Il Nazionale

Cronaca | 21 luglio 2023, 07:20

Pra', il direttore sanitario della struttura: "Le Rems un atto di civiltà, Delfino? Vuole cambiare vita" (VIDEO)

Parla lo psichiatra che dirige la Rems e che di recente ha incontrato il killer in carcere: "La sua situazione non è diversa da quella degli altri detenuti"

Pra', il direttore sanitario della struttura: "Le Rems un atto di civiltà, Delfino? Vuole cambiare vita" (VIDEO)

Nonostante il sorriso rassicurante, si scorse in viso la preoccupazione di Paolo Rossi, direttore sanitario della Rems di Pra', dove a fine mese arriverà Luca Delfino. A preoccuparlo non è però l'ingresso del killer che il 10 agosto di sedici anni fa in pieno centro a Sanremo uccise con quaranta coltellate l'ex fidanzata Antonella Multari, ma l'eco mediatica creata nell'attesa di ospitare un detenuto famoso in quanto a efferatezza, in una struttura per molti inadeguata a contenerlo, perché non detentiva, ma sanitaria.



La notte tra mercoledì e giovedì, a complicare le cose c'è stato l'allontanamento di un detenuto, non il primo nella storia della struttura.

Dottore, ci spieghi cos'è successo l'altra notte. Non è stato il primo allontanamento.

L'anno scorso e anche in precedenza c'erano stati alcuni allontanamenti. L'anno scorso abbiamo avuto un po' di aumento della frequenza, il che ci ha portato a modificare l'assetto della struttura adottando una serie di presidi per aumentare la sicurezza interna ed esterna, quindi abbiamo alzato le reti, chiuso e il risultato è che quest'anno abbiamo avuto un allontanamento, quello di ieri (mercoledì, ndr) sera. Un allontanamento di un ospite non in uno stato di scompenso psicopatologico; il paziente si è repentinamente allontanato, noi abbiamo immediatamente attivato tutto l'iter del caso: i contatti con le forze dell'ordine, il paziente è stato seguito finché si è dileguato all'interno di un autobus, lo abbiamo rintracciato nei vari spostamenti, questo è l'iter che facciamo in collaborazione con le forze dell'ordine”.

Che rapporto c'è tra gli allontanamenti e i reati che commettono i detenuti evasi?

Tutti gli allontanamenti fatti dall'inizio qui alla Rems non hanno comportato alcun tipo di reato, il paziente che si allontana o torna dopo qualche ora o finisce in SPDC (Servizio Psichiatrico di Diagnosi e Cura) spontaneamente o si rivolge direttamente alle forze dell'ordine, ma nessuno ha mai compiuto un reato. Quest'anno in sette mesi, ripeto, c'è stato un solo episodio in tal senso. Ovviamente non siamo un carcere, ma una struttura sanitaria, si scappa anche dalle carceri, a maggior ragione in una struttura sanitaria, anche se noi abbiamo messo in opera una seria di procedure e provvedimenti per ridurre al minimo il rischio e continueremo a farlo, perché continuiamo a maturare esperienza e affilare le armi per evitare questo tipo di problemi, ma la nostra priorità è sempre terapeutica, noi siamo dei medici”.

Ci parli di come funzionano le Rems e perché le ritiene utili.

Prima delle Rems c'erano strutture che si chiamavano ospedali psichiatrici giudiziari che avevano la caratteristica di essere in numero molto limitato in Italia, si trovavano a Reggio Emilia, Montelupo Fiorentino, Castiglione delle Stiviere, Aversa, Napoli e Barcellona Pozzo di Gotto. Non avevano limite di posti letto, per cui molto spesso un paziente psichiatrico che commetteva reati, anche di piccolo calibro, che però diventava un peso per famiglia, società e servizi, finisse in queste strutture e lì venisse dimenticato. Personalmente ho assistito a situazioni di pazienti che erano lì da anni e anni perché alla fine il reato era quello di averli trovati in possesso di tre grammi di hashish. Secondo me l'istituzione delle Rems è stato un atto di civiltà perché quella cosa lì la nostra società più evoluta non poteva tollerarla e si fa responsabile di una nuova cosa. Chiaramente come tutto quello che concerne un passaggio a una maggiore responsabilità, come avviene nell'uomo nel passaggio all'età adulta, comporta anche delle difficoltà in più che bisogna tollerare e accettare, quindi questi pazienti non possiamo più dimenticarceli, ma dobbiamo cominciare a curarli. Le rems quindi nascono con questo tipo di scopo, uno scopo ben definito, l'identità della Rems è quello di raccogliere gli ospiti, costruire una loro storia, una loro narrativa, perché molto spesso i pazienti che arrivano qui internati non hanno storie, spesso arrivano da fuori, nessuno li conosce. Noi cerchiamo di costruire una storia, facciamo una diagnosi, impostiamo una terapia farmacologica e tutta una serie di provvedimenti terapeutici che possiamo adottare qui, facciamo i collegamenti con le varie agenzie coinvolte, quindi i servizi di salute mentale, i Sert, gli assistenti sociali, Uepe, i magistrati e gli avvocati, e poi proponiamo, in accordo con i servizi territoriali, dei percorsi di cura che possono essere fatti fuori da qui; questo è lo scopo delle Rems rispetto agli ospedali psichiatrici giudiziari dove invece tutto questo non poteva andare avanti e si formavano gli ergastoli bianchi”.

Voi siete sotto la lente perché a fine mese è atteso Luca Delfino, recentemente lo ha incontrato in carcere. Cosa può dire di lui?

Posso dire che dal mio osservatorio psichiatrico, non ho trovato alcuna differenza con gli altri pazienti che abitualmente andiamo a vedere prima del loro ingresso in struttura. Noi cerchiamo, laddove è possibile, e non sempre lo è ma quasi sempre sì, di conoscere le persone per introdurle alla struttura, alle regole, eccetera. Per cui se un paziente è in ospedale o è in carcere o anche a casa, tramite un servizio di salute mentale, cerchiamo di andare a trovare. Non mi ha fatto nessuna impressione particolare rispetto agli altri che vedo abitualmente: una persona che non ha avanzato nessun tipo di richieste, che ha detto di essere consapevole di quello che è successo e di essere disposta a essere aiutata con l'obiettivo di cambiare completamente vita. È la cosa che ci dicono tutti gli ospiti, soprattutto quelli che andiamo a trovare in carcere”.

L'ha trovato provato dagli anni in carcere?

Beh sicuramente 17 anni di carcere continuativi un loro effetto ce l'hanno anche sulla capacità poi di misurarsi in una dimensione quotidiana diciamo più normale, più sociale però non mi ha fatto nessuna impressione, è il risalto mediatico che ha lui che lo mette in evidenza, però anche come tipo di patologia e come tipo di reati non è che qua abbiamo altre situazioni, più o meno le situazioni sono quelle. Qualcuna è più grave alcune meno gravi, alcune patologie più gravi altre meno evidenti però non mi verrebbe da dire nulla di particolare su questa situazione”.

A dieci metri dalla struttura ci sono delle abitazioni, i vicini sono preoccupati, sia per l'arrivo di Delfino, ma in generale per la situazione. Cosa si sente di dirgli?

Che noi come si può assolutamente confermare, da quando abbiamo avuto delle difficoltà e un numero maggiore di allontanamenti ci siamo attivati e quest'anno abbiamo avuto un solo allontanamento che è questo di ieri sera, non ne abbiamo avuti altri. Questo perché sono aumentati i presidi e le attenzioni, noi continueremo a farlo a maggior ragione quando entra una persona che suscita tutto questo timore anche nei vicini, però io rimango un medico e questa rimane una struttura sanitaria, non è un carcere, è una cosa che bisogna accettare perché è un dato di realtà, non lo scelgo io, le Rems sono delle strutture sanitarie”.

Francesco Li Noce

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