"Vogliamo una casa, non possiamo più vivere in queste condizioni. Immondizia, topi, baracche che cadono a pezzi: siamo in un lager, come le bestie". E' questo l'appello che la comunità rom di Strada dell'Aeroporto lancia alle istituzioni. Comune, Regione, ma anche Prefetto di Torino.
I rom che vogliono una casa
Su di loro, nell'ultimo periodo, aleggiano nubi nerissime. E non sono quelle dei roghi, ormai superati dopo la chiusura di una parte dell'area di sosta nel mese di agosto, ma quelle dell'incertezza. I nomadi che vivono in Strada dell'Aeroporto, circa 150 di origine croata o macedone, sono finiti in un limbo: nella peggiore delle ipotesi potrebbero essere sgomberati senza un'alternativa, nella migliore delle ipotesi potrebbero esser costretti a rimanere in un luogo definito da loro stessi "inumano". Su cui, proprio in vista di un superamento richiesto dall'Europa entro il 2030, il Comune ha smesso di investire e di fare manutenzione.
L'inferno sotto la Tangenziale
Il risultato? Un luogo infernale, ai margini di Torino, che si estende tra il fiume Stura e la tangenziale Nord. Dove i cumuli di immondizia si perdono a vista d'occhio, con bambini che giocano tra rifiuti e topi. Con baracche che cadono a pezzi e sporcizia ovunque. Dove il servizio postale non arriva e nemmeno le ambulanze entrano nel campo per soccorrere malati o feriti, se non accompagnate dalla polizia. L'inferno, appunto.
Liliana, 14 in famiglia e la Meloni in tv
Liliana, che si muove a fatica appoggiandosi sulle stampelle, racconta la sua storia: vive in Strada Aeroporto praticamente da sempre, la sua famiglia è composta da 14 persone. Il padre è morto cadendo dal tetto. Non ce la fa più a vivere in quelle condizioni e chiede una casa, a gran voce. Lo fa mentre il televisore di casa sua trasmette le immagini di Giorgia Meloni, la premier di ferro che tutti temono, dalle parti del campo nomadi. "Che fine faremo? E' pieno di case vuote che non vogliono assegnarci, ma noi ci siamo stufati di vivere così. Non siamo giocattoli o animali". "Qui sembra di stare in un lager, viviamo come le bestie: pensi che qualche anno fa è caduto un albero sul tetto della baracca e abbiamo rischiato di morire tutti" afferma la donna.
Gabriel, due figli e una moglie incinta: "Non ci danno i documenti"
Mentre i bimbi giocano tra cumuli di immondizia, negli occhi di Gabriel aleggia la tristezza. Quella di un padre con due figli, con una moglie incinta di un'altra bambina: "Io vorrei lavorare, ma non mi danno i documenti". La sua è una storia ricorrente: per la Croazia Gabriel vive in Italia, ma la residenza non è riconosciuta in questo paese. Il risultato? Una vita da fantasma, con lavoro in nero e documenti non in regola.
Aizo: "Per pagare una casa devono poter lavorare"
L'unica presenza costante è quella delll'associazione AIZO Rom e Sinti, da decenni in prima fila nel garantire ai nomadi i diritti. "Qui ci sarebbe bisogno di manutenzione, ma non sappiamo qual è il futuro e il Comune fa solo quello che è necessario. Cosa sarà di noi? Ce lo chiedono sempre. Se a livello regionale venisse attuata la strategia europea che prevede il superamento dei campi nomadi entro il 2030, avremmo tempo per programmare. Ma la politica cosa vuole fare? Non ce lo dicono", spiega la presidente Carla Osella.
Il problema più grande è quello di poter trovare un lavoro che possa consentire ai rom di pagare una casa, anche popolare: "Chi vive qui pagherebbe anche per una casa, ma serve che abbiano un lavoro. Il lavoro non glielo danno senza documenti e spesso i rom cadono in un vuoto normativo che non consente loro di essere in regola. Se dici che sei un rom e vuoi lavorare, spesso non ci riesci".
Lo spettro della Meloni: "Qui hanno paura di lei"
"Hanno paura della Meloni, di una chiusura", ammette Osella, che però ricorda: "Non crediamo possano chiudere tutti i campi d'Italia, sarebbe un problema enorme: a Torino ad esempio ci sono grandi gruppi di sinti piemontesi, piemontesi doc, che vivono e vogliono rimanere nei campi".
Vivere nell'immondizia, tra rifiuti e topi
E se è vero che in Strada dell'Aeroporto i problemi sembrano appartenere la passato, gli strascichi di anni di mala gestione sono ben evidenti nei cumuli di immondizia e di macerie che costeggiano la tangenziale. Migliaia di metri quadri di rifiuti. "Per mettere a posto l'area servirebbero 70mila euro ci ha detto il Comune". Soldi che non verranno spesi, almeno per il momento. E i rom continuano a vivere ogni giornata nel limbo, tra il sogno di una casa e una realtà inumana, ai limiti del pensabile.
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