Comunque la si pensi, il nome di Giorgia Meloni, prima donna presidente del Consiglio in Italia, resterà nella storia del nostro paese. Uno dei «tanti pesi che sento gravare sulle mie spalle – ha detto la leader di Fratelli d’Italia nel suo primo discorso ufficiale alle Camera –. Una responsabilità nei confronti di tutte quelle donne che affrontano difficoltà per affermare il loro talento».
Meloni, da parte sua, ha rotto il «pesante tetto di cristallo posto sulle nostre teste». Ossia quelle barriere sociali e culturali che si frappongono al conseguimento della parità dei diritti.
Un segnale importante in un mondo come quello della politica dove – al pari di altre realtà – le donne in ruoli di primissimo piano, nonostante i passi compiuti negli ultimi anni, restano una minoranza. Un tetto che ancora non si è sgretolato. Basti pensare ai segretari di partito, a ogni livello: da quello nazionale alla nostra provincia e alle nostre città.
Perusin: «Non concordo su nulla con Meloni, ma è un segno importante»
E basti pensare alle grandi città della nostra provincia: Varese, Busto Arsizio, Gallarate. Nessuna giunta è mai stata guidata da una sindaca.
«C’è molto da fare. Serve ancora tanto tempo affinché le cose cambino davvero», osserva Ivana Perusin, vicesindaca eletta con Varese Praticittà, la lista civica di Davide Galimberti.
«È vero, Varese non ha mai avuto una sindaca donna, ma c’è una vicesindaca. È già un passo: i cambiamenti si fanno un pezzo per volta. Sono segnali importanti».
Importantissimo, dunque, il segnale che arriva da Roma. «Non concordo con quasi niente di ciò che dice la presidente Meloni – premette Perusin –. Ma mi sono chiesta se questo possa essere davvero un modo per spingere il cambiamento e affrontare i problemi in un paese dove una donna su due non lavora, ancora pieno di pregiudizi, soprattutto in certe posizioni. E secondo me sì, è un segno importante per le leadership femminili».
E a proposito di segnali, anche le immagini hanno la loro importanza. Come quelle della «figlia della presidente (perché per me è “la” presidente, non per una questione di femminismo ma di lingua italiana)» che osserva la madre al giuramento, come «i figli di Salvini, avuti da due donne diverse. La società oggi è questa, con famiglie allargate. Sono segnali di cambiamento, al di là di chi stia al governo in questo momento».
Tovaglieri: «Un punto di partenza»
Emozionanti, per l’eurodeputata bustocca Isabella Tovaglieri, i primi momenti “solenni” della presidente Meloni. Soprattutto perché la protagonista «è una donna che è arrivata a ricoprire quel ruolo senza sconti – osserva – e senza ricorrere a quei palliativi che spesso la politica appresta per dire che fa la battaglia di genere, senza in realtà mai affrontare i veri problemi». Meloni «ha iniziato a fare politica quando non c’erano le quote rosa ed è arrivata dove è arrivata nonostante non abbia mai goduto di queste “tutele”».
«L’impegno e la competenza pagano» è il messaggio. Ma la realtà è ovviamente più complessa: «Va detto – fa notare Tovaglieri – che per una donna che ha sfondato il tetto di cristallo ce ne sono tantissime che ancora oggi non ci riescono. Lei può conciliare il mestiere probabilmente più difficile in Italia, che è quello di governare questo Paese, con una famiglia. Ma, se è vero che la vita di una donna che fa politica ha molte implicazioni che magari un lavoro più tradizionale non ha, ai politici sono accordati privilegi e aiuti che le altre donne non hanno. È soprattutto per loro che si deve continuare la battaglia: questo è un punto di partenza».
Tovaglieri è stata la prima vicesindaco donna di Busto Arsizio. «La Lega ha sempre precorso i tempi – dice –. Ha anche espresso un possibile candidato donna (Paola Reguzzoni, sconfitta alle primarie del centrodestra da Emanuele Antonelli, ndr). Talvolta per alcuni ruoli a livello locale si guarda a figure che abbiano una certa età, per il semplice fatto che è richiesta anche una determinata esperienza. Forse ci sono poche donne all’interno dei partiti, perché si arriva da una tradizione per la quale le donne a fare politica erano meno, per moltissime ragioni, talvolta perché non ne avevano l’occasione o non si sentivano accettate.
Penso che a breve questa tendenza si invertirà, perché oggi di donne ce ne sono, anche se non abbastanza: il problema forse sta nel fatto che i partiti non sono attrattivi nei confronti dei giovani in generale, non solo per le giovani donne».
Silvestrini: «Serve un cambiamento in tutta la società, non solo in politica»
Margherita Silvestrini, già assessore e ora consigliere comunale del Partito Democratico di Gallarate, ha guardato “dal fronte opposto” l’insediamento di Giorgia Meloni. «Sicuramente è un fatto storico – dice –. Vedere ricoperta quella carica da una figura femminile ha una sottolineatura rilevante. Ma la valorizzazione del genere femminile, di solito relegato a ruoli di subordine anche in politica ma non solo, è legato più alla capacità e alle competenze». Per quanto riguarda Meloni, «la misureremo nell’esercizio delle cose che farà come presidente. Al di là delle scelte, che magari non mi troveranno allineata essendo in una posizione politica diversa, il fatto di essere donna non la esonera dalla prova dei fatti».
Ciò detto, per Silvestrini «serve un cambiamento nella società tutta, non solo nella politica. Spero e mi auguro che una presidente donna possa lavorare su un cambiamento culturale: le scelte che verranno compiute dovranno andare verso quella prospettiva. Non è scontato, ma non esprimo giudizi preventivamente».
Silvestrini, lo scorso anno, è stata la principale sfidante di Andrea Cassani alle comunali di Gallarate: «Il centrosinistra aveva puntato su una candidatura femminile. Purtroppo non abbiamo avuto il consenso elettorale, non penso proprio per il genere. In consiglio comunale, pur essendo un piccolo gruppo rispetto a quelli di maggioranza, abbiamo due rappresentanti femminili, una delle quali è la più votata. Anche alle precedenti elezioni, nell’ambito del Pd le figure femminili hanno avuto un alto consenso. Questo a significare che le competenze e la politica non sono solo patrimonio degli uomini. Tanto che nel momento in cui le donne si spendono, ne vengono riconosciute la competenza e la capacità. E per me, una delle loro migliori qualità è quella di saper fare squadra. Tanti lo dicono a parole, poi farlo veramente è diverso. E per le donne, per alcune almeno, è un requisito connaturale».
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