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Sport | 28 aprile 2024, 21:48

IL COMMENTO DI FABIO GANDINI - Quell’inspiegabile (dal campo) entusiasmo di Masnago…

Sold out, boati, cori a squarciagola, seppur davanti alla sconfitta numero 18 del campionato. Quello tra Varese e la sua gente è amore, ma a contare è anche una strategia societaria (qui spiegata) che sta raccogliendo i suoi frutti. Peccato che lo stesso non si possa dire del rettangolo di gioco, che con errori e forse anche un pizzico di supponenza rischia di vanificare il salvifico lavoro che viene fatto fuori….

IL COMMENTO DI FABIO GANDINI - Quell’inspiegabile (dal campo) entusiasmo di Masnago…

È il diciassettesimo minuto, Sean McDermott ha appena siglato dall’arco il -8, timeout Vitucci. 

A Masnago il rumore è quello di un uragano: tutti in piedi, a cantare con gioia e a squarciagola, pazzi di amore. I decibel raggiungono i livelli di guardia, facendo sembrare i 4700 e spicci paganti del Lino Oldrini almeno il doppio. È l'ennesimo tutto esaurito della stagione.

A Masnago il rumore è quello di un uragano: eppure Varese ha appena semplicemente segnato il -8 di una partita che perderà contro la terzultima in classifica, vittima della solita alternanza di intensità ed efficacia che è stata la didascalia più oggettiva dell’annata che sta andando in archivio. La stessa Varese che oggi è arrivata alla diciottesima sconfitta, la stessa Varese che molto probabilmente si salverà per la differenza canestri piuttosto che per una vera estraneità numerica alla zona retrocessione.

Cosa non torna? Tutto questo entusiasmo non può venire dal campo…

E infatti non viene da esso o almeno da esso non è stato coltivato. Ma allora che cos’è?

È amore, innanzitutto, ma su tale aspetto non vogliamo perdere inutilmente del tempo: l’amore non si può spiegare, l’amore lo si può solo vivere. E l’amore tra la Pallacanestro Varese e la sua gente è qualcosa di tumultuoso, di inscindibile, di eterno.

La partecipazione, i sold out, l’entusiasmo sono in realtà anche il frutto raccolto di una strategia societaria che sta funzionando. A Masnago oggi si vive molto più di prima “l’experience”: la musica, i servizi, l’intrattenimento, lo spettacolo dentro allo spettacolo. Oggi Varese è diventata un po’ americana nella fruizione dell’evento: il risultato conta ancora (e menomale…), ma conta anche il resto

Obiettivo raggiunto, Luis.

Cui ha contribuito pure un’altra mossa, innegabilmente: l’acquisto di Nico Mannion. Il Red Mamba non ha solo permesso a Varese di raddrizzare almeno parzialmente il cammino: è stata un’attrazione, è una star (o potenziale tale) planata sul cielo biancorosso, ha portato marketing, biglietti e magliette venduti, fiumi di autografi e un interesse che va potenzialmente anche oltre quello dei "soliti" tifosi, perché capace di attrarre in particolare i giovani, che con lui sentono profumo di NBA. 

Nico, soprattutto, è stato un all in di Luis Scola: senza El General, per Varese, sarebbe rimasto una figurina.

E a proposito di giovani: sono tornati assai numerosi sui gloriosi seggiolini del Lino Oldrini. Ed è un’altra notizia meravigliosa: il sodalizio prealpino sta risolvendo finalmente il problema del ricambio generazionale, spauracchio aleggiato negli scorsi anni e tutto sommato comprensibile, visto che stiamo scrivendo di una realtà che le cartucce del suo palmares le ha sparate tutte nel secolo scorso. Merito dello spettacolo di cui sopra, merito del gran lavoro svolto dagli uffici e da Il Basket Siamo Noi: vanno citati i progetti "Basket, una scuola di vita", la "School Cup" e i tagliandi dati gratis agli studenti, che hanno animato i tiepidi mercoledì di coppa e fatto da traino per la domenica.

Il lavoro fuori e a bordo campo sta pagando in casa Pallacanestro Varese: quanto scritto ne è uno degli esempi più significativi, cui andrebbero aggiunte quella serie di cose - gli investimenti strutturali, l’opera sul settore giovanile, la battaglia per il reperimento delle risorse e per garantire quindi un futuro a questa meravigliosa creatura - che meriterebbero (e avranno) righe a parte. 

La vera salvezza raggiunta nel 2024 è questa, non quella del campo.

Il rettangolo da gioco ha invece sancito una sonorosissima e pericolosa bocciatura, griffata da confusione, scelte errate fin dalla primavera scorsa, zero malleabilità, equivoci, batoste, a volte addirittura avan(spettacolo), tecnico e tattico.

Anche oggi un’altra sconfitta, in una sorta di compendio di sette mesi racchiusi in 40 minuti.

Arrivederci cara Varese. Sperando di imparare dagli errori ed evitare anche quel quid di (non cattiva, ci mancherebbe) supponenza mostrata nell’interpretare le questioni del campo, alcune difese pur essendo totalmente e oggettivamente indifendibili.

Perché il rischio è che prima o poi il gatto biancorosso ci lasci lo zampino, vanificando con il basket quanto di costruttivo, promettente e davvero salvifico sta facendo fuori dal basket.

Fabio Gandini

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