 9 giugno, volto a ripristinare diritti fondamentali e contrastare il lavoro precario, ma soprattutto ritrovare il succo della democrazia: il voto contro l’astensionismo.

 Non a caso, a introdurre le parole di Landini, l’attore Aldo Delaude ha letto un brano tratto da “Odio gli indifferenti” di Antonio Gramsci. Un testo che sottolinea il dovere morale di non restare in disparte, ma lottare per i diritti e per il valore di partecipazione.

I referendum: un percorso inedito ma necessario

Maurizio Landini ha definito “inedito” per un sindacato arrivare ai referendum: “Purtroppo, in questi 25 anni, si è affermata l’idea non della cultura del diritto, ma di lasciare piena libertà alle imprese: questo ha causato la messa in discussione di tanti diritti”.

 Un elemento fondamentale è stato proprio la deriva dei diritti a vantaggio della precarietà, del lavoro nero, degli appalti. Pratiche che, per il segretario, hanno agito a scapito dei più fragili: giovani, donne, dipendenti e pensionati.

In particolare, l’articolo 18 dello statuto dei lavoratori, che tutela il lavoratore licenziato ingiustamente, compromesso dal 2015, coinvolgendo quasi 2 milioni e mezzo di persone, segnando un passaggio dalla "tutela della dignità alla merce".

Infatti, ha spiegato Landini nel proprio intervento, l’eliminazione di questa tutela, ha portato a una concorrenza al ribasso, dando ampio spazio a "malavita, lavoro nero, caporalato".

 “Dobbiamo cambiare la cultura politica, che in questi anni si è affermata e ha riguardato tutti, centro-destra-sinistra, che hanno assunto l’idea che il mercato libero, senza vincoli sociali avrebbe risolto tutti i problemi”.

 Questo è uno dei motivi della campagna referendaria, un segno di cambiamento per “ridare voce a tutti i cittadini a cui è stata tolta”.

 Un obiettivo non facilissimo, però, visto il dilagante astensionismo nel nostro Paese, risultato di una politica che non rispetta quello che promette. Una cultura che la Cgil crede si possa cambiare attraverso il voto, non per il politico, ma “per se stessi”, dice Landini.

 “È il momento di cambiare anche il sindacato in quanto tale - aggiunge - Se riusciamo a fare questo, dimostriamo che la gente si è rotta le scatole”.

I referendum: tra silenzio e inviti all’astensionismo

Una forte critica, avanzata nell’ultimo periodo, è la mancata informazione da parte della politica e della comunicazione pubblica sui quesiti referendari, amplificata dall’invito all’astensionismo di alcuni partiti della maggioranza di governo.

Un silenzio mediatico denunciato da Landini come una paura del possibile raggiungimento del quorum (25 milioni di persone) e soprattutto timore che le cose cambino.

 “Se qualcuno incita a non andare a votare, forse si sta rendendo conto che sta per succedere qualcosa - dichiara con convinzione - se vuole evitare che si raggiunga il quorum, vuol dire che ha paura”.

 Una lettura che addita l’astensionismo a un grave errore politico che mette in discussione la democrazia, soprattutto su un tema come il lavoro e su referendum che guardano ai giovani, spesso precari, ma anche ai dipendenti e ai pensionati, sulle cui spalle è poggiato il peso maggiore della tassazione.

Salari bassi e una crescente precarietà hanno determinato una competizione a ribasso per poter lavorare, mentre la popolazione invecchia e il ricambio non ha numeri adeguati a mantenere il sistema, a causa della diminuzione delle nascite, della problematica migratoria - “Sono più i giovani italiani che se ne vanno, rispetto agli immigrati che arrivano”, spiega.

 Una piaga che sta colpendo le democrazie occidentali, portandole verso svolte autoritarie, e che investe in armi e impone dazi, risolvendo i rapporti conflittuali con la guerra.

“Dobbiamo avere l’onestà di fare un bilancio completo della situazione: c’è una crisi delle democrazie con spinte autoritarie e ritorno alla guerra come strumento di regolazione dei rapporti tra gli Stati”.

 Tornare a mettere al centro il lavoro, in questo clima, sarebbe la scelta fondamentale, spiega Landini, ricordando come i processi nei luoghi di lavoro abbiano sempre anticipato i cambiamenti sociali.

L’importanza di votare: scegliere se stessi

Arrivare a chi di votare non ha proprio intenzione sarebbe, oggi, un grande risultato, a prescindere dalla decisione che prenderà alle urne: “Solo l’unione può fare forza e cambiare questa condizione”, ribadisce.

 Un voto visto come un cambio di rotta collettivo, dei cittadini e del sindacato, che da parte sua denuncia una fiscalità ingiusta, la mancanza di un salario minimo, poche tutele per le partite Iva e i lavoratori autonomi, il pericolo che i giovani pensino che il precariato sia la norma.

Il segretario generale Maurizio Landini, questo pomeriggio, ha riaffermato l’impegno a contrastare tutto ciò, chiedendo di investire molto su chi non vorrà votare e sulla forza della collettività: “Se ci mettiamo insieme, non ce n’è per nessuno”.

Francesco Rosso

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