Teresio Delfino, classe 1949, già sindaco di Busca, è uno dei parlamentari di lungo corso del Cuneese, che ha vissuto la sua esperienza parlamentare a cavallo tra la Prima e la Seconda Repubblica.
Sei legislature alla Camera, una al Senato. Due incarichi di governo: sottosegretario alla Pubblica Istruzione dal 1998 al 1991 (governo D’Alema) e poi alle Politiche Agricole dal 2011 al 2006 (governo Berlusconi).
Ha visto il tramonto della Democrazia Cristiana, ha vissuto la breve parabola del Partito Popolare e infine è stato protagonista di nuove esperienze prima nel Cdu (Cristiani Democratici Uniti) e poi nell’Udc (Unione dei Democratici Cristiani e Democratici di Centro).
Lo abbiamo interpellato a proposito dell’elezione del nuovo Presidente della Repubblica quando mancano ormai pochi giorni alla prima votazione e il quadro politico risulta ancora quanto mai incerto.
On. Delfino, lei è fuori dalla politica ormai da alcuni anni, ma ha vissuto una lunga esperienza parlamentare, come deputato, senatore e anche da uomo di governo. All’elezione di quanti Presidenti della Repubblica ha concorso?
“Ho partecipato all’elezione dei Presidenti Scalfaro (1992), Ciampi (1999) e Napolitano (2006). Ho un ricordo molto vivo: ogni elezione del Capo dello Stato è sempre un appuntamento di grande valenza politica nel quale si misurano le ambizioni e le capacità dei diversi leader politici di coniugare gli interessi del Paese con l'aspirazione a determinarne gli assetti per i successivi sette anni”.
Che cosa ricorda delle elezioni dei tre Presidenti?
“Un’attenta analisi delle elezioni presidenziali del nostro Paese conferma che è sempre un passaggio delicato. Sulla scorta delle mie tre esperienze, posso dire che l'elezione del Presidente Scalfaro fece seguito al tragico attentato del giudice Falcone, che indusse le forze politiche a superare l'impasse determinatosi sul nome di Forlani. Per il Presidente Ciampi, il valore della sua guida, in un momento difficilissimo per l'economia del Paese, rese autorevole e largamente condivisa la sua elezione.
Per la prima elezione del Presidente Napolitano, dopo la mancanza del quorum sul nome del senatore Franco Marini, mio amico personale con cui avevo condiviso una comune militanza nella corrente Dc di Forze Nuove, fu relativamente facile per la maggioranza di centro sinistra, che disponeva della maggioranza relativa dell'assemblea, raggiungere l'obiettivo della sua nomina”.
Se ogni elezione è complicata, questa volta la matassa, se possibile, appare ancora più ingarbugliata…
“Indubbiamente. Il quadro è molto complesso e gli equilibri politici sono diversi rispetto al passato, soprattutto perché la maggioranza relativa dei grandi elettori è espressione del centrodestra. Ritengo che la difficile situazione del Paese indurrà le forze politiche a cercare un' intesa”.
Se dovesse fare un pronostico, chi ritiene possa essere il successore di Sergio Mattarella?
“Non riesco a fare previsioni. Qualora venisse ad affermarsi la necessità di un'intesa, credo che la soluzione potrebbe essere su due profili: il primo di un Presidente che garantisca con la sua autorevolezza il percorso di stabilità e di credibilità avviato dal nostro Paese. In questo caso il nome più adeguato è quello di Mario Draghi. Il secondo profilo sarebbe quello di un Presidente politico, a tutto tondo, capace di rappresentare un accordo ampio e credibile tra le forze politiche. E allora, tra i candidati possibili, l'amico Pier Ferdinando Casini, sarebbe un'ottima soluzione”.
Lei conosce bene Casini perché con lui ha fatto un lungo tratto della sua vita parlamentare…
“Nella mia lunga esperienza parlamentare, ho avuto la possibilità di vedere e di frequentare da vicino diversi leader. Posso affermare che la leadership di Casini si è caratterizzata negli anni per la straordinaria capacità di rapporto e di dialogo con esponenti di tutte le forze politiche. Ricordo con quanta intelligenza, sensibilità ed equilibrio interpretò il ruolo di Presidente della Camera”.
Manca ormai una manciata di giorni alla votazione. Qual è la sensazione di un parlamentare veterano quale lei è?
“Il mio auspicio è che sia un'occasione per il Parlamento e per tutti i grandi elettori di esprimere, in un confronto anche serrato e duro, la forza della nostra democrazia evitando di alzare nuovi steccati tra le forze politiche”.
Commenti