"Torino avrà un sindaco della società civile, gli amministratori saranno persone del fare, competenti e capaci, la città punterà forte su una nuova politica industriale e sulla formazione di alto livello". E' così che vede il futuro di Torino Marco Fontana, il nuovo coordinatore cittadino di Forza Italia.
Un ruolo che ha assunto da poco, su decisione del coordinatore regionale Paolo Zangrillo, prendendo il posto di Davide Balena, ora impegnato nello staff del governatore Cirio. Il suo difficile compito è di rilanciare sul territorio un partito che a Torino è finito un po' troppo nell'ombra, per dargli nuova linfa e un nuovo appeal in vista delle elezioni amministrative della prossima primavera. “Vorrei un partito che sia competitivo – ci spiega –. Per capirci, il mio riferimento è la Forza Italia del 1994 (l'anno di fondazione e quello in cui Fontana ha iniziato come militante, ndr), che puntava sugli uomini e sulla società del fare”.
Fontana, partiamo però dall'inizio. Forza Italia sta perdendo i pezzi?
“No, non credo. O meglio, il partito non sta perdendo la sua identità. Alcune persone che si erano avvicinate poi se ne sono andate. L'ultimo è stato Enzo Liardo, consigliere comunale passato a Fratelli d'Italia. Ma non era nostro dall'inizio, arrivava dall'Udc, così come altri fuoriusciti arrivavano già da altri partiti come Alleanza Nazionale (Alessandro Cammarata) o Moderati (Michele Colaci). Quelli rientrati e poi di nuovo usciti come Enrico Costa? Berlusconi ha parlato in videoconferenza ai vertici del partito e ha detto: 'Non curiamoci di chi ci ha abbandonato perché non è stata soddisfatta una loro aspirazione personale. Non sono molti, ma quelli che se ne vogliono andare è meglio che lo facciano. Liberano spazio per quelli che ci credono davvero'. Ecco, il presidente ha sicuramente ragione".
Ci sono voci che danno per vicino il passaggio del governatore Cirio a Fratelli d'Italia...
"Sicuramente c’è chi vuole mettere queste voci in giro, per trarne qualche tipo di vantaggio. Non mi risulta alcun passaggio del presidente in alcun altro partito. So che è concentrato nel suo ruolo di guida del Piemonte in uno dei momenti più difficili e delicati per il nostro territorio, dal dopoguerra a oggi. Non possiamo perdere tempo nella fantapolitica o negli eventuali percorsi personali di singoli".
Quali saranno le sue prime mosse?
“Il mio coordinamento non avrà argomenti tabù. Un'analisi seria deve valutare gli errori del passato, ma anche essere dieci mosse avanti nel futuro. Però posso già dire che i primi temi che affronteremo, già da settembre, saranno tre: famiglia, scuola e casa. E poi c'è il problema che in realtà li racchiude tutti e tre: quello del lavoro e della crisi economica. L'aumento delle richieste di voucher scuola e reddito di cittadinanza non va sottovalutato: è anzi il primo segnale da trattare con lucidità e attenzione. Siamo estremamente preoccupati per la tenuta sociale alla ripresa in autunno quando verranno via via meno i blocchi ai licenziamenti e lo stop agli ammortizzatori che evidentemente non possono essere reiterati all'infinito”.
A quali persone si rivolgerà?
“Il mio obiettivo è costruire un gruppo di persone capaci, anche attingendo in quel bacino di uomini e donne che a un certo punto hanno smesso di fare politica per creare imprese e lavoro o per far crescere la loro attività: sono le persone del fare, di valore, che si erano avvicinate alla politica non per perseguire interessi personali ma perché competenti in determinati ambiti e volevano dare un loro contributo. Vorrei coinvolgerle nuovamente facendo capire che Forza Italia può essere quella di allora, che il nostro partito è l'unico collante moderato e centrista con cui il centrodestra unito può vincere”.
Quindi l'idea è riportare dentro gente che ormai si è allontanata dalla politica?
“No, o comunque non soltanto: vorrei gente competente che arrivi dal mondo del lavoro. Per parlare con gli insegnanti serve un'insegnante, con i commercianti un commerciante. E così via. Vorrei che i nostri candidati rappresentassero dei mondi. Forza Italia deve essere il contenitore che permette alle associazioni di categoria di entrare con i loro rappresentanti in Consiglio comunale”.
Chi sarà il vostro candidato sindaco?
“Ci presenteremo alle elezioni come centrodestra unito. Sappiamo bene che lo slot Torino appartiene alla Lega, che tocca a loro decidere chi sarà il candidato. Però noi faremo delle primarie per arrivare a proporre un nostro nome agli alleati, che faranno le loro valutazioni. Una certezza: il nostro candidato, ma anche quello che sarà poi scelto per tutto il centrodestra, arriverà dalla società civile. L'altra volta il centrodestra era separato, questa volta, uniti, potremo vincere”.
Come vede il futuro di Torino?
“Punteremo sulla formazione. Se c'è formazione, c'è capitale umano. Torino deve diventare più accogliente, per le persone e per le aziende, prime tra tutte le startup. Faccio un esempio: facciamo le piste ciclabili, ok, va bene, ma è inutile se poi non siamo in grado di portare sul territorio le industrie delle bici. E Appendino, pare chiaro, in questo ha totalmente fallito. Proprio per questo, il nostro obiettivo sarà aumentare la capacità reddituale della Città. E questo, ne sono convinto, si ottiene prima di tutto facendo formazione di alto livello e, di conseguenza, creando un modello che crei ricchezza. Torino ha bisogno di una re-industrailizzazione, serve una forte politica industriale”.
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