Il Nazionale

Cronaca | 19 giugno 2023, 17:33

Dopo 16 anni come maestre nei nidi, il Comune di Torino la lascia a casa: "Serve la laurea". Ma lo Stato non la chiede

La storia di Silvia Ientile, che oggi insieme alla Cub ha dato il via ad un presidio davanti a Palazzo Civico

Dopo 16 anni come maestre nei nidi, il Comune di Torino la lascia a casa: "Serve la laurea". Ma lo Stato non la chiede

Silvia Ientile ha 48 anni, diciassette dei quali spesi a lavorare nei Servizi Educativi del Comune di Torino. Sedici da educatrice del nido e un anno come maestra della materna. Dopo tanti spesi ad educare e crescere bimbi e bimbe tra zero e 6 anni, a settembre rimarrà a casa senza un lavoro. La motivazione? Il Comune negli scorsi mesi ha indetto un concorso, chiuso lo scorso 9 giugno, per individuare ed assumere nuove educatrici e maestre. 

I nuovi requisiti 

Tra i requisiti essenziali la laurea in Scienze dell'educazione o della Formazione, oppure un titolo universitario generico insieme ad un vecchio diploma magistrale. Un vincolo che di fatto taglia fuori, come denuncia la Cub Pubblico Impiego che questo pomeriggio ha dato il via ad un presidio davanti a Palazzo Civico, moltissime professioniste. In maggioranza donne di media età, quindi soggetti da sempre considerati più fragili sul mercato del lavoro. Tra di loro appunto Silvia Ientile. 

"Mi sento malissimo" 

"Da settembre - spiega la maestra - starò a casa: mi sento malissimo".

"Vivo da sola - racconta con un sorriso amaro - con un gatto che non lavora e non ho figli. Ho sempre fatto questo mestiere". Al danno, come si dice, si aggiunge la beffa. Nella maggioranza dei casi parliamo appunto di educatrici e maestre che guadagnano circa 1.500 euro al mese se dipendenti da Palazzo Civico: se il datore è la cooperativa, si scende a 1.100. 

A casa dopo 36 mesi 

Professioniste poi spesso precarie, perché dopo 36 mesi di mansioni svolte per la Città vengono lasciate a casa. A prevederlo è la stessa legge, che scattati i tre anni di lavoro continuativo obbliga il datore ad assumere a tempo indeterminato il dipendente. Se no, come accade nella maggioranza dei casi, a quest'ultimo non viene rinnovato il contratto e quindi si ritrova senza occupazione. 

Il ricorso 

"Lo Stato - spiega Claudia Giannone, Rsu Cub - ritiene validi i nostri titoli, mentre il Comune no. Questa scelta fa sì che molte delle educatrici e maestre, che oggi sono presenti nelle scuole e nei nidi della città e prestano servizio da anni, da settembre non saranno più ritenute idonee per la mansione perché in possesso di un solo diploma e/o corso regionale".

Se al momento è difficile stabilire un numero preciso di chi rientra in questo gruppo, una prima stima parla di 60 persone che potranno presentare ricorso contro questa decisione della Città.

Cinzia Gatti

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