Una staffetta partigiana, una scrittrice, una protagonista della libertà. È a Maria Luisa Ombra che oggi, 30 aprile, nel centenario della sua nascita, è stata intitolata la scalinata che da piazza Vittorio Veneto conduce al Bosco dei Partigiani. A pochi giorni dalla Festa della Liberazione, una targa ne ricorda l’impegno, scolpendo nella memoria collettiva il suo nome e la sua storia.
Durante la cerimonia, Michela Cella, segretaria nazionale dell’Anpi e responsabile del coordinamento donne, ha sottolineato: “Noi abbiamo bisogno di riportare alla mente e al cuore le storie delle donne che prima e durante gli anni della Resistenza hanno maturato la consapevolezza di quanto la loro presenza potesse essere fondamentale per costruire la storia democratica del nostro Paese”.
Un impegno spesso sottovalutato, ha ricordato, a partire dalla narrazione delle loro imprese, fino alla scelta delle parole usate per raccontarle: “Questo Paese smemorato spesso ha banalizzato o normalizzato il loro impegno. Tuttavia le donne non hanno contribuito alla Resistenza, ma hanno partecipato come protagoniste”.
La storia di Maria Luisa Ombra
Nata ad Asti il 30 aprile 1925, Maria Luisa Ombra – conosciuta come Marisa – cresce in una famiglia operaia che le trasmette l’amore per la musica e la letteratura. Giovanissima, entra nella Resistenza come staffetta, rischiando ogni giorno la vita per sostenere la lotta antifascista nell’astigiano.
“Duecento sono le donne astigiane riconosciute come combattenti, patriote o benemerite”, ha ricordato Nicoletta Fasano, direttrice dell’Israt, “ma il pudore o silenzio non ha concesso a molte di loro di ottenere il riconoscimento militare”.
Maria Luisa, invece, non ha mai nascosto il suo coinvolgimento nella Resistenza, esaltandone gli aspetti più complessi. In una delle sue testimonianze scriveva: “Era il lavoro più difficile. Richiedeva prontezza di riflessi, capacità di mimetizzarsi e anche di improvvisare e recitare parti che potessero risultare credibili. Richiedeva sangue freddo e lucidità, stare sempre all’erta. Dietro ogni curva si nascondeva un pericolo. Così le curve si sono fissate per sempre nella memoria”.
Dopo la Liberazione, Marisa Ombra si dedica all’impegno politico come dirigente del PCI e dell’Unione Donne Italiane. Scrive saggi, testimonianze e libri autobiografici, come La bella politica, dove racconta: “La bella politica è uscire dal piccolo particolare, fare per tutti, cancellare egoismi, abolire disuguaglianze, ripensare il mondo, rifondare i valori”.
Muore a Roma nel 2019: le sue ceneri riposano oggi ad Asti.
L’importanza della memoria delle partigiane per abbattere la cultura androcentrica
“Nella lotta della liberazione Marisa impara gli ideali che guidano tuta la sua vita: libertà e responsabilità”, ha raccontato Laurana Lajolo, associazione Davide Lajolo.
Ma, ancora oggi, il riconoscimento delle donne nello spazio pubblico resta una sfida.
“La media di strade intitolate alle donne va dal 3% al 5% tra i comuni italiani”, ha illustrato i numeri Giovanna Cristina Gado, referente Toponomastica femminile nazionale.
I dati parlano chiaro: “Gli spazi urbani riflettono una cultura androcentrica. La toponomastica femminile si ripropone di ricostruire la memoria femminile nella storia e nello spazio pubblico e di restituire visibilità e memoria alle donne che hanno contribuito a migliorare la società”.
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