Dal carcere respinge ogni addebito, il saviglianese Andrea Basso, classe 2003, ad oggi principale sospettato dell’omicidio di Giovanni Santus, per tutti Gino, 58enne senza fissa dimora, anche lui originario di Savigliano e che ha vissuto per un periodo a Bricherasio. Sabato 8 luglio era stato rinvenuto privo di vita all’interno di un appartamento in via Buratti 2 a Biella.
Lunedì scorso, 17 luglio, la svolta nelle indagini collegate a un fatto che in prima stanza sembrava riconducibile a un malore. L’esame autoptico effettuato sul corpo ha portato a rilevare le lesioni subite dall’uomo, tra le quali lo sfondamento della cassa toracica in due punti, portando all’incriminazione da parte della Procura dei quattro soggetti che da qualche tempo lo stavano ospitando in quel monolocale nel quartiere Chiavazza. Arrestati dagli agenti della Squadra Mobile, i quattro sono ora reclusi nella casa circondariale di Biella, indagati per omicidio volontario in concorso.
Nel pomeriggio di ieri, mercoledì, i quattro sono stati sentiti dal giudice per le indagini preliminari Valeria Rey e agli inquirenti hanno fornito versioni diverse dell’accaduto, rimpallandosi le responsabilità del pestaggio di cui Santus sarebbe stato vittima prima di venire trascinato nella doccia dove il suo corpo sarebbe stato ritrovato soltanto ore dopo dai soccorritori, chiamati dagli stessi conviventi quando per l’uomo non ci sarebbe più stato nulla da fare.
"Il mio assistito ha risposto a tutte le domande postegli dal giudice confermando la versione dei fatti già data lunedì e respingendo ogni addebito in merito a una sua responsabilità nella morte di Giovanni Santus", spiega l’avvocato Guglielmo Ramella, che assiste il ventenne saviglianese.
Quest’ultimo nega quindi di essere stato lui l’autore di un pestaggio che, sempre secondo la prima ricostruzione ora al vaglio degli inquirenti, sarebbe scaturito da futili motivi, nel dettaglio una bottiglia di gin che la vittima avrebbe consumato da solo invece che dividerla con quei compagni che da alcuni giorni lo stavano ospitando nei pochi metri quadrati di quella casa, in un contesto di particolare degrado.
Una versione supportata anche dal racconto offerto dalla fidanzata di lui, la 19enne Asia Luciana Mula, che in prima battuta aveva parlato di un malore e che ora è invece concorde nella ricostruzione offerta dal compagno, indicando quale l’autore del pestaggio il 42enne Lionel Ascoli, convivente di Silvio Iarussi, affittuario dell’appartamento del quale i due giovani erano ospiti e nel quale pochi giorni prima dei fatti era stato accolto anche Santus.
Opposta la ricostruzione di Ascoli, secondo il quale fu Basso, in stato di alterazione dopo aver assunto un mix di farmaci, ad accanirsi sul 58enne, buttandolo poi nella doccia dove verrà poi ritrovato col corpo ustionato dall’acqua bollente fatta poi scendere sul suo corpo già esanime.
Due versioni diametralmente opposte con dettagli in molte parti lacunosi, sui quali gli inquirenti coordinati dal pubblico ministero Sarah Cacciaguerra dovranno ora lavorare per ricostruire quanto effettivamente accaduto in quelle ore.
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