Il Nazionale

Cronaca | 29 agosto 2022, 07:45

Oggi l'ultimo saluto all'avvocato Mirate. Il collega Avidano: "Non sarei quello che sono se non fossi entrato nel tuo studio tanti anni fa"

Commossa lettera firmata dall'amico e collega Alberto Avidano. L'ultimo saluto oggi pomeriggio al tempio crematorio, in forma strettamente privata

Oggi l'ultimo saluto all'avvocato Mirate. Il collega Avidano: "Non sarei quello che sono se non fossi entrato nel tuo studio tanti anni fa"

Si terrà oggi pomeriggio, lunedì, in forma strettamente privata, al tempio crematorio di Asti, l'ultimo saluto all'avvocato Aldo Mirate.

79 anni, è morto giovedì sera nella clinica di Santena, in cui si trovava da qualche tempo, dopo essere stato colpito da una grave emorragia cerebrale lo scorso 28 maggio nella sua casa di Valgera. 

L'avvocato Mirate lascia la moglie Piera Bruno, la figlia Silvia e l’amatissimo nipotino Aurelio, per cui aveva speso parole dolcissime anche nell'ultima lettera, custodita in cassaforte e divulgata ieri dall'amico e collega, l'avvocato Alberto Avidano

Ed è proprio il collega Avidano che oggi, nel giorno dell'ultimo saluto a un caro amico, ha voluto ricordarlo con parole di affetto. 

Il ricordo di un amico e collega, l'avv. Avidano

Ciao Aldo, addio. Sono anch’io, come Te, un laico, che in queste occasioni non riesce proprio a dire arrivederci.

Faccio quindi molta fatica a scriverti quest’ultimo, pubblico, saluto, innanzitutto perché Ti ho voluto bene, e sono maledettamente commosso, ancora incredulo di doverlo fare, non rassegnato a non sentire più le ruote del trolley che preannunziano il Tuo arrivo in studio, con un carico di fascicoli, di programmi per il giorno dopo, e una ventata di energia che solo il Tuo carisma riusciva a suscitare in me, in tutti noi.
Faccio fatica perché mille e ancora mille sono i ricordi di questi 35 anni vissuti insieme, tra processi e vita privata.

Tu c’eri quando ho passato l’esame da procuratore, quando mi sono sposato, quando ho affrontato i primi processi penali importanti; c’eri quando ho dovuto sopportare la prima, vera, grande tragedia della mia vita, la perdita di mio fratello.
E io c’ero quando Tu discutevi i Tuoi processi, quando incendiavi le aule di giustizia con le Tue arringhe appassionate, profonde e colte;  c’ero quando si è sposata la Tua adorata Silvia e quando è arrivato Aurelio, il Tuo “angioletto diavoletto”, come lo hai recentemente definito. C’ero quando se ne è andato Libero, grande Uomo e indimenticabile “podista” del nostro studio, primo dei Tuoi fans.
Faccio fatica, infine, perché non sono certo che Tu gradiresti questo genere di saluti, riservato e morigerato come sei sempre stato, come hai sempre vissuto.
Però una cosa voglio dirtela, affinché resti “a verbale” nel nostro fascicolo personale: grazie Aldo, grazie di tutto.

Non sarei quel che sono, se non fossi capitato nel Tuo studio, tanti e tanti anni fa, appena laureato, ancora inesperto ma immediatamente affascinato dalla Tua grande forza intellettuale, dall’energia con la quale hai sempre affrontato ogni cosa.
Non so ancora come farò a percorrere il corridoio del tribunale senza voltarmi verso le aule a cercare i tuoi capelli bianchi sopra alla toga che svolazza sotto la forza della Tua oratoria. Non lo so proprio, e quindi voglio provare a dirlo: arrivederci.
Alberto”.

Elisabetta Testa

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