Il Nazionale

Cronaca | 16 dicembre 2021, 11:15

Imperia, omicidio Amoretti, Bonturi incastrato dalle telecamere e dalle tracce di sangue: "Era indifferente sul prendere 20 o 30 anni di carcere, sapeva di essere stato scoperto"(foto)

Prosegue in corte d'Assise il processo a carico del 64enne di Nizza Monferato, reo confesso del delitto del gioielliere imperiese perpetrato a Sanremo nell'agosto 2020. In aula anche il medico legale Leoncini: "ucciso con almeno 12 colpi"

Imperia, omicidio Amoretti, Bonturi incastrato dalle telecamere e dalle tracce di sangue: "Era indifferente sul prendere 20 o 30 anni di carcere, sapeva di essere stato scoperto"(foto)

"Si mostrò indifferente sul prendere 20 o 30 anni di carcere, Mario Bonturi sapeva di essere stato individuato quale responsabile dell’omicidio di Luciano Amoretti”. Lo ha riferito stamani in aula Maurizio Toso, commissario della squadra Mobile della Questura di Imperia alla Corte d’Assise dove è in corso il processo a carico del 64enne originario di Nizza Monferrato accusato di aver ucciso il gioielliere imperiese.

L’omicidio del 77enne è avvenuto la sera del primo agosto dello scorso anno a Sanremo all’interno dell’abitazione della vittima in corso Garibaldi. Secondo l’accusa Bonturi, difeso dal legale Gianluca Bona, lo avrebbe ucciso con un attrezzo da muratore, una mazzetta, al termine di una violenta lite. 

L’udienza odierna è stata dedicata all’escussione di alcuni testi che hanno preso parte alle indagini. A rispondere per primo alle domande del pm Francesca Buganè Pedretti e della Corte d’Assise, Indellicati presidente Bossi a latere,  è stato l’ispettore in forza al commissariato matuziano Fabio Di Flumeri il quale ha partecipato alle indagini per risalire al responsabile dell’omicidio. 

La Polizia di stato intervenne la mattina del due agosto dopo che la figlia della vittima ha trovato il corpo privo di vita di Amoretti all’interno della sua abitazione.  “Abbiamo visionato subito alcune telecamere dell’albergo ubicato nelle vicinanze, ha riferito in aula il vice ispettore, e successivamente le abbiamo acquisite per ricostruire l’accaduto. La telecamera riprendeva l’ingresso del condominio in cui abitava ad Amoretti. Vediamo alle 21 accedere Amoretti in compagnia di un altro individuo sui 60 anni, alto circa 1 metro e 65 con capelli bianchi, una maglia nera con scritta ‘influencer’ sul dorso, pantaloni gialli e infradito. Per noi si trattava di un soggetto sconosciuto nella zona e abbiamo notato che nei pressi dell’ingresso dello stabile con una mano ha coperto il viso. Successivamente intorno alle 21,30 vediamo lo stesso soggetto uscire dall’abitazione e sempre nei pressi del cancello di ingresso si è nuovamente coperto il viso con una cartella portadocumenti, oggetto che poi abbiamo rinvenuto nell’auto dell’indagato”.

Subito dopo la visione delle immagini di videosorveglianza gli investigatori hanno acquisito i tabulati telefonici della vittima notando che il giorno dell’omicidio ci furono diversi contatti con un determinato numero. “Amoretti era stato chiamato la sera alle 20.58 del 1 agosto, attraverso una telefonata di 29 secondi da un numero intestato ad un soggetto, ma dai controlli abbiamo appurato che il telefono era in uso a Mario Bonturi. Abbiamo recuperato la sua effige e confrontandola con le immagini delle telecamere c’era un evidente somiglianza con il soggetto che quella sera era con Amoretti". "Inoltre, ha aggiunto Di Flumeri, Bonturi quel giorno aveva contatto Amoretti più volte sin dalla mattina”.  Ed ecco che gli agenti del commissariato matuziano insieme agli agenti della Squadra Mobile iniziano a visionare anche le telecamere presenti nei varchi. 

Il presunto killer arriverà nella città dei fiori “intorno alle 19,40 alla guida della sua Volvo nera in compagnia di un’altra persona. Li vediamo poi in via san Francesco, via Roma, sino alla vecchia stazione dove poi lasciano auto in sosta. Camminano insieme per alcune vie della città sino a fermarsi in un bar di Sanremo per una ventina di minuti. Camminano avanti e indietro come se fossero in attesa di qualcosa”. Questa seconda persona è, secondo la ricostruzione della Procura Giuseppe Diotti, amico  dell’imputato in un primo momento coinvolto nell’indagini volte a fare luce sul delitto, ma successivamente la sua posizione venne stralciata in quanto riuscì a dimostrare che quella sera non prese parte all’azione omicidi aria essendo in giro per le vie sanremesi con tanto di selfie di fronte alla statua di Mike Bongiorno. 

I due amici incontrano Amoretti, ma sulla sua Mercedes salirà solo Bonturi. “Tutto è compatibile con gli orari delle telefonate, delle telecamere di videosorveglianza cittadini e quelle di fronte l’abitazione della vittima - sottolinea il teste Bonturi viene trovato a casa di Diotti e procediamo alla perquisizione. Controlliamo anche l’auto e vicino al freno a mano troviamo la busta plastificata con cui si era coperto il viso una volta  uscito dalla casa di Amoretti  e al cui interno c’erano alcune pietre preziose. Una di queste buste aveva anche tracce ematiche”. 

E queste tracce ematiche non sono state le uniche rinvenute dalla Polizia. Come evidenziato anche dal commissario della Mobile Toso: “Abbiamo rinvenuto anche tracce ematiche sia sulla mazzetta usata per compiere il delitto, e rinvenuta poi nel fiume Belbo, che sui pantaloni indossati da Bonturi. Su questi pantaloni c’era anche il dna della vittima. Ma non erano gli stessi indumenti che indossava quella sera. Abbiamo rinvenuto una maglia grigia e un paio di pantaloni scuri. Abiti che avrebbe portato con sé”. Bonturi poi, sapeva di avere il fiato sul collo e sapeva che prima o poi la Polizia lo avrebbe individuato. “Dai riscontri telematici effettuati - ha proseguito Toso - abbiamo anche visto come il giorno dopo il delitto ha cercato varie volte notizie sul fatto”.

L'ultimo testimone a sfilare in aula è stato il medico legale, Andrea Leoncini, incaricato dalla Procura ad eseguire l'autopsia sul corpo della vittima. "La salma aveva lesioni su capo, multiple lacerazioni al cuoio capelluto, frattura della teca cranica e lesioni interne. Lesioni, ha rimarcato il medico legale, compatibili anche con traumatismi derivati da una colluttazione".

Secondo l'assunto del professionista inoltre, queste lesioni avevano caratteristiche tali da essere prodotte "da un corpo contundente ed erano traumi di energia molto elevata. Mi sono potuto esprimere sul tipo di mezzo in termini di compatibilità, sia per il tipo di lesioni che per la sede dove sono state individuate. Queste lesioni sono state provocate da un corpo contundente di forma quadrata, perché le linee erano tutte regolari, e con un lato di circa 3 o 4 centimetri. Ho potuto ipotizzare che fossero stati sferrati almeno dodici colpi, di cui cinque dotati di particolare energia da andare in profondità e provocare lesioni interne". 

Il processo è stato aggiornato al 13 gennaio quando si svolgerà la requisitoria del pm Buganè Pedretti e le discussioni del difensore dell'imputato e dell'avvocato Bruno di Giovanni che rappresenta le figlie della vittima, costituitesi parte civile. 

Angela Panzera

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