Marco Bertone, 43 anni tra pochi giorni, a dispetto della sua giovane età può considerarsi quasi un veterano della vita politico-amministrativa cuneese. L’esordio lo fece a soli 23 anni come candidato sindaco nel 2002 alla testa di due liste di chiara impronta giovanile, “Connubio giovanile” e “Partecipare è utile”.
Non fu un successo, ma secondo lo spirito di De Coubertin in quel frangente l’importante era partecipare.
Ci riprovò dieci anni dopo, nel 2012, come candidato sindaco del Pdl (Popolo delle Libertà), ottenendo, questa volta, un’affermazione più significativa ma comunque sempre non da podio.
Dopo una prolungata pausa di riflessione, evidentemente deluso dal centrodestra, è approdato a “Crescere Insieme”, il gruppo civico che annovera tra i suoi padri nobili i presidenti di due importanti Fondazioni bancarie piemontesi, Giovanni Quaglia (CrT) e Giandomenico Genta (CrC).
Ne diventa il coordinatore cittadino e oggi siede al tavolo che deve indicare il sindaco scegliendolo fra un esponente del Pd e due civici: uno del centro-sinistra e un altro, sempre di centro, che guarda però leggermente a destra.
Bertone, allora siamo al dunque. La rosa si è ristretta a due, Manassero e Serale….
“E chi lo dice? A me risulta ci sia anche Spedale, l’esponente che, a mio avviso, rappresenta il massimo dell’ equilibrio per la coalizione”.
Sembra di cogliere una preferenza…
“Non mi faccia dire cose che non ho detto. Osservo semplicemente che “Cuneo Democratica e Solidale”, mettendo a disposizione l’uomo più forte che ha, compie una scelta generosa perché in questo modo ne patisce come lista. È un fatto rispetto al quale gli altri tre gruppi devono mostrare gratitudine”.
“Crescere” è stato l’unico gruppo a non aver messo sul tavolo il nome di un candidato sindaco. Perché?
“Abbiamo fatto tesoro dell’esperienza passata. Bisogna essere prudenti. Nel 2017, forse troppo frettolosamente, avevamo indicato un sindaco “sbagliato” e poi abbiamo dovuto correggere il tiro in corsa”.
Quel sindaco che lei definisce “sbagliato” era Patrizia Manassero, quando il Pd si era impuntato sul suo nome salvo poi riconvertirsi su Federico Borgna, vero?
“È così, ma quella è acqua passata. Nulla da eccepire oggi su Manassero, così come Serale. Di Spedale ho già detto”.
C’è un ecumenismo di impriting democristiano nelle sue parole. Il problema è che i giorni passano, voi continuate a fare vertici su vertici, ma senza risultati…
“Guardi, a dispetto delle narrazioni giornalistiche il clima è sereno e il confronto costruttivo. Siamo prossimi al traguardo ma manca ancora qualche passaggio per chiudere la partita”.
Si può sapere qualcosa di più rispetto al passaggio cui lei allude?
“Siamo in presenza di tre progetti leggermente diversi, tutti validi, incarnati da tre candidati sindaci ciascuno con le proprie caratteristiche. Occorre trovare la giusta sintesi. Sembrava, ad un certo punto, che il cambio di segreteria del circolo Pd dovesse produrre un terremoto e invece tutto è filato via liscio e la candidata sindaco, la vicesindaco Manassero, è stata la stessa indicata dalla segreteria precedente. Quindi stia tranquillo procede tutto serenamente e non manca molto”.
Se proprio non ce la faceste a trovare una sintesi c’è sempre Borgna che può aiutarvi. È così?
“Non credo sarà necessario il suo intervento. Borgna è stato per Cuneo un grande sindaco e la storia glielo riconoscerà. Nel frattempo però, specie in questi ultimi cinque anni, la coalizione è maturata e credo di non esagerare se dico che si è politicamente emancipata rispetto al sindaco. Oggi siamo in grado di decidere da soli”.
Dobbiamo attenderci qualche colpo di coda?
“La maggioranza è di sana e robusta costituzione. Dico di più: è granitica. Potete scommetterci”
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