Alberto Cirio come Godot. Tutti lo aspettano e lui, a sua volta, attende che altri, da Roma, decidano il suo futuro.
Il complesso puzzle di appuntamenti elettorali che riguardano il Piemonte il prossimo anno, è in larga parte legato a quello che sarà il suo destino.
Fintanto che non si capirà se sarà ancora lui o meno il candidato presidente della Regione, la politica piemontese e cuneese è paralizzata.
Dall’Europa è arrivata ieri la data che fissa le elezioni del rinnovo del Parlamento Europeo tra il 6 e il 9 giugno 2024.
Paralizzata non solo per il centrodestra ma anche per il centrosinistra, dal momento che, ad oggi, non si palesano candidati in grado di sfidarlo con realistiche chances di vittoria.
Si è fatto il nome di Daniele Valle, vicepresidente Pd del Consiglio regionale, ma – dicono gli addetti ai lavori – è poco più di un’ipotesi.
Altri nomi non se ne fanno, anche perché tutti hanno contezza che con Cirio la sfida è difficile, ai limiti del temerario.
Cirio, dal canto suo, si trova al centro di un complicato gioco ad incastro, rispetto alla quale la sua istrionica abilità sembra tuttavia avere pochi margini di azione.
Se sono vere le voci – com’è – che all’Europa guardano due ministri della caratura di Antonio Tajani (Esteri) e Guido Crosetto (Difesa), la strada per Bruxelles si fa impervia.
Il “caso Cirio” sembra costituire una sorta di nodo gordiano per la politica piemontese considerando la concomitanza delle tante scadenze elettorali che si accavallano il prossimo anno: europee, regionali, provinciali e amministrative.
Tutti passaggi in qualche modo tra loro connessi come vasi comunicanti.
Finchè questo nodo non verrà sciolto, restano al palo alleanze, liste, candidature regionali e provinciali, comprese - sul territorio cuneese - le indicazioni dei “sindaci” del centrodestra per Alba, Bra, Fossano e Saluzzo.
“Non succede niente, nessuno viene, nessuno va, è terribile”, fa dire Samuel Beckett a quanti sono in spasmodica attesa dell’arrivo del protagonista della sua opera teatrale, che però non arriva mai.
Cirio, dunque, come Godot?
Lui, in realtà, ha ben chiaro dove vorrebbe arrivare, ma non è scontato che i suoi desiderata coincidano con quelli di Giorgia Meloni e Silvio Berlusconi.
In politica, come nella vita, ognuno è artefice del suo destino, ma soltanto fino ad un certo punto.
Un destino al quale nemmeno l’astuto politico di Langa può sottrarsi.
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