A quasi 24 ore dall'onda anomala di fango e detriti che ha colpito Bardonecchia scatenando la furia del torrente Frejus [LEGGI QUI], il paese dell'Alta Val di Susa fa la conta dei danni. Che per fortuna non sono drammatici, visto che non ci sono state vittime e il ferito, per altro lieve, è stato soltanto uno. I cinque dispersi sono stati ritrovati e portati in salvo, i 120 sfollati stanno lentamente tornando nelle loro case o comunque sono stati tutti ospitati in sicurezza nel campo allestito all'interno del Palazzetto dello Sport.
Ponti e strade da liberare
I danni, in questo caso ingenti, riguardano invece le strade e i ponti del paese, ma soprattutto le auto di residenti e villeggianti, talvolta ricoperte interamente dal fango, talvolta addirittura trasportate dall'onda per centinaia di metri se non - nei casi più clamorosi - addirittura per 10 km.
Danni ingenti anche a Beaulard
Secondo le rilevazione dell'Arpa, a causare lo tsunami è stata una frana - causata dal maltempo e in particolare da un forte temporale - avvenuta ad alta quota sul monte Frejus, che ha coinvolto l'omonimo torrente che poi, più a valle, taglia praticamente in due Bardonecchia per poi raggiungere Beaulard, dove si incontra con la Dora di Bardonecchia.
La lotta con il fango
Intanto in paese si combatte con il fango. Già ieri notte, davanti a una folla di persone curiose ma allo stesso spaventate (in molti erano usciti di casa per andare a vedere i fuochi d'artificio della Festa del patrono, Sant'Ippolito), erano intervenuti i mezzi della protezione civile e delle forze dell'ordine per isolare i ponti che avevano registrato crolli parziali, in particolare dei parapetti, e per iniziare a drenare i detriti e i resti di rami e alberi che avevano invaso le strade. Oggi è rimasto soprattutto il fango, non tanto nella centralissima via Medail ma più che altro lungo il fiume, in via Einaudi e nei pressi del benzinaio davanti alla stazione (in foto).
"E' durato pochi attimi, ma sembrava non finire mai"
Tra chi spala e chi cerca di dare una mano anche semplici cittadini e turisti, venuti a Bardonecchia per trascorrere qualche giorno in montagna e che si sono ritrovati in prima persona ad aiutare nella gestione dell'emergenza.
"Abbiamo sentito un boato", raccontano, "e siamo scesi in strada, verso il fiume: c'era fango ovunque, detriti, ma soprattutto faceva impressione vedere i ponti senza protezioni, senza parapetti. Era crollato tutto. E pensare che in quel momento nemmeno pioveva".
Chi ha visto arrivare l'onda è rimasto impressionato. "Il fiume è uscito improvvisamente dagli argini, ma quella che ha travolto le strade non era acqua, era fango. E' durato pochi attimi ma sembrava non finire mai".
La sindaca: "Attenzione ai temporali previsti per questa sera"
"L'obiettivo adesso è ripulire il letto del fiume prima che arrivi un nuovo temporale, che tra l'altro è previsto per stasera", spiega la sindaca Chiara Rossetti. "La raccomandazione a turisti e cittadini è di non avvicinarsi ai torrenti, non essere curiosi, ma continuare come hanno fatto finora a seguire le indicazioni che gli stiamo dando. I soccorsi fin da subito sono stati puntuali, come dimostra il salvataggio dei 5 inizialmente dati per dispersi e la riduzione drastica del numero di sfollati". La sindaca ha poi assicurato: "Abbiamo chiesto lo Stato di emergenza: ci lavoriamo con la Regione e il governo. Possibile che arriveranno rimborsi a chi ha avuto danni. Le utenze sono state ripristinate, l'autostrada riaperta mentre siamo ancora al lavoro per mettere in sicurezza la statale".
Coldiretti Torino: "Si riprenda la manutenzione forestale"
Così il presidente di Coldiretti Torino, Bruno Mecca Cici: "L'evento di Bardonecchia dimostra ancora una volta che è necessario aprire una nuova stagione di manutenzione forestale. Occorrono interventi su area vasta utilizzando le aziende agricole forestali e gli allevatori che presidiano gli alpeggi per riprendere tutte quelle opere capillari che permettono un maggiore drenaggio delle acque e una maggiore resistenza dei versanti agli eventi che sempre più sono caratterizzati da forti rovesci che non trovano una montagna in grado di assorbire e drenare le grandi quantità d'acqua cadute".
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