C’è un pezzo importante di Pinerolese nella storia di Paolo Rossi e chi l’ha conosciuto lo ricorda come “una persona tranquilla ed educata”. ‘Pablito’, come era soprannominato, si allenava con la primavera della Juventus a Villar Perosa e dormiva al Convitto. “La mattina prendeva il pullman con me, alla fermata dell’Skf, perché andava nella mia stessa scuola, il Buniva di Pinerolo” racconta Mara Giraudo, nata a Luserna San Giovanni, ma trasferitasi da piccolissima a Villar e poi a Cavour, prima di recarsi in Australia, dove si trova adesso.
“Di quei ragazzi che giocavano a calcio, il suo è l’unico nome che ricordo, perché mi aveva colpito per la sua educazione e riservatezza. Non si dava delle arie per quello che faceva, era diverso dagli altri e mi aveva lasciato un bel ricordo – rivela –. Quando ha vinto il Mondiale, nel 1982, ho pensato ‘Nessuno si è accorto di quanto era bravo, manco la Juventus’, perché lui si comportava come una personale normale”.
Dopo il fortunato Mondiale spagnolo, che l’ha fatto salire nell’Olimpo dei grandi del calcio, Rossi è stato ospite a Cavour. Era il 1984 ed era stato invitato per la premiazione del torneo estivo. “Abbiamo fatto cena al ristorante Pautassi di via Pinerolo con l’onorevole Carlo Donat-Cattin, l’assessore Giovanni Magnano e Mario Demaria, poi siamo andati al campo sportivo – ricorda Giulio Brarda, allora vicesindaco del paese –. Era una persona affabile, tranquilla e gentile”.
Brarda l’aveva già incontrato prima della sua esplosione calcistica, proprio ai tempi della Primavera Juventus: “Ai tempi io sono stato vicedirettore della filiale del San Paolo e ho conosciuto diversi giocatori, tra cui lui”.
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