Il Nazionale

Cronaca | 04 luglio 2025, 15:14

Presunte torture in carcere a Cerialdo: tutti gli imputati rinviati a giudizio

Quattordici gli agenti accusati. Tra di loro, quattro imputati hanno scelto il rito abbreviato. Gli altri dieci hanno deciso di affrontare il dibattimento, al via a gennaio 2026

Presunte torture in carcere a Cerialdo:  tutti gli imputati rinviati a giudizio

Erano state quattordici le richieste di rinvio a giudizio formulate dalla Procura di Cuneo nei confronti di altrettanti agenti facenti parte del personale penitenziario finito nella maxi inchiesta riguardante le presunte violenze messe in atto contro cinque detenuti del carcere Cerialdo di Cuneo.

Un'imputazione, quella formulata dal pm Mario Pesucci, che aveva ridimensionato di molto il quadro iniziale che vedeva 35 indagati.  

Le contestazioni mosse vanno, a vario titolo, dal reato di tortura all'abuso di autorità contro arrestati e detenuti, alle lesioni e al falso. 

Stamane, in tribunale a Cueno, si è svolta l'udienza preliminare di fronte al gup Edmondo Pio, che ha rinviato tutti gli imputati a giudizio. 

Tra loro, l'ispettore, due agenti accusati di falso e il medico hanno scelto il rito abbreviato che verrà discusso di fronte al magistrato il 28 ottobre prossimo. 

Il 28 gennaio 2026, invece, inizierà l'istruttoria dibattimentale a carico degli altri dieci imputati, che hanno scelto il "rito classico". 

Chiuse le indagini nel dicembre scorso, il fascicolo, in piedi in tribunale a Cuneo dall’ottobre 2023, vedeva indagati, a vario titolo, 35 agenti (inizialmente 23). 

Un’indagine corposa e molto delicata, nata per far luce su alcune violenze che sarebbero state perpetrate su alcuni detenuti, cinque pakistani, da parte del personale penitenziario. Le violenze si sarebbero consumate tra il 2021 e il 2023. 

Come detto, con l’apertura delle indagini, i nomi arrivati sulla scrivania del pubblico ministero erano 23. A questi, si erano aggiunti “nuovi nomi”, quello di 9 agenti, di un medico del carcere, di un vice sovrintendente e di un comandante. 

Sembrerebbe che l’episodio più grave sia quello avvenuto nella notte tra il 20 e il 21 giugno 2023, quando 14 agenti, in quel momento fuori servizio e in abiti civili, si sarebbero introdotti nella cella 417 del padiglione “Gesso” per una vera e propria spedizione punitiva, dove si trovavano i quattro detenuti.

Durante la giornata, questi ultimi erano stati protagonisti di una rumorosa protesta, volta a chiedere che il loro vicino di cella, anche lui pakistano, venisse portato in infermeria. L’insistente richiesta, accompagnata dal continuo rumoreggiare sulle sbarre della cella, non ottenne ascolto.

Nella notte, sempre secondo la ricostruzione ora all’esame dei magistrati, gli agenti entrarono in quella cella inizialmente per effettuare una perquisizione, non prevista né programmata.

Nel frattempo, portarono il detenuto sofferente in infermeria e poi sarebbero iniziati i calci, pugni e schiaffi, accompagnati da insulti e minacce. 

Un trattamento che viene descritto come inumano e degradante. I quattro, dopo essere stati picchiati, vennero anch'essi trasferiti in infermeria, dove le violenze però continuarono, così come le minacce e le ingiurie: "Parla adesso pakistano". "Tu non mi conosci". "Pakistano di merda, pakistano di merda”.

CharB.

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