L'incontro e l'intervista con Max Cavallari non poteva che avvenire sulle sponde del lago Maggiore, precisamente al Lido di Monvalle, perché Max è un "Fico d'India" cresciuto sul Verbano.
Quella che leggerete non è un'intervista di quelle tradizionali è una chiacchierata ironica, a volte surreale come la comicità di Max, ma anche un'occasione per conoscere meglio il Cavallari uomo, i suoi ricordi d'infanzia, papà Peppo, l'amore per la sua famiglia e per il nostro territorio, il rapporto con Bruno Arena, l'incontro con Roberto Benigni e tanto altro ancora.
Finalmente ci troviamo caro Max, hai visto che bella location?
Vero, era tanto tempo che non venivo al Lido di Monvalle, in questo posto davvero bello e suggestivo, dove c’è anche il campeggio che fa parte della storia della mia infanzia. Però aspetta un attimo che vado in macchina a prendere la canna da zucchero, cosi mentre parliamo peschiamo i pesci di acqua dolce che sono buoni.
Che ricordi hai dei campeggi?
Sono nato alla Brunella sotto il segno del Cancro, nuotando per tutta la vita nell’acqua frizzante. Ho frequentato l’oratorio, sono stato nei boy scout. Poi da grandicello ho passato le mie vacanze al camping Sasso Moro di Arolo di Leggiuno con mio fratello, mia mamma Luisa e mio papà, conosciuto da tutti come il Peppo, che con la sua grande allegria, ironia e gioia di vivere era l’attrazione del campeggio e dei paesi limitrofi. Era conosciuto da tutti.
Che ricordi hai di tuo papà?
Tanti, era un vero "burlone". Pensa che aveva parcheggiato la roulotte in una zona del camping e si era pure inventato la via che aveva chiamato "del Vigneto", dove se non eri un "santo bevitore" non potevi fermarti. Altra sua comica avventura è stata quella della corsa in bicicletta.
Raccontaci di questa corsa in bicicletta.
In campeggio c’erano degli amici che erano cicloamatori, parliamo della metà degli anni 70. Un giorno il Peppo si posizionò su di un tratto di strada, fece fermare le auto, per far passare tre disperati ciclisti: riuscì a far fermare il traffico per oltre un quarto d’ora spiegando agli automobilisti che i tre erano in fuga e che il gruppo stava arrivando. Poi con la sua ironia disse alle auto in coda che sarebbero potute ripartire perché tutto il gruppo si era ritirato. Puoi immaginare il resto.
Sei molto legato a questi luoghi sul Lago Maggiore?
Tantissimo, tranne qualche piccola parentesi di vita ho sempre abitato in queste zone. Il lago mi affascina e mi ispira. Il lago regala un'energia melanconica, perché anche la tristezza tante volte fa sorridere.
Secondo te per quale motivo sul Lago Maggiore sono nati così tanti comici?
Perché tira un vento strano, onde magnetiche particolari, che sono poi le stesse che tengono dritti i miei capelli, anche se adesso mi aiuto grazie ad un composto chimico particolare studiato al Centro Ricerche di Ispra che si chiama "Viagra per capelli".
Qual è il tuo ricordo di Bruno Arena, l'altro mitico Fico d'India?
Era la mia spalla, l’amico, eravamo i Fichi d'India. Quando è scomparso mi è mancato il suo grande appoggio e sono entrato in depressione; volevo smettere, poi fortunatamente ho sentito l’appoggio dei fans, mi sono ripreso ed eccomi qui. Bruno avrà anche lui festeggiato da lassù la vittoria dello scudetto dell’Inter perché entrambi siamo "fichi d’Inter".
Un aneddoto tuo con Bruno?
Tanti, tra i molti ricordo quando siamo andati da Roberto Benigni per iniziare a girare Pinocchio.
Ci racconti com'è andata l'incontro con il grande Premio Oscar?
Eravamo abituati solitamente che gli addetti alla organizzazione del set, arrivavano a prenderci in albergo con belle macchine. Quel giorno invece arrivò un signore (amico di Roberto ) con un'auto tutta scassata. Io e Bruno siamo saliti credendo di essere su "Scherzi a parte" recitando anche la parte. Solo nei giorni a seguire abbiamo capito che era tutto vero perché il grande Roberto Benigni aveva assunto nel suo staff per eseguire lavori vari persone che avevano problemi economici. E’ un suo modo che ha da sempre per aiutare le persone in difficoltà; è un grande, ci sentiamo ancora sia con lui che con sua moglie Nicoletta Braschi.
Com'è cambiata oggi la comicità?
Tantissimo, le persone si sono più isolate, specie i giovani. I social creano una comunicazione fredda senza emozione e sentimento, si pensa di avere tanti contatti ma fondamentalmente si è soli. Far ridere e divertire in questo contesto non è facile: dobbiamo ripartire da una frase di Charlie Chaplin, "un giorno senza sorriso è un giorno perso". Nel mio libro "Non spegnere la luna" cerco di affrontare il tema del sorriso e dell'importanza di essere autoironici perché fa vivere bene.
Cosa consiglieresti ad un ragazzo che volesse iniziare a fare il comico?
Tenacia, saper soffrire, crederci, capire la gente, ma soprattutto coltivare una vocazione che hai dentro. Io sin da piccolino volevo fare il comico e organizzavo un teatrino a casa dove invitavo i cuginetti, i nonni e i parenti. Posso dire che sono nato comico.
Cosa possiamo dire Max per concludere questa chiacchierata?
Questa chiacchierata vicino al lago mi ha fatto tornare bambino, quanti ricordi legati a queste zone. Adesso ti lascio perché devo continuare a pescare con la mia canna molto speciale il saporito pesce d’acqua dolce.
Max Cavallari si esibirà al Lido di Monvalle il prossimo 6 giugno alle 20.45 con uno spettacolo a ingresso libero. Ci lasciamo con una frase che Max ama ripetere: "E' dura la vita degli onesti, quando sul trono regna l'ipocrisia".
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