È una Festa della Repubblica inedita quella celebrata oggi a Torino, ancora provata da tre mesi di lockdown. La cerimonia si è tenuta nel cortile della Scuola di Applicazione dell'Esercito in via Arsenale, alla presenza di militari, istituzioni e giornalisti, tutti a distanza e muniti di mascherine. "In questi mesi la collaborazione fra le istituzioni non è mai mancata - ha detto il prefetto di Torino Claudio Palomba - e anche se su qualche aspetto la pensavamo diversamente abbiamo agito tutti insieme per tutelare i cittadini".
All'evento ha partecipato anche la sindaca Chiara Appendino: "Oggi non siamo in piazza, luogo che per definizione accoglie in maniera reale e ideale tutti i cittadini e noi che abbiamo l’onore di rappresentarli. Oggi non isseremo le bandiere davanti agli edifici che sono simbolo e storia della nostra città e del nostro territorio. Oggi, più che mai, prima di onorare il passato e di guardare al futuro, dobbiamo fare i conti col presente, un presente difficile, che vede purtroppo numerose vittime. A cui, unendoci alle loro famiglie, rivolgiamo un pensiero". La prima cittadina ha poi parlato di scuola: "Tra i tanti temi che avrei potuto o voluto toccare in questa occasione, c’è un appello che mi preme particolarmente. Ovvero quello dell’importanza della scuola come Istituzione cardine della nostra democrazia, oggi più che mai. Non so dire se in questi mesi se ne sia parlato a sufficienza. So però, per certo, che la scuola, e con essa i nostri ragazzi e gli insegnanti che provvedono alla loro formazione, hanno subìto un colpo durissimo a causa dell’emergenza coronavirus. Quando un alunno perde l’occasione di apprendere di migliorarsi - ha aggiunto Appendino - con lui lo sta perdendo tutta la comunità. Li c’è il nostro futuro e lì ci sono le nostre speranze. Dai nostri giovani, dalla loro formazione, passa tutto ciò che saremo domani. Per questo motivo le contingenze dell’oggi non devono mai avere il potere di annebbiare le necessità del domani. Il mio appello, a tutte le Istituzioni e a tutti i cittadini, è che ci sia il massimo impegno da parte di tutte e tutti per preservare e investire sulla scuola, come pilastro della nostra Repubblica. Il diritto all’Istruzione è alla base di tutto ciò che celebriamo qui oggi".
A insistere sul tema dell'istruzione anche il presidente della Regione Alberto Cirio, che ha bacchettato il Governo: "Capisco che il calcio è importante e sono anche un tifoso, ma la scuola lo è di piú. Vedere che in Italia fra pochi giorni riparte la Serie A ma intanto i nostri bambini sono ancora a casa a non imparare non ha senso. L'augurio è che finalmente il governo italiano e il ministro della pubblica istruzione abbiano la determinazione, cosí come il governo l'ha avuta per far ripartire la Serie A di calcio, nel far ripartire la scuola. La scuola deve essere una priorità non solo nelle dichiarazioni di intenti ma anche negli stanziamenti e nelle regole operative".
A proposito del 2 Giugno, Cirio ha sottolineato come "sia importante sempre, ma quest’anno assume un significato speciale. Perché non ci sarebbe democrazia senza libertà, né libertà senza democrazia. La nostra Repubblica, però, ci insegna che c’è un valore ancora più grande, che è la vita. Ed è in nome della tutela della vita che ci siamo privati della nostra libertà. Oggi festeggiamo il senso dello Stato, che è quello di aiutarsi e stare insieme. E in Piemonte le donne e gli uomini dello Stato sono donne e uomini eccellenti. Questi 100 giorni - ha continuato il presidente - ci hanno insegnato il valore del lavoro di ogni persona. Come avremmo fatto se accanto al personale sanitario, alle forze dell’ordine, alle istituzioni non avessimo avuto l’impegno di chi lavora in un supermercato, di chi le merci le trasporta. In un momento in cui era facile restare soli, noi soli non lo siamo mai stati".
A fine cerimonia Appendino ha dribblato i cronisti che le chiedevano del Teatro Regio, mentre Cirio ha risposto alle domande: "Il commissariamento puó essere un passaggio assolutamente necessario, quello che mi interessa è difendere un'eccellenza assoluta mondiale, ma difenderla significa anche salvaguardarne gli aspetti di correttezza contabile. Non è possibile continuare ogni anno a immaginare che con i soldi delle Fondazioni o degli enti pubblici si vadano a ripianare deficit milionari, vuol dire che qualcosa non funziona. Un anno puó capitare, ma quando si consolida un passivo è necessario andare a fondo. Il rischio di licenziamenti - ha aggiunto il governatore - arriva dal fatto che ci sono milioni di euro di passivo. Per salvaguardare l'eccellenza del Regio e i suoi lavoratori dobbiamo far si che questa realtà abbia una sua stabilità economica. Ció non significa che la Regione e il Comune non debbano piú investire, anzi continueremo a farlo".
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