Sei minuti. Tanto è passato dall’arrivo della Festa Bianca con a bordo i tre banditi nel parcheggio esterno alla gioielleria (ore 17.36) a quando Mario Roggero è rientrato verso l’ingresso laterale del suo negozio (ore 17.42) ripercorrendo a ritroso gli stessi pochi metri di quello spiazzo lasciandosi alle spalle, stesi nel parcheggio e in strada, i corpi esanimi di Giuseppe Mazzarino e Andrea Spinelli, mentre il terzo rapinatore Alessandro Modica, mancato da un primo proiettile (frantumerà il lunotto dell'utilitaria) e colpito a un ginocchio da un secondo, si era dato alla fuga.
Questa la durata dei fatti che hanno cambiato il corso della vita non soltanto ai tre banditi che in quel pomeriggio di fine aprile (mercoledì 28) hanno assaltato il suo negozio di frazione Gallo a Grinzane (per la tentata rapina Modica ha patteggiato una pena a 4 anni e 10 mesi), ma anche allo stesso commerciante, ora a processo di fronte alla giuria della corte d’assise del tribunale di Asti (presidente Alberto Giannone; insieme al giudice a latere ne fanno parte sei giudice popolari) chiamato a rispondere delle pesanti accuse di duplice omicidio volontario e tentato omicidio, oltre che di porto abusivo di arma da sparo per l’irregolare detenzione di quel revolver che avrebbe poi consegnato ai Carabinieri da lui contattati nei minuti seguenti ai fatti.
Già da tempo visionato dai numerosi legali e periti interessati a vario titolo dal procedimento, il video col quale l’informatico forense torinese Giuseppe Dezzani, consulente della Procura, ha montato mettendo in successione le immagini della rapina e della successiva sparatoria raccolte dagli impianti di video-sorveglianza del negozio e del vicino ufficio postale è stato il momento di apertura e il pezzo forte della prima udienza dibattimentale tenuta ieri in un’aula del palazzo di giustizia astigiano.
I RAPINATORI NEL NEGOZIO
A illustrare le varie fasi dell’accaduto il pubblico ministero Davide Greco, che sin dalle ore successive alla sparatoria ha coordinato le indagini tenute dai Carabinieri di Alba. Vi si possono comprendere le modalità con le quali i due rapinatori sono entrati nel locale, a pochi minuti uno dall’altro, una volta dentro estraendo l’uno una pistola poi rivelatasi falsa, l’altro un taglierino. Seguono lunghi secondi nei quali, insieme alla moglie e alla figlia di Roggero, nelle riprese compare anche il gioiellerie, al lavoro nel laboratorio non inquadrato dalla telecamera. La moglie viene subito condotta nel laboratorio, la figlia viene legata mani dietro alla schiena con una fascetta da elettricista: rimarrà nel locale cercando più volte e senza successo di innescare il sistema di allarme presente ai piedi dei banconi.
LA SUCCESSIONE DEI COLPI
Immagini che sembrano chiarire come Roggero abbia inseguito il terzetto, raggiunto quando i tre avevano guadagnato l’uscita ed erano saliti dell’utilitaria, risultata poi prestata da un’amica dei tre, ignara delle loro intenzioni. Il commerciante ha prima sparato a Modica, mancandolo col primo colpo, andato a infrangere il lunotto dell’auto. Quindi ha colpito alle spalle Mazzarino, mentre questo era uscito dal veicolo evidentemente intenzionato a darsi alla fuga: il 58enne si porta una mano a un fianco e cade a terra nella stessa posizione in cui verrà trovato dai Carabinieri. Dopodiché Roggero affronta Spinelli. Gli mira alla schiena mentre questo corre lungo via Garibaldi: il 44enne braidese procede ancora per qualche metro, cade supino sul marciapiedi, Roggero gli si avvicina e gli sferra alcuni calci al capo. L’uomo si rialza e ingaggia una colluttazione col commerciante, tenta anche di prendergli di mano la pistola, senza riuscirci, ma dopo pochi passi perde i sensi e cade anche lui, a terra, faccia in avanti.
LE CHIAMATE AI CARABINIERI
L’audizione del luogotenente carica speciale Paolo Cavelli, comandante del Nucleo Radiomobile dei Carabinieri di Alba, ha consentito di ricostruire i momenti successivi al fatto di sangue. In aula si sono ascoltate le due telefonate, con una delle quali Roggero si era messo in contatto direttamente con l’ufficiale dell’Arma, rimasto nella sua rubrica dopo le indagini seguite alla prima rapina da lui subita nel 2015.
QUELLA CONDANNA PER MINACCIA E LESIONI
Col comandante dei Norm sono stati sentiti altri due militari dell’Arma e si è rievocata la sentenza, prodotta agli atti su iniziativa delle parti civili (13 tra familiari e congiunti dei due uccisi e lo stesso Modica, assente all’udienza: doveva essere sentito ma non è stato tradotto dal carcere di La Spezia perché positivo al Covid), che aveva visto il gioielliere patteggiare una condanna per minaccia aggravata e lesioni per un fatto relativo al 2005, quando l’uomo affrontò nottetempo e armato di pistola il fidanzato di una delle figlie, forse per un litigio intercorso nella giovane coppia. Per farlo di fronte al Pm sono sfilati quel giovane e anche i suoi genitori, concordi nel confermare la circostanza.
L’AUDIZIONE DEI MEDICI
In aula sono state mostrate le foto, quella della scena, i corpi degli uccisi e i fori dei proiettili che hanno trafitto alle spalle Mazzarino (presente solo quello di entrata) e trapassato, secondo una traiettoria più laterale, quello di Spinelli. Sono stati sentiti lo storico medico di famiglia di Roggero e la giovane dottoressa che lo ha recentemente sostituito, chiedendo loro se gli avessero mai prescritto – circostanza esclusa – farmaci destinati alla sfera psichiatrica.
LA RAPINA DEL 2015
Non è invece stata accolta la richiesta dell’avvocato Dario Bolognesi, che di Roggero è difensore, di poter proiettare le analoghe immagini riguardanti la precedente rapina subita dall’uomo nel 2015. Un assalto, quello vissuto allora con tutt’altro epilogo, di particolare violenza, e che a suo dire ha lasciato una profonda inquietudine nella sfera psicologica del suo assistito. Il documento è stato messo agli atti, nell’attesa di visionarlo nel prosieguo del procedimento, che si aggiornerà con l’udienza già in calendario per il prossimo 27 gennaio con l’escussione – tra gli altri – del dottor Conti, perito balistico dell’accusa.
[Sopra due immagini relative alla rapina del 2015, prodotte dalla difesa]
LE PARTI CIVILI: "ESCLUSA LA LEGITTIMA DIFESA"
"Il video conferma la correttezza fattuale e giuridica del capo d’imputazione mosso all’imputato – è il commento dell’avvocato torinese Angelo Panza, che nel giudizio patrocina la famiglia di Giuseppe Mazzarino –. Parliamo di un duplice omicidio volontario, il video lo riscontra. Si esclude in maniera totale l’ipotesi della legittima difesa".
"L’udienza – gli fa eco il collega Marino Careglio, legale dei familiari di Andrea Spinelli - ha consentito di provare il grande lavoro compiuto dalle forze dell’ordine nel ricostruire la dinamica della vicenda. I familiari sono grati alle forze dell’ordine e alla Procura per l’impegno profuso nel tentativo di chiarire l’effettiva dinamica del duplice omicidio".
"L’ARMA ESTRATTA QUANDO LA MOGLIE E’ STATA PERCOSSA"
Di tutt’altro avviso l’avvocato Bolognesi, il legale emiliano che da alcuni mesi rappresenta Roggero: "Oggi abbiamo dimostrato che il mio assistito ha estratto l’arma dal cassetto quando la moglie è stata brutalmente percossa e in un momento in cui, come da fotogrammi che abbiamo prodotto, i rapinatori erano ancora all’interno della gioielleria". Il riferimento del legale è quanto, sempre nel video, è possibile vedere alle ore 18:41:31: pochi istanti nei quali sembra effettivamente cogliersi un gesto violento dei rapinatori nei confronti della donna.
"Intendiamo dimostrare alla Corte – aggiunge Bolognesi –, coi nostri testimoni e consulenti, che Roggero ha agito ritenendo che la moglie e la figlia, nonché lui stesso, fossero in grave pericolo a fronte di rapinatori armati e violenti. Egli era in condizioni psichiche alterate e in preda a impulsi non governabili anche a causa della efferata rapina subita nel 2015: a questo proposito ho prodotto il video della rapina del 2015 e una foto del volto sanguinante di Roggero dopo il fatto".
L’immagine, anche questa impressionante, ritrae il volto tumefatto dell’uomo dopo quell’aggressione. Nel corso delle udienze programmate da qui a luglio l’arduo compito dei magistrati sarà anche stabilire, oltre alla sussistenza degli estremi per la legittima difesa, come e in quale misura quel precedente fatto possa aver influito sul quadro psichico dell’imputato.
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