Colpita al cranio da una martellata.
È morta così Giuseppina Moiso, l’81enne residente a Saluzzo, uccisa, ieri pomeriggio, dal figlio che poi si è tolto la vita.
I due si trovavano all’interno di un appartamento di Corso Roma, dove viveano. Erano infatti giunti a Saluzzo da qualche anno, dopo essersi trasferiti da Alessandria.
Siamo in pieno centro città, a pochi metri di distanza dalla chiesa di Madonna delle Stelle di vicolo Vignola. È una domenica come tante altre, quando alcuni passanti assistono al gesto anticonservativo di Umberto Ciauri.
L’uomo, operaio 47enne alle dipendenze di un’azienda di Piasco, dopo essersi ferito ai polsi, si è gettato dal quarto piano di uno dei palazzi. I passanti lanciano l’allarme. E sul posto giungono le ambulanze del 118, insieme alle volanti dei Carabinieri della Compagnia di Saluzzo, agli ordini del capitano Giuseppe Beltempo.
Incompatibili con la vita, i traumi riportati da Ciauri: i sanitari del 118 non potranno far altro che constatarne il decesso. Ma nello stesso palazzo vive la madre dell’uomo.
I soccorritori tentato quindi di mettersi in contatto con l’81enne. Dall’appartamento, però, nessun segno di vita. Ed è così che vengono fatti intervenire i Vigili del fuoco di Saluzzo. I pompieri entrano in casa da una finestra, notando sin da subito qualcosa di anomalo: tracce di sangue.
Viene aperta la porta, i Carabinieri accedono all’abitazione, dove Giuseppina Moiso viene trovata morta, a letto, con un grave trauma cranico, sfondato da una martellata.
Il quadro dunque si delinea: si tratta di omicidio-suicidio. Anche per la Moiso non ci sarà infatti più nulla da fare. Prima di gettarsi nel vuoto, Ciauri ha ucciso – pare con un coltello – anche il cagnolino che si trovava all’interno dell’appartamento.
Ciauri, da quando si apprende, soffriva di problemi di natura psichiatrica, e già in passato avrebbe tentato di togliersi la vita con un gesto estremo.
Sul posto, oltre a 118, Vigili del fuoco e agli uomini dell’Arma, è giunto il sostituto procuratore della Repubblica Alberto Braghin e il medico legale. Sembra che, sui corpi di madre e figlio, non sia stata disposta l’autopsia.
Nel quartiere, in zona Porta Cuneo, sulla direttrice per Manta, nessuno pare essersi accorto di nulla. Il che fa presupporre che non ci sarebbe stata alcuna lite tra madre e figlio negli istanti precedenti al gesto estremo. Così come pare non vi fossero mai stati problemi tra i due.
Le indagini dell’Arma, coordinate dalla Procura, continuano in ogni caso, per cercare di far luce sul movente alla base di quanto successo ieri.
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