Il Nazionale

Politica | 24 novembre 2020, 08:01

L’impossibile federazione del centrodestra cuneese

La proposta di Salvini fa seguito, sul piano locale, a quella di un “tavolo provinciale permanente” tra Forza Italia, Fratelli d’Italia e Lega, lanciata quasi un anno fa dal coordinatore azzurro Paoletti rimasta però lettera morta

L’impossibile federazione del centrodestra cuneese

A Roma come a Cuneo, Lega, Forza Italia e Fratelli d’Italia non si amano.

Non è mai stato, il loro, un matrimonio d’amore, ma esclusivamente d’interesse: un’unione circoscritta sempre e soltanto ai momenti elettorali.

Per il resto, non sono mancati corna, ripicche, veleni.

Ognuno dei partner li ha sempre giustificati con la necessità di tenere alta la competitività interna, elettoralmente benefica per la coalizione.

E oggi, dopo il passaggio alla Lega di tre deputati forzisti tra cui la cuneese Laura Ravetto, la situazione non è cambiata né nella capitale, né ai piedi della Bisalta.

Matteo Salvini ha giustificato la campagna acquisti sostenendo “li ho tenuti nel perimetro del centrodestra”, lasciando con ciò intendere che i tre transfughi, prima del “tradimento”, avessero guardato anche da altri parti.

Silvio Berlusconi
ha fatto spallucce dicendo che “soggetti così è meglio perderli che trovarli”.

Insomma, la tensione per qualche giorno è salita alle stelle nel centrodestra finchè Salvini, per stemperare il clima, se n’è uscito con l’idea di “federare” i tre partiti.

Senonchè la proposta è stata accolta con diffidenza da Forza Italia e indifferenza da Fratelli d’Italia. La suggestione del leader leghista fa tornare in mente l’idea – rimasta all’atto pratico lettera morta – lanciata quasi un anno fa in ambito cuneese dal segretario provinciale forzista Maurizio Paoletti.   

L’avvocato e sindaco di Boves, nel febbraio di quest’anno, d’intesa col suo direttivo, aveva chiesto ai partner di coalizione, Lega e Fratelli d’Italia, di dar vita ad un “coordinamento provinciale permanente del centrodestra”, anche per porre fine alle reiterate razzie di dirigenti perpetrate dai Fratelli ai danni di Forza Italia.

L’obiettivo di Paoletti, in quel frangente, era principalmente finalizzato alle elezioni d’autunno in Provincia, ente in cui gli azzurri, ormai da un paio d’anni, governano a braccetto di Pd e centrosinistra.

L’esponente forzista, anche a costo di sacrificare qualcuno dei suoi, avrebbe voluto coinvolgere i Fratelli d’Italia, dopo che Alberto Cirio aveva fatto da apripista con Federico Borgna per realizzare un listone unico all’insegna del “tutti insieme appassionatamente”.

I Fratelli sembravano bene intenzionati perché in questo modo almeno un paio di loro esponenti, recentemente acquisiti alla causa, Rocco Pulitanò e Roberto Mellano, avrebbero avuto la loro gratificazione.

La Lega guardava con sospetto all’operazione, ma questo era semmai un elemento che deponeva a favore degli obiettivi di Paoletti e del segretario provinciale di FdI William Casoni, accomunati dal voler tenere a bada il Carroccio.

L’emergenza sanitaria ha imposto lo slittamento delle elezioni provinciali alla primavera del prossimo anno, rinvio che, per un verso, ha tolto le castagne dal fuoco ed evitato l’insorgere di nuove tensioni, ma dall’altro ha semplicemente rimandato di qualche mese il problema.

Quel che invece ad oggi non è in agenda, nemmeno nel Cuneese, è la federazione del centrodestra.

Nel 2022 si voterà a Cuneo, Savigliano e Mondovì.

L’unica forza politica ad aver finora spiegato le vele è stata FdI, che ha mandato in avanscoperta il capogruppo regionale Paolo Bongioanni alla ricerca di un candidato sindaco.

L’intento è quello di arrivare prima degli (eventuali) alleati mettendoli con le spalle al muro, specie nella città capoluogo. E in effetti FI e Lega, per il momento, stanno a guardare.

I primi cercano di interpretare la strategia del Cavaliere e di immaginare che ne sarà di loro tra un anno e mezzo quando si andrà alle urne. I secondi aspettano ordini dal Capitano che, come sempre, arriveranno soltanto all’ultimo minuto. 

Giampaolo Testa

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