Il Nazionale

Sport | 01 luglio 2020, 07:35

Al Franco Ossola falciano l'erba: sta tornando il Varese? Oggi i biancorossi possono essere in serie D

Un lettore ci invia l'immagine dell'impressionante taglio dell'erba nel campo che fu di Maroso, Bettega e Anastasi proprio nel giorno decisivo per il ritorno della serie D a Masnago. Nato (rinato) il primo luglio? «Il sogno è una squadra di varesini che parta per salvarsi. Poi si vedrà...»

Al Franco Ossola falciano l'erba: sta tornando il Varese? Oggi i biancorossi possono essere in serie D

Nell'immagine della decadenza filtra un raggio di speranza: e così, mentre un lettore appostato chissà come sui gradoni dei distinti ci invia l'impressionante "falciata" del fieno nel campo semiabbandonato che fu di Picchi, Gentile, Maroso, Sogliano, Anastasi, Zecchin, Neto e Pavoletti ma anche di Liedholm, Sannino e Maran, potrebbe arrivare la notizia del ritorno in serie D del Varese, anzi del Città di Varese. 

Non ci sarà da stupirsi, visto che il Varese è sempre stato tutto o niente, fine e inizio, terra e aria, e che è sempre tornato quando nessuno se l'aspettava, o morto quando tutti non se lo sarebbero immaginato: vento delizioso e crudele, una squadra tremenda, estremista, imprevista (dagli altri) e imprevedibile come potrebbe esserlo anche stavolta seguendo la regola storica che dal 1910 l'accompagna, facendosi destino. Una regola che dice: ogni 5 anni cambia la storia. E oggi il Varese potrebbe ritrovarsi in serie D: nato-rinato il primo luglio, invece che il 22 marzo 1910. Se lo meriterebbe, ce lo meriteremmo.


«La pazienza è la virtù dei forti» sarebbero le prime parole dette oggi da chi avesse voglia di riportare Varese e il Varese un po' più vicino a casa, sicuramente allo stadio, titolo di una storia già scritta ma anche tutta da scrivere

Respinto e osannato, amato e odiato, invidiato ed esecrato, il biancorosso merita soltanto una possibilità che faccia rima con varesinità. E con quella frase che Peo Maroso, se potesse, direbbe anche oggi come faceva in serie A o in C2 o in Eccellenza, e che speriamo ripeta anche il prossimo presidente: «Partiamo per salvarci, poi si vedrà». In quel "poi si vedrà" c'è l'essenza del Varese: avventura,  umiltà, sfida, "impossibilità". 

«Mandiamo in campo una squadra di varesini in serie D, e poi vediamo come finisce» aggiungerebbe, anzi aggiunge, uno dei numi tutelari biancorossi, e non si tratta di un ex dirigente ma di un tifoso, seppur grande. Varesini come Simonetto, come Neto, magari come Di Sabato, come Beretta e come tutti i piccoli, grandi uomini che hanno incarnato il biancorosso quando non esisteva più nemmeno una società, un campo, un campionato.

Di sicuro, la strada è tracciata: nelle stelle, nel destino, nella regola dei cinque anni. Ma soprattutto nei tifosi. E nella storia: il Varese è di tutti quelli che lo amano e che lo seguono ma anche di quelli che non l'hanno più seguito, pur amandolo a distanza. Il Varese è di tutti. E proprio per questo merita, almeno, la serie D. Poi si vedrà.

Andrea Confalonieri

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