Il Pd non candiderà i sindaci di città con più di 20.00 abitanti, i consiglieri regionali e gli assessori (tranne quelli delle Regioni nell'ultimo anno di legislatura), i parlamentari uscenti che non siano in regola con il pagamento delle quote, e chi è stato deputato per più di 15 anni.
Per questi ultimi una deroga è concessa “a coloro i quali ricoprono o abbiano ricoperto la carica di Segretario nazionale, di presidente del Consiglio dei ministri e di Ministro”.
Lo prevede il regolamento elettorale votato dalla Direzione nazionale del partito.
Elemento di serietà, sicuramente, ma al tempo stesso una complicazione in più per chi, su un territorio elettoralmente difficile qual è la Granda, deve cercare candidature che siano le più forti e competitive possibili.
L’unica certezza oggi è la “blindatura” della deputata uscente Chiara Gribaudo, che, in quanto componente della segreteria nazionale del partito, è uno dei pochi parlamentari cuneesi ad avere la (quasi) sicurezza di tornare a Roma.
La decisione di Mino Taricco di non ricandidarsi pone qualche problema di rappresentatività al centrosinistra, dal momento che il senatore dava voce sia al mondo cattolico-sociale, sia a quello cooperativistico che agricolo, essendo la sua formazione sindacale maturata in ambito Coldiretti.
“Mino – commenta il segretario provinciale Mauro Calderoni - lascia un vuoto incolmabile per il suo radicamento e la sua trasversalità. Certo il collegio che ora comprende anche parte del Torinese, da Pinerolo a Carmagnola, cambia un po’ la composizione sociale del corpo elettorale e può aiutare a trovare nuove candidature, ancorché in un collegio sempre difficile. Molto dipenderà anche dagli assetti delle coalizioni. Le incompatibilità di legge e quelle decise dalla direzione nazionale –osserva ancora Calderoni - non semplificano il quadro”.
Uno dei nodi politici chiave resta l’alleanza con Azione di Calenda-Costa.
Le riunioni delle segreterie regionale e provinciale del Partito Democratico si susseguono, ma senza che finora siano emerse precise indicazioni di candidature, se non vaghe ipotesi.
Quel che è certo è che, a diversità di Fratelli d’Italia, qui non c’è ressa
I pochi nomi sin qui circolati – Maurizio Marello e Federico Borgna - hanno già dovuto essere stralciati.
Marello, ex sindaco di Alba e ora consigliere regionale, spiega le ragioni della sua rinuncia: “Non sarò candidato alle politiche. Sono stato votato per 5 anni alla Regione e, come ho sempre fatto in passato da sindaco e consigliere comunale, rispetto il mandato ricevuto. In ogni caso il regolamento varato dalla direzione nazionale del Pd prevede l’incandidabilità dei consiglieri regionali a meno che non si sia nell’ultimo anno di mandato”.
Nei giorni scorsi era stata ventilata l’ipotesi di una candidatura sul collegio uninominale di Cuneo-Mondovì-Saluzzo dell’ex sindaco di Cuneo ed ex presidente della Provincia Federico Borgna.
L’interessato ha però declinato l’offerta.
Su questo collegio – se andrà in porto l’accordo con Calenda – l’ipotesi di candidatura resta quella del vicesegretario di Azione Enrico Costa.
Sull’altro collegio, quello Alba-Bra-Asti è verosimile che tocchi ad un astigiano.
Anche per quello senatoriale, l’ipotesi più plausibile è che non venga assegnato ad un cuneese bensì ad un torinese.
Sul collegio plurinominale del Piemonte 2 che interessa la provincia di Cuneo insieme ad un’altra vasta porzione di territorio piemontese, data per assodata la figura di capolista della Gribaudo, le altre candidature cuneesi saranno – a questo punto - di mera testimonianza.
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