Se c’è, nel Cuneese, qualche forza politica che pensa che il risultato elettorale ottenuto sia stata una vittoria, alzi la mano.
All’indomani del primo turno, ci ha provato il Partito Democratico evidenziando come fosse risultato il primo partito nella città capoluogo.
Il dato era veritiero, senonchè anche il Pd ha dovuto presto prendere atto che si trattava di una “vittoria mutilata” perché al secondo turno è arrivata la doccia fredda della caduta di una delle storiche roccaforti, Savigliano, città in cui era perno di una maggioranza di centrosinistra da 27 anni.
Senza, al contempo, dimenticare che anche Bagnolo, cittadina ai confini col Pinerolese, da vent’anni amministrata dal centrosinistra e dove era stato sindaco l’ex segretario provinciale Pd Flavio Manavella, era capitolata, conquistata da un gruppo di giovani provenienti dalla Pro loco.
Il Pd a Cuneo, dov’è maggioranza, ottiene il 17,99% (7 seggi); a Savigliano il 16,08% (2 seggi); a Mondovì il 9,34% (1 seggio).
Sul fronte avverso, nessuno dei partiti del centrodestra ha ragioni per brindare.
Per la Lega Salvini Premier il 12 e il 26 giugno sono date da cancellare dal calendario.
In provincia, dove la Lega si era intestata due su tre candidati sindaco, Franco Civallero (Cuneo) e Gianluca Zampedri (Savigliano) è stata una débacle.
A Cuneo raccoglie il 6,01% perdendo uno dei due consiglieri che aveva nel 2017. A Mondovì il 5,05% (un seggio). A Savigliano il 6,83%, ma perde la rappresentanza che in municipio aveva dagli anni ‘90.
La soddisfazione di Fratelli d’Italia di aver sorpassato (per quanto di poco) la Lega, deve fare i conti con un risultato che non è affatto piaciuto ai capi romani e torinesi, che si aspettavano dalla Granda percentuali a due cifre.
A Cuneo, FdI col 6,15% manda in Consiglio due rappresentanti e a Mondovì (6,72%) e Savigliano (9,13%) uno solo .
Forza Italia cala a picco e perde la rappresentanza in tutte e tre le “sorelle” andate al voto il 12 giugno.
A Cuneo rimedia un miserrimo 1,45%; a Mondovì il 3,37% e a Savigliano il 2,53%. In nessuna delle tre città ottiene seggi.
Come premio di consolazione (si fa per dire) - laddove Alberto Cirio e il suo braccio destro Franco Graglia si sono attivati in prima persona – Forza Italia porta a casa due sindaci, Ivo Beccaria a Barge e Roberto Baldi a Bagnolo, che, per quanto “civici”, possono essere considerati di “area”.
Il voto, alla stregua della definizione data da Baumann della società, è divenuto anch’esso “liquido” e non privo di paradossi.
Emblematico al riguardo il “caso Savigliano” dove, nel momento dell’estinzione (almeno negli enti locali cuneesi) del Movimento 5 Stelle (l’unica rappresentanza resta nel Comune di Busca con due consiglieri) viene eletto un sindaco post-grillino.
Significativo il fatto che Antonello Portera, dopo due tentativi andati a vuoto sotto il simbolo 5 Stelle, per scalzare il centrosinistra abbia dovuto indossare i panni “civici”.
Un astensionismo che ha ampiamente superato i livelli di guardia, un voto sempre più “liquido” e i tanti paradossi di questa tornata amministrativa, offrono elementi su cui riflettere.
Ammesso che qualcuno abbia voglia e interesse a farlo.













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