Il Nazionale

Sport | 03 agosto 2020, 07:00

Il calcio chiude le porte ai tifosi, il ciclismo li riporta sulle strade. Nibali e Varese in sella quando era più facile restare a guardare

E' caduto e ha picchiato la mano sinistra ma lo Squalo oggi sarà al via del Grande Trittico Lombardo. Che avrebbe potuto non esserci, ma Renzo Oldani ha fatto gruppo e unito anime diverse con un unico obiettivo: ripartire e arrivare sul traguardo, portando la gente sulle strade. Disagi al traffico? Fermiamoci un attimo: abbiamo imparato a farlo...

Il calcio chiude le porte ai tifosi, il ciclismo li riporta sulle strade. Nibali e Varese in sella quando era più facile restare a guardare

Il calcio tiene le porte chiuse al popolo, il ciclismo no e, come sempre, apre una strada, quella della fiducia e del rispetto, scommettendo sui suoi tifosi, sulla fatica e sulla strada, scattando in avanti ("scatto e controscatto" direbbe Adriano Dezan), invece di restare fermo a guardare. Varese oggi torna Mondiale perché il circuito finale nel capoluogo con l'arrivo in via Sacco avrà addosso gli occhi del mondo, e non solo per la mega diretta delle ore 14.45 su Rai 2. Perché portare i tifosi e i ciclisti in sicurezza sulle strade, fin sul traguardo, è un'impresa che solo quei cuori impavidi di Renzo Oldani e della Binda, alleati con gli organizzatori della Bernocchi e dell'Agostoni, potevano togliere dai sogni e portare nella realtà.
Ecco alcuni motivi per cui il Grande Trittico Lombardo non è solo una gara di ciclismo che parte da Legnano e arriva a Varese (leggi QUI tutte le informazioni utili, dal percorso alle strade chiuse, dalla viabilità ai trasporti e al modo in cui seguire la corsa dal vivo o davanti alla tv) ma è una gara che parte e arriva nello stesso punto, un punto che si chiama "coraggio".

1) Il Grande Trittico Lombardo ci fa riabbracciare un grande campione e un grande uomo come Vincenzo Nibali, Squalo di nome e di fatto che ieri sera ha postato una fotografia sul suo profilo (sotto nella gallery), con mascherina e poche parole dopo la caduta alle Strade Bianche dove ha preso una botta alla mano sinistra: «Sospiro di sollievo. Fratture alla mano escluse, solo una gran botta. Domani si torna in gara al Gran Trittico Lombardo». Lo sport e il ciclismo hanno bisogno di uomini così. Cadono, si rialzano e arrivano sul traguardo di via Sacco (speriamo per primi).

2) Sarebbe stato più facile per tutti rinviare all'anno prossimo Tre Valli, Bernocchi e Agostoni, girandosi dall'altra parte. Eppure il ciclismo non è questo e, quando è più difficile pedalare, si mette in gioco. Cerca amici, e gli amici rispondono presente: succede quando hai di fronte persone a cui non si può dire "no", uomini come Renzo Oldani, più bravi nel farsi seguire che nel comandare. Perché hanno sempre dato tutto, anzi: di più. E con la stessa moneta vengono ripagati nel momento del bisogno. La moneta dell'umanità, del sostegno, della caparbietà

3) Probabilmente non splenderà il sole e il tempo sarà brutto, forse non vincerà uno dei favoriti (dal campione olimpico Greg Van Avermaet a Kwiatkowski, Moscon, Visconti, Atapuma) e nemmeno un profeta in patria (Ravasi, Chirico, Covi), magari gli elicotteri della Rai stenteranno a decollare come nella crono da tregenda Gallarate-Sacro Monte del Giro 1990 quando Gianni Bugno fendendo nuvole bassissime, vento, freddo e pioggia piombò nel delirio dei tifosi. Andrà come andrà ma il Grande Trittico Lombardo, la Legnano-Lissone-Varese come la chiama lo speaker Alessandro Brambilla, è la vetta più alta del ciclismo perché dimostra come si può fare gruppo spinti da un dovere più grande: rimettere in sella lo sport e la Lombardia e riportare i tifosi sulle strade, dando un volto e un senso all'unione e al sacrificio di molti.

4) Una società come la Binda e una città come Varese che hanno avuto il coraggio di montare in un giorno due maxischermi, tribune con mille posti assegnati in totale sicurezza nel post Covid e sei chilometri di transenne, muovendo centinaia di volontari per pure passione e senso di solidarietà, e in cui forze dell'ordine, operatori sanitari, ciclisti, amministratori comunali e regionali, organizzatori di realtà con anime diverse riescono a fare squadra, sacrificando tutti qualcosa per ottenere il risultato finale, sono una società e una città di cui andare fieri.
Lo spirito di questo giorno e di questa corsa va difeso e allargato: se la smettessimo per qualche ora o forse per sempre di mugugnare e piangerci addosso, ammettendo innanzitutto a noi stessi che in pochi sarebbero stati capaci di conquistare due ore e mezza di diretta su Rai 2 con un tesoro tutto nostro, ed esportando questo modello in tutti gli ambiti territoriali, saremmo veramente la città e la provincia del futuro, non del passato

5) La viabilità è cambiata, alcune strade saranno chiuse (essenzialmente in centro e a Casbeno e Bobbiate, per scendere alla Schiranna e risalire dai Ronchi), le linee di autobus urbani ed extraurbani circoleranno tagliando fuori il cuore della città: è un piccolo sacrificio per tutti di poche ore che, di fronte al grande sacrificio del lockdown, appare ancor più piccolo. Questi ciclisti e queste persone impegnate oggi sulle strade sono in sella per portare il nome di Varese in tutto il mondo, per farla apprezzare a chi non la conosce, per dire che è bella anche a noi che a volte non l'amiamo abbastanza e per accendere quello spirito d'appartenenza e quell'orgoglio che a volte non sappiamo nemmeno d'avere. Fermiamoci un attimo, il mondo va avanti lo stesso: ce lo possiamo permettere.

6) Mauro Temperelli, segretario generale della Camera di Commercio, ha lanciato una bellissima idea che speriamo possa trovare oggi compimento: sarebbe giusto che a premiare sul palco siano invitati anche rappresentanti del mondo sanitario che ci ha fatto superare momenti difficili e di cui dobbiamo ricordarci anche nel momento del ritorno alla vita normale come può essere una gara ciclistica. Se ci ricorderemo di loro oggi, nella normalità, significa che saremo capaci di farlo per sempre: se lo meritano

Andrea Confalonieri

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