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Politica | 10 marzo 2021, 07:30

Era il 9 marzo del 2020: alle 21.35 il premier Conte annunciava il lockdown e lanciava lo slogan #iorestoacasa

Un anno fa l'Italia diventava un'unica zona rossa. Nel frattempo sono arrivati i vaccini, ma dopo 12 mesi siamo alla vigilia di nuovi, drastici provvedimenti. Superata la soglia dei 100mila morti

Era il 9 marzo del 2020: alle 21.35 il premier Conte annunciava il lockdown e lanciava lo slogan #iorestoacasa

Un anno fa, il 9 marzo del 2020, alle 21.35, il discorso del premier Giuseppe Conte. Venti minuti che avrebbero cambiato e stravolto completamente le nostre vite.

"Ho deciso di adottare misure forti, ancora più stringenti, per contrastare il Coronavirus e tutelare la salute dei cittadini" aveva affermato Conte in una diretta televisiva trasmessa a reti unificate. "Sto per firmare un provvedimento che possiamo sintetizzare con io resto a casa, non ci saranno zone rosse, ci sarà l'Italia zona protetta". 

Lo slogan diventerà, da quel momento e per due mesi, #iorestoacasa. Partirà la giostra delle certificazioni. I balconi si riempiranno di arcobaleni con la scritta "andrà tutto bene", i sanitari diventeranno degli eroi. 

Dopo 12 mesi niente è andato bene. Sono arrivati i vaccini, ma la percentuale di popolazione coperta è ancora troppo bassa. Ed è proprio la corsa alla vaccinazione l'unica strada possibile.

Il premier Mario Draghi, proprio l'8 marzo, ha detto: "La pandemia non è ancora sconfitta ma si intravede, con l'accelerazione del piano dei vaccini, una via d'uscita”. Il Governo intende “moltiplicare ogni sforzo, non perdere un attimo, non lasciare nulla di intentato, compiere scelte meditate, ma rapide".

Per ora siamo alle prese con la terza drammatica ondata, in molte regioni gli ospedali hanno nuovamente raggiunto livelli critici di occupazione, è stata superata la soglia dei 100mila morti - solo in Piemonte sono 9.533, in provincia di Cuneo 1.124 - e si attendono le nuove misure restrittive che, di fatto, faranno riprecipitare l'Italia indietro di un anno. 

Tra le ipotesi allo studio, chiusure generalizzate nei fine settimana, zone rosse più rigide e il criterio di 250 casi ogni 100mila abitanti per entrare automaticamente in zona rossa. 

No, non è andato tutto bene.

Barbara Simonelli

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