Dovevano rimanere sotto i balconi del MIUR di corso Vittorio Emanuele II, per far sentire la voce degli insegnanti (precari soprattutto) e quella dei ragazzi (Fridays for future e non solo). In realtà la giornata di venerdì ha fatto riscoprire - con o senza dpcm - le manifestazioni di piazza a Torino. In corteo anche molti attivisti no TAV, qualche bandiera di partiti politici e un mix di istanze e di voci di protesta.
Il corteo per la scuola post-Covid che ha messo nel mirino il Governo e soprattutto la ministra dell'istruzione Azzolina si è infatti mosso per le vie del centro della città, bloccando traffico e trasporto pubblico in corso Re Umberto, piazza Solferino, via Micca e piazza Castello. Sotto la Regione la conclusione, con l'annuncio di un'assemblea permanente.
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Tutto si è svolto in relativa tranquillità: fumogeni, cori, qualche slogan contro le forze dell'ordine, soprattutto quando il percorso è stato forzato verso piazza Solferino, impedendo di raggiungere la Città Metropolitana. Attimi di tensione, ma nulla di più, con la musica ad alto volume che interveniva a smorzare gli animi più accesi.
Sul tavolo, anche dopo un confronto avuto da una delegazione di manifestanti, restano i temi delle nomine, in ritardo rispetto alle esigenze delle classi. Ma anche la gestione della didattica a distanza, oltre che delle cosiddette classi-pollaio, una realtà attuale nonostante le norme di distanziamento anti Covid.
Dopo l'avvio delle lezioni e lo stop per il voto, ora si ricomincia davvero. Le risposte, positive o negative, a richieste e timori non tarderanno ad arrivare.
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