"Genova aperta, accogliente e solidale", questo il motto della mobilitazione che oggi ha portato tanti genovesi a protestare in piazza Caricamento per chiedere che si apra una riflessione nuova sulla toponomastica cittadina, che si vorrebbe priva di riferimenti a personaggi legati a fascismo e imprese coloniali, ma anche fonte di un nuovo modo di rappresentare le donne. In effetti, contro le oltre 1500 strade e piazze dedicate alle personalità maschili più diverse, solo una cinquantina sono intitolate a personalità femminili, che per la maggior parte identificano figure religiose o suore, mentre solo in quattro casi si ricordano benefattrici laiche.
"Sabato scorso volevamo manifestare intorno alla statua di Giorgio Parodi, rappresentato con la divisa dell'aviazione fascista che bombardò con armi chimiche la popolazione etiope - si legge nel documento di convocazione della manifestazione -. La destra al governo di Genova sta progressivamente cercando di sdoganare personaggi legati al passato fascista e colonialista. Non vogliono solo celebrare il passato ma provare a condizionare il futuro, a far passare l'idea di una Genova per pochi".
"La celebrazione più o meno nascosta di una cultura coloniale e fascista con cui l’Italia non ha mai appieno fatto i conti è il riflesso di questa strategia, escludente verso un’ampia parte della popolazione genovese, un decimo senza cittadinanza italiana - si legge ancora nel documento -. Vogliamo una città più eguale, più solidale, meno divisa e in cui tutte e tutti possano avere le opportunità per realizzarsi appieno come persone e come cittadine e cittadini. Manifestiamo per una idea diversa di città, di cui lo spazio urbano deve essere lo specchio".
Bianca, studentessa del collettivo Edera, spiega finalità e genesi della mobilitazione:
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