"Il progresso in diversi campi è andato velocissimo e la società è stata lasciata ad arrancare, e ha finito per strapparsi: noi di Azione puntiamo alla libertà individuale senza dimenticaci però di accompagnare la società nella Storia.
La ragione per cui non siamo già riusciti a farlo è perché non abbiamo voluto essere una comunità di destino fino alla fine. Ma è un dovere civile, quel che abbiamo ereditato è forse tempo di guadagnarselo.
Ed è complicato, difficile, specie in un paese che ha pudore della passione. Ma l'unica cosa che veramente ci separa dalla morte è la passione".
Parole di Carlo Calenda, leader del movimento politico "Azione" e protagonista nella serata di ieri (mercoledì 30 settembre) di un incontro, tenutosi a Cuneo in una piazza Virginio davvero gremita, nel quale ha presentato il proprio libro "I Mostri (e come sconfiggerli)" (Feltrinelli, Serie Bianca).
A dialogare con lui il banchiere fossanese Beppe Ghisolfi e ad aprire i lavori l'organizzatore dell'incontro, Enrico Costa: "Ho organizzato tanti incontri politici, ma una risposta di questo tipo non l'avevo mai vista" assicura quest'ultimo, che loda il modo di fare di Azione - nata da meno di un anno -, collegandolo a quello della provincia Granda, fatto di concretezza e passione.
Al centro dell'incontro i mostri che danno il titolo al libro, e che per Calenda - che ha anche ricordato come si sia fidanzato con sua moglie proprio in terra cuneese, a Dronero - sono il rapporto con la politica, l'ignoranza, la burocrazia e i media.
"Noi non crediamo che la politica possa raggiungere, tramite lo Stato, gli obiettivi più alti a cui aspiriamo nella nostra vita personale, un pensiero che porta inevitabilmente a guardare all'immediato e che ha realizzato un "paese fai da te": dammi una soluzione rapida e dammela subito, al resto ci penso poi.
Questo ha portato a morire la comunità nazionale e ha permesso alla popolazione italiana di inserirsi per il suo 33% nelle prime tre tacche dell'indicatore dell'analfabetismo funzionale".
"Quando è accaduto che, noi, si sia diventati così codardi da lasciare il paese in mano a un bipolarismo fatto di persone che non hanno mai lavorato un giorno in vita loro? A politici-eco come Giorgia Meloni, che non propongono mai risoluzioni ai problemi che presentano".
"Trenta, quaranta e cinquanta anni fa volevamo politici che fossero più preparati di noi, migliori di noi; oggi, invece, vogliamo politici che pensino e parlino come noi - ha continuato Calenda, incalzato dalle domande di Ghisolfi - . I politici incompetenti, quindi, ce li siamo votati, aiutati anche dal fatto che lo scontro destra-sinistra non si sia mai modernizzato nel tempo, rendendo la politica italiana, oggi, simile al Palio di Siena: l'obiettivo primario non è vincere, ma non fare vincere gli altri".
"La politica ha perso il proprio senso etimologico sostanziale: o è arte di governo o non è nulla. Morta la politica, è morta anche la realtà; bisogna cambiare il paradigma, i nostri tanti problemi, che non sono nuovi ma si sono acuiti negli ultimi trenta anni, altrimenti, non si risolvono" ha sentenziato il leader di Azione.
Una chiacchierata informale ma molto seria, in cui Calenda non ha risparmiato nessuno (proprio come ci si aspettava facesse il fondatore di un movimento che rifiuta ogni categorizzazione politica): le Sardine ("Se i decreti sicurezza li tiene la destra è perché sono fascisti, se li tiene la sinistra in piazza non c'è nemmeno un totano"), il MoVimento 5 Stelle ("Il male assoluto: hanno valori e non un programma politico. Sui primi non puoi fare compromessi altrimenti perdi, com'è accaduto, sul secondo invece sì"), l'informazione ("Oggi si è imbarbarita. Nessuno fa più domande e questo è sintomo di un problema molto più vasto"), l'Europa e il Recovery Fund ("Quel che conta è la gestione.
E l'UE sarà davvero libera di lavorare quando caccerà i paesi dell'est dal suo interno") e le organizzazioni sindacali e di categoria ("Inaccettabile che i sindacati e Confindustria riflettano sulle politiche da attuare facendo una lista di cose che vogliono senza mai mettere sul piatto dei sacrifici. Hanno, come molti, questa idea che lo Stato sia una persona esageratamente ricca con cui fare un braccio di ferro, e non noi e i nostri soldi").
Gli ultimi minuti dell'incontro sono stati riservati alle domande del pubblico, che ospitava non solo diverse personalità della politica cittadina e provinciale, ma anche molti giovani: questi hanno chiesto quale consiglio Calenda può dare ai giovani italiani, e perché i "cervelli in fuga" debbano poi tornare in Italia.
"Quello che stiamo facendo ai giovani in questo paese è terribile; non dovete tornare, abbiamo fatto l'Europa apposta - ha risposto - , il problema è che partire non è più una scelta, ormai. Personalmente non regalo mai consigli, mia figlia lavora a Londra e fa la fotografa a cottimo, e non ha mai chiesto o ricevuto facilitazioni di nessun tipo. Dovete unirvi, farvi sentire, i giovani ora come ora sono un gruppo di elettori troppo piccolo".
Commenti