È una partita difficile, ai limiti dell’impossibile per i tre cuneesi, due rieletti (Bergesio e Ciaburro) e un senatore uscente non rieletto (Perosino), i quali sperano di strappare uno strapuntino nel governo Meloni.
Strapuntino, si fa per dire, perché un incarico da sottosegretario è pur sempre un ruolo di potere oltre che di prestigio.
Traguardo arduo da raggiungere perché nella compagine di maggioranza – al di là della facciata – i rapporti restano tesi, segnati da reciproche diffidenze.
Ciò vale in particolare per Forza Italia, dove Berlusconi alza la posta chiedendo una dozzina di posti tra viceministri e sottosegretari per compensare quella che il Cavaliere ritiene una rappresentanza ministeriale non adeguata.
Alberto Cirio è stato ad Arcore a perorare la causa del suo fedelissimo Marco Perosino, che non ce l’ha fatta ad essere eletto alla Camera.
Tuttavia, la ressa in Forza Italia è tale che i desiderata del presidente della Regione devono fare i conti con le lotte intestine che stanno segnando un partito sull’orlo di una crisi di nervi.
Complicata anche la posizione del leghista Giorgio Maria Bergesio. Essendo risicata la maggioranza a Palazzo Madama – sono già nove i senatori ministri -, l’essere senatore rende per lui maggiormente accidentato il percorso di una possibile promozione.
In salita anche la strada per Monica Ciaburro (Fratelli d’Italia), considerato che i due ministri del suo partito, Guido Crosetto (Difesa) e Daniela Garnero Santanchè (Turismo) sono entrambi classificati come cuneesi.
Sia Bergesio che Ciaburro sono al loro secondo mandato parlamentare, una posizione di vantaggio rispetto ai loro colleghi ma non è detto che sia garanzia sufficiente nel bailamme della spartingaia.
Il destino governativo dei tre è nelle mani dei rispettivi capo partito: Silvio Berlusconi, Matteo Salvini e Giorgia Meloni.
Vedremo, la prossima settimana, che succederà.
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