Il Nazionale

Cronaca | 18 luglio 2024, 07:11

Razzismo e sfruttamento abitativo a Torino: “Obbligati a fingere di essere senza fissa dimora per avere la residenza”

Il racconto delle persone straniere che, pur avendo un posto dove stare, a causa dell'affitto in nero o del subaffitto con prestanome sono costretti a mentire

Razzismo e sfruttamento abitativo a Torino: “Obbligati a fingere di essere senza fissa dimora per avere la residenza”

Torino ci sono due piaghe che, in modo silenzioso e sommerso, mettono in apprensione moltissimi cittadini stranieri: stiamo parlando del razzismo e dello sfruttamento abitativo, che costringono decine di persone ad accettare soluzioni al limite della legalità - se non del tutto illegali - pur di avere un tetto sopra la testa.

La denuncia

Queste problematiche colpiscono anche persone che vivono a Torino da anni, spesso con figli che frequentano le scuole della città, costringendoli a mentire per poter ottenere la residenza. A denunciare uno scenario non proprio edificante è l'Associazione Arteria, che opera sul territorio di Aurora ed è tra le promotrici della campagna “Vuoti a rendere” per il diritto alla casa.

Se – spiegano gli operatori – a causa del razzismo e dello sfruttamento abitativo non hai altra alternativa che vivere in un alloggio con affitto in nero o in subaffitto da un prestanome, oppure vivi in un ex garage, magazzino o negozio, non potrai ottenere la residenza nella casa in cui realmente vivi, ma all'anagrafe dovrai fingere di essere una persona senza fissa dimora, oppure pagare fino a 1000 euro per una falsa residenza”.

Le testimonianze

A confermare la veridicità del tutto sono le testimonianze delle persone coinvolte in questo meccanismo, tra cui uomini, donne sole, famiglie con bambini e non, addirittura studenti universitari e molte altre casistiche, raccolte dalla stessa Arteria (30 in totale). Tra queste c'è quella di una coppia di origine nigeriana con un figlio di 18 mesi trasferitasi dalla Sicilia a Torino che, essendo in subaffitto, non è riuscita ad ottenere la residenza qui perdendo anche quella vecchia. Oppure quella di una mamma sola di nazionalità indiana che, non avendo la residenza, ha difficoltà nell'iscrizione del figlio all'asilo nido; anche se ci riuscisse, dovrebbe pagare la tariffa più alta perché non può presentare l'Isee.

O ancora la storia di una famiglia nigeriana con 2 figli in affitto tramite prestanome che, pur pagando regolarmente l'affitto, non accettano la richiesta di 500 euro mensili di quest'ultimo per “garantirsi” la possibilità di richiedere residenza. E infine quella di uno studente iraniano del Politecnico, con regolare permesso di soggiorno per motivi di studio, che vive in una casa con contratto intestato a un connazionale insieme ad altre persone straniere senza residenza: non trovando altra possibilità di affitto, il rischio è quello di non poter convertire il permesso di soggiorno una volta terminato il Master.

La richiesta

Alla luce di quanto appena descritto, l'associazione chiede una presa in carico della situazione netta e urgente da parte della Città: “A fine marzo – concludono - il Consiglio Comunale ha approvato, anche grazie alla pressione di 140 organizzazioni torinesi, una mozione per garantire a tutte le persone che vivono a Torino il diritto alla residenza. Auspichiamo che, il prima possibile, la Giunta approvi nuove procedure per far sì che nessuno sia più escluso dalla residenza e nessuno debba più scegliere tra fingere e umiliarsi o essere vittima dell'ennesima forma di sfruttamento”.

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