«Comprendiamo la ratio degli ultimi provvedimenti legislativi, ovvero la necessità di garantire e preservare la salute pubblica e quella di ogni singolo cittadino italiano ma questa esigenza deve conciliare o comunque non compromettere l’economia, già oltremodo colpita, dei nostri territori». Con queste parole si chiude la lettera che i sindaci delle Unione montana dei Comuni delle Valli Chisone e Germanasca hanno indirizzato al presidente della Regione Alberto Cirio e la presidente del Consiglio Giuseppe Conte dopo l’ulteriore stretta per ridurre il contagio.
Diversi i punti toccati nella lettera: dai bar ai ristoranti, passando per piscine, cinema, palestre e teatri. I primi cittadini ricordano gli sforzi fatti dagli imprenditori per adeguarsi alle norme di distanziamento sociale e respingono la decisione di una serrata complessiva di alcuni settori, che non tiene conto delle peculiarità di un territorio e, a loro dire, è l’ammissione di non riuscire a fare controlli: «Allora vedere le immagini di Cervinia o gli assembramenti della movida delle grandi Città non fanno altro che alimentare una rabbia sempre più diffusa per uno Stato che alla fine colpisce tutti in modo indiscriminato, anche e soprattutto chi, comprendendo la gravità del contesto, ha adottato tutte le cautele del caso».
Un riferimento particolare va all’impianto sciistico di Prali, che è vitale per l’economia di una zona: «L’eventuale chiusura ad esempio di un impianto sciistico come quello del Comune di Prali che si è adottato di ogni misura per garantire il necessario distanziamento sociale tra i fruitori degli stessi impianti vuole dire colpire direttamente ed indirettamente tutta la Val Germanasca con un impatto occupazionale drammaticamente importante generalizzando colpevolmente le immagini di Cervinia ai nostri territori».
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