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Politica | 04 febbraio 2021, 11:36

La parabola calante del Movimento 5 Stelle

Alle ultime elezioni politiche (marzo 2018), nel Cuneese, il partito fondato da Grillo aveva ottenuto il 23%. Alle europee 2019 i consensi sono precipitati sotto la soglia del 10%. Un pacchetto di voti, oggi in caduta libera, che fa gola a tanti

La parabola calante del Movimento 5 Stelle


“Siamo fedeli a Conte, non a Draghi”.

Beppe Grillo torna in pista e detta la linea ai 5 Stelle.

Una linea che, ad oggi, lascia intendere l’indisponibilità a sostenere un governo guidato dall’ex presidente della Bce.

Ma Grillo è un comico e la sua potrebbe essere una battuta smentita, tra qualche giorno, da un’altra battuta che dice l’esatto opposto.

Lecito dunque chiedersi: sarà davvero così quando si arriverà alla conta in Parlamento, considerato che già emergono tra i pentastellati i distinguo tra “governo tecnico” e “governo politico”?

Il Movimento 5 Stelle alle elezioni del 4 marzo 2018 aveva eletto complessivamente, tra Camera e Senato, 338 parlamentari.

Pur considerando le varie defezioni, il loro numero resta rilevante e condizionerà indubbiamente la formazione dell’esecutivo auspicato dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella.

Ma quale sarebbe oggi il peso elettorale dei 5 Stelle?

In caso di elezioni imminenti, quanti degli attuali parlamentari – considerato anche il taglio, loro cavallo di battaglia – tornerebbero a varcare le soglie di Montecitorio e Palazzo Madama?

Per restare in casa nostra, è interessante constatare come, dal picco massimo ottenuto alle politiche 2013 col 26,3%, i consensi siano andati sempre calando fino ad arrivare al 9,6% delle europee 2019.

Alle ultime consultazioni politiche del 2018 la percentuale oscillava tra il 22,4% (collegio camerale di Cuneo) e il 23,1% (collegio di Alba).

Un calo costante e consistente, conseguenza – almeno per quel che riguarda il Cuneese - di un radicamento sul territorio mai avvenuto.

Attualmente il Movimento 5 Stelle conta in provincia una parlamentare di Carrù, Fabiana Dadone, fino alla scorsa settimana ministra della Pubblica Amministrazione, un consigliere regionale di Alba, Ivano Martinetti, due consiglieri comunali di minoranza a Cuneo, Manuele Isoardi e Silvia Cina, e Savigliano, Antonello Portera e Claudia Giorgis.

In queste settimane sui social, strumento di comunicazione preferito dai pentastellati, si è levata l’ironia a proposito dei numerosi manifesti che campeggiano a Cuneo nei quali si ringrazia la ministra Dadone per la realizzazione dell’autostrada Asti-Cuneo.

Un’iniziativa propagandistica non proprio azzeccata né nel messaggio né nella tempistica, che resterà a testimonianza di una stagione politica iniziata 8 anni fa col botto e che ora ha imboccato il sentiero del tramonto.

Una vicenda che – almeno nei suoi contenuti di antipolitica – ricorda storicamente (mutatis mutandis) la parabola del partito dell’Uomo Qualunque, sorto nel primo dopoguerra.

La minuscola ma agguerrita forza politica di Guglielmo Giannini che cavalcava l’antisistema durò meno di quattro anni e venne fagocitata dalla Democrazia Cristiana nelle elezioni del 1948.

Ma se lo stile e i toni hanno avuto delle comunanze, i numeri dei 5 Stelle sono ben altri.

I sondaggi ancora oggi (per quel che possono valere in una congiuntura di transizione) indicano il Movimento tra il 15 e il 16% a fronte di una percentuale parlamentare attuale che sfiora il 33%.

Oltre 70 anni fa era stata la Dc di De Gasperi a papparsi i “qualunquisti” di Giannini.

Il pacchetto di voti grillini fa gola a molti. Chi se li aggiudicherà?

Giampaolo Testa

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