Se due stadi da calcio - quelli attuali, escludendo lo storico Filadelfia, oggi a uso solo di allenamenti e giovanili del Toro - a Torino vi sembrano tanti, sappiate che in passato la città della Mole ne ha avuti molti di più. E se oggi i nomi noti tra tutti gli appassionati di Juventus e Torino sono l'Allianz Stadium (sorto dalle ceneri del vecchio Delle Alpi e realizzato per i Mondiali del 1990) e il Grande Torino - già Olimpico (dal 2006), Comunale e prima ancora stadio Mussolini -, da quando da queste parti si è cominciato a fare sul serio con il football di cose ne sono successe tante.
Alcune curiose, altre letteralmente incredibili. Alcune impolverate da una memoria popolare che tende a dimenticare, più ci si allontana da quegli anni, altre letteralmente sepolte sotto gli accadimenti, il cemento e l'asfalto della metropoli sabauda che oggi conosciamo quasi palmo a palmo. O che crediamo di conoscere.
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Chi ha cercato di riallacciare i nodi di una rete di ricordi che andava sfilacciandosi è Alessandro Germano: attore, doppiatore e dialoghista torinese, ma con una grande passione per i documentari e per la storia del calcio. Sui social network i suoi lavori hanno un successo notevole ed è grazie alla sua ricerca che molte storie del passato sono tornate alla luce. Ma andiamo con ordine.
Tutto cominciò.. proprio alle spalle del Mauriziano! Il velodromo Umberto I
Incredibile a dirsi, ma le prime partite "vere" a pallone, quel pallone inventato dai maestri inglesi, si giocarono in un velodromo. E no: non era quello che tutti conoscono - anche se ormai abbandonato e in cerca di rilancio - in corso Casale. Non ancora almeno: il suo turno venne decisamente dopo. La cornice del primo campionato di calcio italiano si svolge infatti l'8 maggio del 1898 all'interno del velodromo Umberto I. "Un quadrangolare giocato in un'unica giornata, con il Genoa che è l'unica squadra che arriva da fuori e che vede la vittoria finale proprio dei liguri - racconta Alessandro - all'interno della struttura costruita nel 1895 e demolita nel 1917". Ma cosa c'è ora al suo posto? Nulla. O meglio: una piccola area verde, proprio alle spalle dell'ospedale Mauriziano: si tratta dei giardini di largo Re Umberto.
[Il vecchio velodromo Umberto I e l'attuale largo Re Umberto, con Alessandro Germano]
Il centro di gravità di piazza d'Armi: due stadi "rivali" a pochi metri di distanza
Incredibile a dirsi, ma deve esserci qualcosa di magico (o almeno di magnetico) nella zona della città che ancora oggi, alle soglie del secondo decennio degli anni Duemila, ospita i maggiori eventi sportivi torinesi. Perché l'attuale Grande Torino, così come il vicino PalaIsozaki - oggi PalAlpitour, che ospiterà le Atp Finals di tennis - non è altro che l'erede di una tradizione molto più lunga (e ormai dimenticata).Alfred Dick, tra i primi presidenti della Juventus, riesce a ottenere dal Comune un contributo economico per affittare il velodromo Umberto I. E' il 1904, ma qualcosa comincia a incrinarsi, fino a quando lo stesso Dick viene fatto fuori dalla società bianconera e nel 1906, allo storico bar Norman di via Pietro Micca, per vendetta fonda l'Fc Torino, proprio quei colori granata che diventeranno cugini ed acerrimi nemici della Vecchia Signora. Dick se ne va, ma il contratto d'affitto del velodromo è suo: quindi la Juve deve cercarsi un altro campo, mentre il Torino giocherà lì ancora qualche anno, prima di tornare a incrociare la sua strada "edilizia" con i bianconeri.Gli ex studenti del D'Azeglio per un po' di adattano in un prato vicino alla Crocetta (dove oggi c'è la zona pedonale), ma poi ecco l'intuizione: un campo si può costruire in corso Sebastopoli, all'angolo con l'attuale corso Agnelli. Proprio a una delle estremità della piazza d'Armi del quartiere Santa Rita. E' il Campo Sebastopoli, o come si diceva all'epoca, Campo di Fuori barriera di Orbassano."Rispetto all'attuale Grande Torino, però, la posizione è leggermente spostata: è quasi in coincidenza con l'attuale controviale di corso Agnelli, per spingersi fino alla zona che adesso ospita la biglietteria e parte dell'antistadio", dice Alessandro Germano.
[Il vecchio Campo Sebastopoli e l'attuale biglietteria del Grande Torino]
Ma come detto, le strade con i cugini del Torino erano destinate a incrociarsi ancora. Letteralmente. E' infatti il 1913 quando - complice la dipartita di Alfred Dick, morto suicida - i granata hanno bisogno di una nuova "casa". E scelgono un angolo di terreno poco distante dalla Juventus. E' quello che diventa il Campo stradale Stupinigi, collocato all'incirca dove adesso si trova corso Galileo Ferraris, all'angolo con l'estremo opposto del tratto pedonale di corso Sebastopoli.
[L'attuale piazzale Grande Torino e il vecchio campo Stradale Stupinigi]
Oggi, passando da quelle parti, si vedono il PalaAlpitour, la vicina piscina e la Casa del Teatro Ragazzi e Giovani. In pratica, un derby già a colpo d'occhio: nemmeno cento, sono i metri di distanza.
Anche il calcio paga dazio alla Guerra Mondiale, ma poi si passa in corso Marsiglia
Il periodo dal 1915 al 1918 è duro anche per chi ama il gioco del calcio e il destino dei due campi "cugini" non sfugge a questa regola. Ma con la fine del conflitto bellico, i sogni cominciano a farsi gradi, seguendo la crescita esponenziale della passione per lo sport del pallone. Ecco dunque che la Juventus compra un nuovo spazio in cui giocare e costruire uno stadio: sarà lo Stadio di Corso Marsiglia. "Ma non esiste alcun corso Marsiglia, a Torino", è l'obiezione più immediata. Eppure basta aguzzare la vista: si riconosceranno le zolle che oggi si trovano nell'attuale corso Tirreno, con l'ingresso collocato a pochi passi dal ponte che permette di passare sopra la ferrovia. "Da qui è partita tutta la mia ricerca - confida Alessandro -: mi incuriosì un vecchio giornale in cui era citato corso Marsiglia e chiesi a mio padre, autista di quella che all'epoca era l'Atm, dove si trovasse questa strada. Lui mi rispose che non esisteva alcun corso Marsiglia, a Torino. E da lì scoccò la scintilla". E' il 1922 e su queste zolle i bianconeri hanno gettato le basi del mito dei Cinque scudetti consecutivi (infranto poi dall'attualità sportiva), mentre la capienza nei picchi di afflusso tocca i 25mila posti. Una storia che si conclude nel 1939, quando la Juve ormai è già tornata al Comunale, mentre lo stadio di corso Marsiglia ospita alcune partite di rugby, prima di essere demolito.
[Lo stadio di corso Marsiglia e l'attuale incrocio tra via Tripoli e via Tirreno]
Ma qualcosa, durante il Fascismo, si era già mosso: gli architetti del regime stavano già disegnando gli schizzi dello stadio dedicato al Duce, il vecchio "Comunale" che oggi conserva la memoria della squadra scomparsa a Superga, anche se Capitan Valentino e compagni si allenavano e giocavano qualche isolato più in là, al "vecchio Fila". Ma questa è un'altra storia.
Per chi volesse vedere i lavori realizzati da Alessandro Germano, da cui sono estratte le immagini storiche anche del nostro articolo, sono visibili a questi link: "Lo stadio di corso Sebastopoli" e "Lo Stadio di corso Marsiglia".
Ps. Lo strano caso dello "Stadium"
Se si parla di stadi dimenticati di Torino, però, è impossibile non parlare dello strano caso dello "Stadium". Costruzione ciclopica da 40mila spettatori - sorgeva nell'area che attualmente ospita il Politecnico e gli istituti superiori Sommeiller e Galileo Ferraris - fu realizzato nel 1911 in occasione dell'Esposizione internazionale organizzata a Torino.
[Lo "Stadium" di Torino che sorgeva dove ora si trova il Politecnico foto: www.museotorino.it]
Incredibilmente però (c'è chi dice proprio per le colossali dimensioni, che vedevano il pubblico troppo distante dal campo di gioco) la struttura fu utilizzata per molte attività, ma molto poco per il calcio. Dalle gare di atletica ai concorsi militari, fino alle riprese cinematografiche per i kolossal dell'epoca. Al contrario, le partite di calcio ospitate riguardarono alcune gare della Nazionale, ma solo dure gare di campionato di Juventus e Torino. Caduto presto in disuso, fu demolito nel 1946.
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