Tre i mezzi che intorno alle sei del mattino del 28 settembre 2019 furono coinvolti in due sinistri verificatisi a pochi minuti di distanza uno dall’altro su un tratto della A6 "Torino-Savona" tra Carrù e Fossano, all’altezza del viadotto Madonna di Galizia. Tra i sei feriti nei due sinistri un uomo di 43 anni, di Roccaforte Mondovì, che venne trasportato a Cuneo in codice rosso e al quale, in conseguenza dei traumi subiti, i medici dovettero amputare la gamba destra. Insieme a lui il fratello I. L., di 45 anni, anche lui di Roccaforte, una 40enne di Beinasco e poi tre codici verdi.
Al tribunale di Cuneo è giunto al termine il processo, che vedeva imputati I.L., R.G. e S.P., conducenti dei tre veicoli coinvolti, un furgone e due macchine, sotto accusa per lesioni gravissime in cooperazione. Ad essere condannato a 8 mesi di reclusione, cui il giudice ha concesso la sospensione condizionale della pena, solo S.P. Gli altri coimputati sono stati assolti. Le assicurazioni avevano già provveduto a risarcire gli incidentati.
Quella mattina il furgone, guidato da I.L., che viaggiava insieme al padre e al fratello, a seguito di un sorpasso, impattò contro un'auto, la Lancia Y, di R.G. I tre, fermatisi a un centinaio di metri dal punto dove avvenne il tamponamento, scesero per sincerarsi delle condizioni del conducente. Mentre erano fuori dall’abitacolo sopraggiunse l’automobile, una Fiat 16, di S.P. che urtò il furgone spostandolo sulla sinistra schiacciando contro il guardrail il fratello di I.L. L’impatto costò all’uomo l’amputazione della gamba destra.
La Procura ha sostenuto la penale responsabilità di tutti e tre i conducenti coinvolti nel sinistro, definito dal pubblico ministero come una ‘concatenazione di eventi derivata da condotte imprudenti da parte degli imputati e di violazioni del codice della strada’. Per questo motivo la pubblica accusa ha formulato al giudice una richiesta in punto pena di due mesi di reclusione con concessione della sospensione condizionale. Di diverso avviso le arringhe degli avvocati dei conducenti, che hanno chiesto al tribunale di mandare assolti i proprio assistiti.
La difesa di R.G., a bordo della Lancia, Y, ha sostenuto che la condotta del guidatore è stata quella corretta, “in quel frangente non avrebbe potuto fare nient’altro, mancano presupposti oggettivi e soggettivi” - ha sostenuto.
Ad aver adottato una posizione opposta la difesa di I.L., secondo cui “R.G. avrebbe dovuto accendere le frecce o almeno le luci di emergenza. Nessuna segnalazione, come ad esempio un triangolo, della presenza dell’auto sulla carreggiata che a quell’ora è completamente al buio. Inoltre, I.L. come altri sei mezzi transitati prima del suo, avrebbe potuto evitare il tamponamento”. Nessuna sequenzialità, dunque, tra i due sinistri secondo la difesa di I.L.
Di ultimo, il legale di S.P ha chiesto l’assoluzione del suo assistito: “A differenza degli altri sei conducente che hanno transitato prima di lui dopo il sinistro tra il furgone e la Lancia Y e hanno visto il momento del tamponamento, lui non era a conoscenza della presenza della Fiat sulla carreggiata perché era buio e l’auto incidentata non aveva le luci accese”.
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