Non intendono lasciare il rettorato di via Po gli studenti che ieri sera l'hanno occupato in segno di protesta. Il Senato accademico avrebbe dovuto essere questa mattina, poi il rettore Stefano Geuna l'ha spostato in forma online per poi rimandarlo nuovamente alle ore 14. Per questo gli studenti, che stanno già occupando Palazzo Nuovo, hanno passato la notte nel rettorato, chiedendo un confronto pubblico con Geuna e gli altri senatori.
"Il rettore è il primo a non essere democratico"
"Il Rettore accusa noi di Intifada Studentesca [il movimento che sta occupando le sedi universitarie] di non essere democratici - dicono le due portavoce degli studenti - ma lui è il primo a non esserlo, sottraendosi al confronto. Rimarremo qua fino a che non si presenteranno i senatori, li invitiamo qui oggi alle 14. Il boicottaggio accademico non è una velleità ma dovrebbe essere un dovere visto che, come dice la corte di giustizia internazionale, c'è il rischio di genocidio e il non boicottaggio sarebbe complicità in questo genocidio. La collaborazione dell'Università di Torino nello sviluppo e ricerca di tecnologie e know-how con università che partecipano a un genocidio, è essa stessa complicità al genocidio".
Il documento da presentare al Senato Accademico
Il movimento degli studenti intende presentare un documento al Senato Accademico sulle relazioni esistenti tra Università di Torino e università israeliane, per fare luce sugli accordi in corso e su come la ricerca potrebbe essere utilizzata dall'esercito israeliano nell'invasione di Gaza.
"Dal 7 ottobre a Gaza in corso uno scolasticidio"
"Oggi - proseguono - è ancora possibile presentare questo documento, redatto da studenti e docenti dell'Università, che chiede la rescissione degli accordi con le università israeliane e completa trasparenza sugli accordi in corso. Le università israeliane con cui quella di Torino ha accordi sono da sempre occupate nella produzione bellica negli ambiti della difesa, dell'innovazione militare, nello sviluppo di tecniche di sorveglianza. La libertà accademica deve essere legata ad altri diritti, diritti che le università israeliane non forniscono alla popolazione palestinese. Inoltre dal 7 ottobre stanno portando avanti a Gaza un vero e proprio scolasticidio, distruggendo sistematicamente ogni luogo legato all'istruzione".
La speranza che si possa imitare quanto fatto in Spagna
Gli studenti sperano che anche in Italia possa succedere quello che è successo in Spagna, dove le università hanno sospeso ogni accordo con gli atenei israeliani in seguito alle proteste. "È un modello possibile anche qui - concludono le studentesse - in Spagna dopo qualche giorno di occupazione la conferenza dei rettori ha rescisso gli accordi che le università spagnole avevano con le università israeliane e le industrie belliche. Ma non solo in Spagna, è successo anche al Trinity College di Dublino e nelle università norvegesi e in altre parti del mondo: è la prova che è possibile e quindi possiamo portarlo avanti anche qua".
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