Via un referendum eccone un altro. Anzi, via tre referendum (quelli del 7 marzo di cui ci occuperemo nei giorni a venire) eccone altri cinque.
Saranno ben cinque, infatti, gli oggetti sui quali gli svizzeri saranno chiamati ad esprimersi in votazione popolare il 13 giugno.
Lo ha annunciato ieri il Consiglio federale. L'iniziativa “Acqua potabile pulita e cibo sano” chiede che le sovvenzioni siano erogate solo ad aziende agricole non fanno uso preventivo di antibiotici in allevamento, impiegano foraggio proprio e non usano pesticidi. 'Per una svizzera senza pesticidi sintetici' chiede invece di vietarli del tutto.
C'è poi il referendum contro la Legge Covid-19, lanciato per impedire che i poteri straordinari ottenuti dal governo durante la pandemia siano legittimati in maniera retroattiva. La Legge federale sulle misure di polizia per la lotta al terrorismo è invece ritenuta da alcuni un attacco ai diritti fondamentali.
Contro la Legge sul CO2 sono stati lanciati due referendum: chi la ritiene troppo timida, chi troppo limitante, burocratica e costosa.
Prima sotto pressione per la pandemia, ora sul punto di dover licenziare personale per la bassa occupazione dei letti. È il paradossale destino di alcune case anziani del Paese.
Il primo segnale è arrivato dal Grigioni italiano, dove cinque collaboratori di un centro per anziani hanno perso il lavoro. Ora però lo spettro dei licenziamenti comincia ad aleggiare anche a Ginevra, dove nei momenti più difficili della pandemia erano stati richiamati al lavoro persino impiegati in quarantena.
All'origine dei troppi letti vuoti in alcune residenze ci sono i numerosi decessi da Covid, ma anche il calo delle nuove ammissioni: molti anziani esitano a trasferirsi in un ricovero proprio adesso, per i rischi sanitari e il timore di non poter ricevere visite.
I sindacati SSP, SIT e Unia si appellano allo Stato affinché preservi questi impieghi qualificati aumentando i contributi dell'ente pubblico. Anche perché, verosimilmente, tra pochi mesi la domanda ricomincerà a crescere.
Il consigliere federale Ignazio Cassis si dice preoccupato del breve rapimento della giornalista svizzera Luzia Tschirky da parte di agenti mascherati domenica scorsa a Minsk.
La Svizzera ha chiesto spiegazioni alla Bielorussia su quanto accaduto nella capitale ma è ancora in attesa di risposte, ha riferito il capo del Dipartimento degli affari esteri in un'intervista pubblicata oggi dai giornali Tamedia.
Cassis ha sottolineato che non solo una giornalista accreditata non dovrebbe essere trattata in questo modo, ma che Berna è molto preoccupata per le azioni del governo bielorusso contro i manifestanti e le condanna, come ha più volte fatto presente attraverso i canali diplomatici.
Il ministro ha definito drastico il trattamento riservato a un'altra svizzera, Natallia Hersche, condannata in dicembre a Minsk a due anni a mezzo di reclusione per presunta resistenza all'autorità statale. L'ambasciatore elvetico sul posto seguirà il processo d'appello.
La crisi del coronavirus porta gli Stati a indebitarsi. Nessuno sa dire con precisione quando è troppo. Quel che è certo, è che una crisi del debito ha conseguenze disastrose.
È il sunto di un'accurata analisi dell'economista monetario Fabio Canetg. Professore all'Università di Neuchâtel, collabora come giornalista freelance con Republik e SWI swissinfo.ch, dove modera un podcast sulla politica monetaria.
Sulla carta, scrive Canetg, è certamente sensato chiedere a uno Stato il cui debito pubblico è sotto controllo di essere più generoso, per salvare ad esempio i piccoli teatri e altre attività costrette a chiudere. Tuttavia, spiega, non c'è alcuna garanzia che questa strategia funzioni davvero.
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