Era così determinato a compiere il suo piano criminale che aveva studiato ogni dettaglio. Le informazioni le aveva ricavate da una nota trasmissione tv americana, dal contenuto macabro, che indottrina su come uccidere in 'mille modi'. È stato lo stesso Alberto Grosso- il 53enne di Villanova d’Albenga che stamani dopo una fuga lunga molte ore ha deciso di consegnarsi all’alba ai Carabinieri di Pieve di Teco- a dirlo agli investigatori del comando provinciale e al pm della Procura di Imperia durante l’interrogatorio.
L’uomo, che adesso si trova in carcere, è stato fermato con accuse gravissime: strage, furto e tentato furto di auto, furto in abitazione, detenzione abusiva di armi e porto abusivo di armi nonché il reato relativo alla detenzione di inneschi esplosivi. Ieri pomeriggio infatti, ha cercato di far saltare in aria con il gas la casa della sorella e del cognato, predisponendo due dispositivi con timer per l'esplosione. Una tragedia scongiurata dall'intervento tempestivo dei vigili del fuoco. L'abitazione, a pochi passi dalla caserma dell'Arma a Villanova d'Albenga, si trova infatti circondata da altri immobili abitati.
Per il Comandante provinciale dei Carabinieri di Imperia, Andrea Mommo, non ci sono dubbi: poteva essere una strage. “Dalle fotografie visionate sicuramente poteva esserlo poiché la palazzina si trova proprio di fronte alla caserma dei carabinieri e nelle vicinanze sono presenti altri plessi". Secondo la ricostruzione Grosso aveva collegato un innesco, cui erano uniti due fili, il quale avrebbe dovuto generare una scintilla. La casa ormai era invasa dal gas e se non fossero intervenuti i vigili del fuoco, dopo 40 minuti, l’immobile sarebbe saltato in aria.
Per assicurare alla giustizia il 53enne c’è stato un lavoro sinergico da parte dell’Arma che ha visto impegnati decine di carabinieri ed è per questo che il colonnello Mommo si complimenta “con i militari che hanno operato, che con bravura e lungimiranza sono riusciti in tempi rapidi a organizzare e prevenire possibili conseguenze gravissime. Questa sinergia che abbiamo avviato tra i reparti del comando provinciale di Imperia e quelli di Savona hanno consentito di fare subito quadrato e quindi un grande coordinamento per arrivare alla soluzione del caso. Il secondo aspetto che mi piace evidenziare, continua il comandante provinciale, è che grazie alla capillarità dell'Arma è stato possibile operare ed intervenire in tempi rapidissimi su più fronti quindi Nava, Pieve di Teco e Villanova d'Albenga. A questo bisogna aggiungere che il soggetto sicuramente stava studiando da parecchio tempo le modalità per come approcciare e operare. Considerate che nel corso dell'interrogatorio lo stesso ha dichiarato, non avendo competenze tecniche specifiche, di aver acquisito i rudimenti per preparare l'innesco all'interno della sua abitazione attraverso una famosa trasmissione televisiva. Questo rende ancor più grave e preoccupante la modalità esecutiva, all'interno dell'abitazione abbiamo trovato due timer con dei fili elettrici posizionati in prossimità dello scarico del gas della cucina".
In quella casa, i Carabinieri trovano anche un altro particolare inquietante: le foto del cognato con dei coltelli conficcati sopra, simbolo esplicito dell’intento vendicativo di Grosso verso il parente.
Alberto Grosso, già noto alle forze dell’ordine, sarebbe stato ossessionato di non aver ricevuto la parte giusta dell’eredità e ha riversato nei confronti della sorella e del cognato tutto il proprio odio. Anche questo particolare lo ha confessato agli inquirenti. “Durante l’interrogatorio -prosegue il colonnello Mommo- ha riconosciuto le sue responsabilità riconducendo il tutto ad un astio ormai connaturato da tempo con la sorella per l'assetto ereditario, i lasciti ereditari da parte materna”. Dopo aver predisposto il timer con l’innesco l’uomo si è diretto a Pornassio, in provincia di Imperia, e qui si è rivolto ad un'officina meccanica in quanto rimasto in panne con l'auto. Rabboccata di carburante e rimessa in sesto, però, la vettura non è ripartita; l'uomo ha quindi tentato di rubare un'auto nei pressi dell'officina, ma è stato bloccato dal proprietario della stessa. A quel punto si è dato alla fuga a piedi, abbandonando la Citroën sulla quale era arrivato. Su questa macchina poi sono stati rinvenuti un fucile, due pistole, un machete, una borsa con gioielli, una tenda e una bombola da 20 litri di gas con una certa quantità di cibo e bevande, segno che ha pianificato la fuga.
Come ci spiega il comandante provinciale Mommo “c’era il materiale necessario per potersi accampare un po' ovunque: machete, coltelli, viveri e bevande per poter sostenere almeno per venti giorni l'abbandono dalla società". Grosso non ha, però voluto dire, almeno fino ad oggi, di chi fossero le armi e soprattutto dove le ha reperite. “Questo non ha voluto spiegarlo, prosegue Mommo, anche in considerazione che lui ha programmato tutto proprio perché la sorella e il cognato sono in vacanza in un'altra regione d'Italia (a Tormina, nel messinese ndr). Sulla proprietà delle armi sono ancora in corso accertamenti: su di una la matricola è abrasa, sugli altri invece le matricole sono parziali. Dobbiamo fare degli accertamenti più approfonditi, eventualmente anche avvalendoci del Racis”.
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