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Eventi e Turismo | 16 ottobre 2021, 16:30

Franco Baresi, una vita da “Libero di sognare” al Salone del Libro di Torino

Infanzia e rettangolo verde, trionfi e sconfitte, etica sportiva e grandi personaggi: la leggenda del Milan ha presentato la sua autobiografia al Lingotto tra vecchi nostalgici e piccoli tifosi

Franco Baresi, una vita da “Libero di sognare” al Salone del Libro di Torino

Libero di sognare”: non è un titolo a caso quello scelto da Franco Baresi per la sua autobiografia, presentata questa mattina al Salone del Libro di Torino. La leggenda del Milan, superata la soglia simbolica dei 60 anni, ha voluto imprimere su carta non solo i retroscena nascosti della sua straordinaria carriera calcistica tra trionfi e sconfitte, ma anche dare la sua opinione sul calcio di oggi e sull'etica sportiva, senza dimenticare l'infanzia contadina nella sua Travagliato e i grandi personaggi incontrati lungo la strada.

I fondamentali: l'aspetto mentale

L'aspetto principale della filosofia di Baresi, riportato anche attraverso il modo di stare sul rettangolo verde, è quello mentale: “Il mio obiettivo principale – ha spiegato – è quello di raccontare com'è stato possibile arrivare a fare certe prestazioni e raggiungere tanti traguardi, trasmettendo l'idea di cosa ci fosse dietro al mio essere giocatore a giovani e meno giovani: è importante, a mio avviso, non fermarsi di fronte alle avversità della vita, continuare a mettersi in gioco e avere una grande forza mentale, coraggio e determinazione. Il Milan, in questo, mi ha dato la possibilità di crescere dall'età di 14 anni fino a diventare capitano, per me è sempre stato come una seconda famiglia”.

L'importanza dei trionfi e delle sconfitte

Il racconto passa anche dai grandi trionfi e dalle sconfitte più cocenti, come quella subita nella finale di USA '94 con il rigore sbagliato contro il Brasile dopo il recupero lampo dall'operazione al menisco: “A consentirmi di fare quella prestazione - ha proseguito – furono il coraggio, la forza e la determinazione trasmessa dalle persone che mi hanno sempre sostenuto. Sul rigore, scelsi di tirarlo per primo assumendomi la responsabilità da capitano, in quella circostanza ero stremato e cambiai idea su dove calciare durante la rincorsa. Quella nazionale non ebbe, purtroppo, grande considerazione ma a mio avviso è stata una delle più forti perché, pur non esprimendo un calcio spettacolare a causa delle difficili condizioni ambientali, aveva un gruppo e un carattere straordinari”.

Il rapporto con Sacchi e Berlusconi

Tra i grandi personaggi incontrati lungo la strada, una menzione particolare hanno Arrigo Sacchi e Silvio Berlusconi: “Pur non essendo abituati – ha ancora aggiunto – ad allenamenti così intensi e a un'attenzione così maniacale ad ogni dettaglio capimmo subito che Sacchi era l'uomo giusto per tornare a vincere, è anche grazie a lui se io, Costacurta, Maldini e Tassotti siamo riusciti ad avere una carriera così lunga e ricca di successi. Il grande fautore di tutto è stato però Berlusconi, che fin dal primo momento volle costruire qualcosa di straordinario affiancandosi di dirigenti competenti e professionali come Braida e Galliani: lui si innamorava dei giocatori e metteva tutti nelle condizioni migliori; un'altra persona importantissima è Gianni Rivera, da lui ho appreso intelligenza, personalità e umiltà”.

Errori e rimpianti, una lezione per i più giovani

L'ultimo pensiero di Baresi è dedicato alle generazioni future: “Nel libro – ha concluso – ho voluto ricordare anche i tanti errori fatti e i tanti rimpianti perché bisogna entrare nell'ottica di non sentirsi invincibile, del rispetto dell'avversario e del riconoscere chi è più bravo di te. Vorrei trasmettere tutto quello che ho imparato nella mia vita ai più giovani. I premi personali come il pallone d'oro non mi sono mai interessati, mi hanno sempre esaltato di più le vittorie con la squadra”.

Marco Berton

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