Il Nazionale

Cronaca | 02 agosto 2022, 18:41

Milioni dalla Spagna riciclati in una tenuta nelle Langhe: in quattro a processo ad Asti

A giudizio un 78enne imprenditore del settore immobiliare originario di Alba e tre suoi congiunti. Al centro delle indagini un complesso da 52 ettari sotto sequestro ad Albaretto della Torre

Milioni dalla Spagna riciclati  in una tenuta nelle Langhe: in quattro a processo ad Asti

E’ arrivato il rinvio a giudizio, disposto dal Gup presso il Tribunale di Asti Giorgio Morando, per i quattro soggetti indagati nell’operazione che la Guardia di Finanza di Cuneo ha avviato a partire dal 2017 sotto la direzione del pubblico ministero Laura Deodato in merito alle attività economiche condotte tra Italia e Spagna dal 78enne Giovanni Piero Montaldo, immobiliarista di origini albesi, da anni residente a Marbella.

L’uomo è al centro delle indagini che già alla fine del dicembre 2020 avevano portato il Nucleo di Polizia Economico Finanziaria delle Fiamme Gialle cuneesi a richiedere e ottenere il sequestro di Cascina Altavilla, complesso immobiliare di località Tre Cunei (da qui il nome dell’operazione della Gdf), ad Albaretto della Torre, valutato dagli stessi militari 5 milioni di euro.

Secondo gli inquirenti, i cui accertamenti sono stati condotti in coordinamento con l’Ufficio del Procuratore Anticorruzione e il Giudice istruttore n.6 dell’Audiencia Nacional spagnoli e con l’agenzia europea Eurojust, la tenuta langarola, circondata da una proprietà di 52 ettari, sarebbe stata acquistata e ristrutturata con parte degli 8 milioni che, sempre secondo le tesi dell’accusa, l’uomo avrebbe ricavato da operazioni immobiliari i cui proventi sarebbero poi stati sottratti al fisco negli anni compresi tra il 2006 e il 2014 mediante una rete di una quarantina di società ritenute di comodo, condotte da fiduciari, e di trasferimenti in Italia in parte effettuati mediante bonifici diretti alla figlia – anche lei rinviata a giudizio insieme al padre, come anche il fratello – o ad opera dell’ex compagno di lei, anche lui a giudizio.

Dai primi sviluppi delle attività d’indagine era emerso che Montaldo, dopo aver subìto in Italia condanne definitive per ricettazione, emissione di assegni a vuoto ed emissioni di fatture per operazioni inesistenti, a fine anni ‘80 si era rifugiato in Spagna, dove secondo gli inquirenti vi è ragione di credere che abbia proseguito le sue attività illecite. Qui, nel corso dei decenni, sarebbe riuscito a creare un vero e proprio impero. In particolare, nell’ambito dell’Operazione Malaya – una sorta di "Mani Pulite" che ha investito la Costa del Sol - era stato condannato in via definitiva per corruzione, consistita nel versamento a un pubblico amministratore di Marbella di 330mila euro per ottenere favori nel settore urbanistico.

Nei successivi passaggi investigativi, i finanzieri avevano raccolto elementi secondo i quali, nel periodo tra il 2006 ed il 2016, l’uomo avrebbe trasferito in Italia circa 12 milioni di euro tratti da conti correnti spagnoli a lui intestati e a 4 società a lui riconducibili, i quali sono stati, a loro volta, in parte intestati alla figlia (oltre 6 milioni di euro) e, in parte, veicolati all’estero (in Svizzera e nuovamente in Spagna) a beneficio di società o su conti correnti riconducibili sempre al medesimo responsabile.

Fatti che ora verranno accertati nel corso del processo che prenderà il via con l’udienza già fissata per il prossimo 25 novembre. Durante l’udienza preliminare i quattro imputati hanno chiesto di potersi avvalere del rito abbreviato mentre i difensori della famiglia sostengono la provenienza legittima dei capitali oggetto dell’indagine. 

E. M.

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