Federico Borgna “batte la stecca”. Ancora un Consiglio comunale e poi, tra poco più di un mese, lascerà la guida del Comune di Cuneo e contestualmente quella della Provincia.
- Borgna, sarà un bel vuoto quello si troverà a vivere di qui a breve…
“So bene che mi mancheranno tante cose, ma devo anche realizzare che ho la necessità di staccare qualche tempo per ritemprarmi fisicamente”.
- Le mancherà di più via Roma o corso Nizza?
“Forse la Provincia. Il municipio è totalizzante. L’impegno quotidiano ti assorbe moltissimo e talvolta non ti consente nemmeno di rifiatare, di riordinare i pensieri come sarebbe invece necessario. Non dico che la Provincia non sia impegnativa, ma si tratta di un ruolo diverso perché ti amplia gli orizzonti. Ti fa capire che il mondo va oltre il Gesso e lo Stura. Ti fa toccare con mano quanto la nostra terra sia davvero Granda e quanti siano i suoi problemi”.
- L’ente Provincia, rimasto in mezzo al guado, sembra non piacere a nessuno. Non pensa sarebbe il caso di rivederne competenze e impostazione?
“Ci sono tante cose da rivedere, che ho ripetutamente segnalato in più ambìti istituzionali. Ciò detto, ritengo sarebbe sbagliato tornare indietro. Le elezioni di secondo livello per la Provincia hanno favorito quel dialogo tra amministratori comunali che, con la fine dei partiti, era venuto meno. Non commettiamo l’errore di buttare via il bambino con l’acqua sporca. Sono necessarie modifiche, ma auspico che siano fatte a ragion veduta e dopo attenta riflessione”.
- Nessuna nostalgia per un eventuali terzo mandato?
“No. Quella dei due mandati la considero una regola saggia”.
- Non le chiedo se ambisca in futuro alla carica di presidente della Fondazione CrCuneo, come si vocifera, perché so già che non mi darebbe soddisfazione. Mi limito a chiederle se e come intende restare in politica poiché mi pare di capire che così sarà. È vero?
“Ho avuto molto dalla politica e la passione è un qualcosa che non si può soffocare. Sinceramente, in questo momento non saprei dirle di più. Una parte dipende da me, un’altra no. Per adesso mi prendo qualche tempo per riordinare le idee poi vedrò il da farsi. Mi piacerebbe mettere al servizio del Cuneese l’esperienza che ho acquisito in questi anni per lo sviluppo del nostro territorio, che ha grandi potenzialità ancora inespresse”.
- Lei è sempre stato un europeista convinto. Cosa ne pensa della drammatica congiuntura internazionale dopo l’aggressione della Russia all’Ucraina?
“Quanto sta avvenendo nel mondo dimostra ogni giorno di più, a mio avviso, che l’unico 'sovranismo' possibile è quello europeo”.
- Borgna, guardando indietro qual è stato il momento politicamente più entusiasmante di questi dieci anni?
“Direi la prima campagna elettorale, quella del 2012. Ero uno sconosciuto. È stata una sfida al calor bianco, una campagna “tirata”, tesa, a tratti anche cattiva ma procedevamo a falange macedone. La gente ha capito e ci ha premiato. Il mio termometro elettorale è sempre stato il seggio di Spinetta. Quando, nel difficile ballottaggio, avevo visto il risultato di Spinetta ho capito che ce l’avrei fatta”.
- E quello più difficile?
“Il 'caso' della Fondazione CrCuneo. Da quella vicenda scaturì una fase amministrativa complicata con intense fibrillazioni. Allora non lo dissi perché non potevo, ma oggi posso ammetterlo: in quel frangente, per qualche settimana, credetti che non ce l’avrei fatta a tenere unita la maggioranza. Poi, lentamente, tutto si appianò e la vita amministrativa riprese il suo corso”.
- Qualcuno le ha rimproverato di aver avuto rapporti di eccessiva contiguità con il presidente della Regione Alberto Cirio, come nel caso del rinnovo del Consiglio Provinciale e forse non solo in quella circostanza. Che cosa risponde a chi, tacitamente, le imputa intelligenza col nemico?
“Con Cirio faccio parte del Comitato europeo delle Regioni. Nel contesto europeo, sui temi che riguardano il territorio, andiamo perfettamente d’accordo. Nel quadro politico italiano il discorso è diverso. Come sindaco e presidente della Provincia l’ho sempre ritenuto un interlocutore istituzionale corretto. Poi, come è noto, lui è di centrodestra e io di orientamento diverso”.
- Veniamo al contingente. Siamo ad un mese dal voto, ma la campagna elettorale sembra fiacca. Che ne pensa?
“Se penso al 2012 che le ho citato, mi viene da dire che non percepisco clima da campagna elettorale. I tempi sono cambiati e anche i meccanismi. Mi auguro e auguro alla città che possa esserci un confronto leale”.
- Adesso che sta per lasciare, vuole dettagliare meglio il suo orientamento politico?
“Guardi, io sono convinto che Cuneo per andare avanti e poter continuare a crescere non debba spostarsi né troppo a destra né troppo a sinistra”.
- Risposta in salsa democristiana. Qualcuno potrebbe accusarla di cerchiobottismo?
“Sono troppo giovane e non ho vissuto la stagione della Democrazia Cristiana. La mia considerazione è frutto di una constatazione determinata da dieci anni alla guida di Cuneo e da alcuni al vertice della Provincia”.
- So che la domanda può apparire banale, ma gliela faccio ugualmente: per chi voterà il 12 giugno?
“Per Patrizia Manassero, ovviamente. È stata la mia vicesindaco, ha avuto un’esperienza parlamentare e ha le carte pienamente in regola per fare bene il sindaco”.
- Mi sarei stupito se avesse risposto diversamente. In verità la mia curiosità andava oltre. Ha già pensato a chi destinerà le sue preferenze ai candidati consiglieri?
“Non ho mai preso tessere di alcuna delle liste che costituivano la mia maggioranza perché, in quanto regista, dovevo essere super partes. Non intendo farlo adesso. Il momento non mi pare il più opportuno”.
- Quindi?
“Voterò solo Patrizia Manassero così non farò torti”.
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