Nuova udienza stamattina in Tribunale a Imperia del processo a carico di Agostino Romeo, 51enne di Sanremo, accusato di rapina a mano armata. Davanti al collegio presieduto da Carlo Indellicati, a latere Bossi e Billeri, sono sfilati alcuni testimoni del pubblico ministero Paola Marrali, tra i quali un testimone oculare, operatori di polizia, squadra violante e scientifica, intervenuti, la mattina dei fatti che risalgono al 17 agosto 2014.
Ascoltato un turista di Alba che dopo aver sentito le disperate urla di aiuto di una donna si era precipitato sul terrazzo dell’appartamento che occupava in via Asquaciati a Sanremo.
L’uomo ha confermato di aver visto sfrecciare uno scooter con a bordo due uomini, uno sicuramente col volto travisato da un passamontagna e di aver sentito pronunciare a voce alta da uno di loro la frase “coglione hai lasciato la tua pistola con le impronte”.
I fatti risalgono al 17 agosto del 2014: secondo le indagini l'imputato avrebbe rapinato la titolare del night club 'New En Plein 2', il locale, ormai chiuso da anni in corso Imperatrice, vicino al Casinò. Stando alle risultanze investigative della Polizia quella sera l'imputato, difeso dall'avvocato Luca Ritzu, (in aula oggi l’avvocato Luca Brazzit ) "insieme ad una persona non identificata" che era alla guida di un ciclomotore avrebbe puntato la pistola calibro 8, caricata a salve, contro la donna. La vittima si trovava all'interno della propria auto e l'imputato avrebbe sfondato il vetro del finestrino con il 'calcio' della pistola e successivamente avrebbe rubato una borsa contenente 2mila euro, documenti vari e un cellulare.
I due uomini a bordo della moto indossavano il casco integrale, ma gli inquirenti sono risaliti al 51enne attraverso l'analisi delle tracce di sangue che erano rimaste impresse sul vetro dell'auto volante in ausilio alla scientifica per cercare telecamere in zona e filmati.
Ascoltata anche l’assistente capo polizia scientifica di Torino che ha analizzato i reperti rinvenuti sul luogo dei fatti mozziconi di sigarette, un fazzoletto di carta, una bottiglietta di plastica e p una camicia da donna che indossava la persona offesa, sulla quale era stato trovato un profilo singolo di dna. Dagli accertamenti sarebbe stato riscontrato, infatti, il dna dell’accusato. Su questo aspetto si incentrerà il dibattimento nella prossima udienza rinviata al 23 febbraio alle ore 12 per l’ascolto di altri testimoni, tra i quali la dirigente della scientifica di Torino, l’esame dell’ imputato, discussione e conclusioni.
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