Il messaggio licenziato ieri dal Consiglio di Stato è un passo significativo nella direzione del principio di utilizzo in proprio, da parte dello Stato, delle acque pubbliche di superficie. Come previsto dall’art. 2 della Legge sull’autorizzazione delle acque (LUA), lo sfruttamento avviene tramite l’Azienda elettrica ticinese (AET).
Con il messaggio il Consiglio di Stato fa pertanto valere il diritto di riversione che lo Stato può esercitare per gli impianti le cui concessioni in essere giungeranno a scadenza nei prossimi decenni. L’esercizio di questo diritto è un elemento centrale della politica energetico-climatica cantonale, che consentirà di applicare i principi già decisi dal legislatore, riappropriandosi delle acque ticinesi e affidando ad AET la loro gestione. Il messaggio mira altresì a creare le condizioni quadro per l’ottimizzazione degli impianti esistenti prima della scadenza delle concessioni, ritenuto che ciò rappresenta un’importante opportunità per valorizzare la produzione indigena in ottica futura, mantenendo le competenze e il valore aggiunto in Ticino e nelle zone periferiche.
In questo contesto, il Governo chiede al Parlamento di autorizzarlo ad avviare, in collaborazione con l’AET, le trattative e le attività necessarie per definire le condizioni per la riversione degli impianti della Maggia e dei suoi affluenti.
Si tratta, per la precisione, della riversione allo scadere della concessione, il 31 dicembre 2035 degli impianti di Maggia I (tronco Sambuco-Verbano) e il 31 dicembre 2048 degli impianti di Maggia II (tronco Naret – Cavagnoli – Robiei – Bavona – Cavergno, compresa l’adduzione delle acque della valle Bedretto).
Il Consiglio di Stato chiede, in particolare, di determinare da subito con l’AET gli interventi di miglioria alle installazioni tecniche, così da assicurare un’ottimale e razionale funzionalità delle stesse, anticipando se del caso eventuali ampliamenti (vedi ad esempio innalzamento dighe) o ammodernamenti prima della scadenza della concessione. Il tutto nell’ottica di garantire la sicurezza di approvvigionamento tramite una maggiore produzione indigena (anche invernale) e, di conseguenza, una minore dipendenza dall’estero.
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