Il fatto non sussiste e così, per i giudici della Corte di Appello di Genova, la condanna a quattro anni di carcere nei confronti di Silva La Scala, allora presidente della onlus con sede ad Albenga "L'Airone" accusata di aver truffato diverse famiglie proponendo adozioni in Kirghizistan la cui buona riuscita era di fatto impossibile, decade.
In primo grado la donna, a cui veniva imputata l'associazione per delinquere finalizzata alla truffa con l'aggravante della minorata difesa, era stata giudicata colpevole dal Tribunale di Savona, il quale aveva invece assolto l'interprete Inna Troukhan (giudizio confermato dai giudici genovesi), in quanto responsabile, secondo l'accusa, di aver promesso a 21 coppie adozioni nel paese asiatico attraverso procedure più semplici e veloci rispetto ad altri paesi esteri.
Il tutto salvo poi scoprire che i bambini associati alle famiglie italiane non erano adottabili perché non in stato di abbandono (grazie a false sentenze) o, in alcuni casi, erano già stati dati a coppie statunitensi. Gli aspiranti genitori, non sapendo a che cosa andavano incontro, continuavano a versare però ingenti somme di denaro.
L'iter giudiziario in Italia era partito nel 2013, quando una coppia di Pisa, esasperata dalla situazione, aveva deciso di denunciare il presunto raggiro di cui erano vittime. A loro si erano accodate altre famiglie fino ad arrivare a 5 costituitesi parte civile nel processo.
Il giro di affari e truffe da centinaia di migliaia di euro, addirittura con visite a orfanotrofi dove venivano mostrati agli aspiranti genitori bimbi in realtà non adottabili, era stato smascherato nel 2012 quando venne arrestato anche il ministro dello Sviluppo sociale khirghiso, Ravshan Sabirov.
Due referenti esteri dell'associazione ingauna, Venera Zakirova e Alexander Angelidi, risulterebbero al momento ricercati.
Nell'ambito di questa vicenda, nel 2017 venne condannata al risarcimento dei truffati la Cai (Commissione per le Adozioni Internazionali), rea di omessa vigilanza.
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