Lorenzo Bernard è uno che di rinascite se ne intende, per questo il rinvio dei Giochi Paralimpici di Tokyo 2020 non può scalfirlo più di tanto. L'atleta torinese di para-rowing (il canottaggio praticato da persone con disabilità, ndr) in forza alla Società Canottieri Armida, classe 1997 e fortemente ipovedente dal 2013 a causa di un terribile incidente, è infatti il protagonista di una carriera in rapidissima e luminosa ascesa che l'ha portato a conquistare medaglie, titoli e record mondiali fino ad ottenere il pass per la competizione più ambita in assoluto. Con lui abbiamo analizzato, ripercorrendo le tappe della sua vita e della sua storia sportiva, sensazioni, criticità e opportunità che possono nascere dal momento di estrema difficoltà e incertezza causato dall'emergenza coronavirus.
Ti sei ritrovato, nel giro di poco tempo, dalla gioia per la qualificazione alle Paralimpiadi nel para-rowing alla delusione per il rinvio di un anno a causa dell'emergenza coronavirus. Puoi descrivere queste due sensazioni contrastanti?
Ottenere la qualificazione è stata un'emozione pazzesca: portare la barca a Tokyo era il mio sogno, siamo riusciti ad arrivare terzi ai Mondiali di Linz e questa medaglia di bronzo ha aggiunto un'ulteriore soddisfazione. Il rinvio a causa del coronavirus è negativo perché a queste Paralimpiadi tenevo tantissimo ma, avendo una barca giovane e un anno in più per migliorarci, più tempo avremo a disposizione e meglio sarà.
Tornando alle prestazioni sportive, quali sono stati i traguardi intermedi per ottenere il pass per Tokyo 2020?
L'equipaggio è stato assemblato ad aprile del 2019: la prima medaglia, d'argento, è arrivata in Coppa del Mondo a Potsdam, seguita da quella di bronzo ai Mondiali già citata. A livello personale, invece, lo scorso febbraio a Parigi ho ottenuto titolo e record del mondo sui 2mila metri nella specialità indoor rowing.
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In quale categoria gareggerete e chi sono i tuoi compagni di barca?
La categoria è la PR3, riservata ad atleti con un grado di mobilità tale da permettergli di eseguire tutto il carrello e con remata identica al canottaggio tradizionale. I miei compagni di squadra, invece, sono Alessandro Brancato, Greta Elizabeth Muti, Cristina Scazzosi e la timoniera Lorena Fuina.
Per i neofiti, puoi spiegate la differenza tra indoor rowing e rowing all'aperto?
Il rowing è il canottaggio classico sull'acqua, nel mio caso in barca olimpica a quattro con equipaggio composto metà femminile e metà maschile più il timoniere. Le gare di indoor rowing, invece, si svolgono solitamente nel periodo invernale con simulazione di remata al remoergometro (nome tecnico del “vogatore” o “rematore”, ndr).
Hai già riprogrammato la preparazione in vista del prossimo anno?
Non ancora perché, al momento, la situazione è poco chiara e non so ancora quando potremo fare il prossimo raduno. L'indicazione, per tutti, è quella di allenarsi e mantenere la forma, non perdendo nulla per poi iniziare al meglio quando tutto questo sarà finito.
Come ti stai allenando in questi giorni di distanziamento sociale forzato?
Fortunatamente a casa sono messo bene: ho la bicicletta per fare cardio e il remoergometro per gli allenamenti “in barca”. Ovviamente manca l'uscita all'aria aperta e il contatto con gli strumenti reali del canottaggio, ma sicuramente avremo la possibilità di recuperare.
Facciamo un salto indietro nel tempo, alla tua storia, alla tua vita che è cambiata improvvisamente qualche anno fa: puoi raccontarci come?
Il 2 marzo del 2013, coltivando con un mio amico in campagna, trovammo casualmente un ordigno che ci esplose in faccia provocando la perdita di una mano e della vista a lui e della vista a me. Da allora la mia vita è cambiata completamente, ma l'inizio della pratica sportiva mi ha dato una grandissima mano a venire fuori da tutto.
Come ti ha aiutato lo sport nel riprendere in mano la tua vita?
Mi ha fatto capire che potevo fare qualcosa e che, nonostante tutto, non ero diverso dagli altri. Per fortuna ho avuto modo, in questi anni, di conoscere tantissime persone con e senza disabilità che mi hanno aiutato a rimettermi in gioco.
Hai iniziato con lo sci per poi passare al canottaggio, perché questo cambio?
In realtà ho praticato moltissimi sport: ho iniziato con lo sci perché mi ha spinto una passione che avevo fin da piccolo. Nonostante la partecipazione a qualche gara di Coppa Europa con la Nazionale, però, ho capito che quella non sarebbe stata la mia strada. Dopo essere passato all'atletica, con getto del peso, lancio del disco e 100 metri, è poi nata la passione per il canottaggio, vero e proprio colpo di fulmine avuto anche grazie ad una Società Canottieri Armida che ha subito creduto nelle mie potenzialità e mi ha cresciuto.
Da lì è nata una carriera in rapidissima ascesa che ti ha portato a conquistare numerosi titoli e record, puoi ricordarne qualcuno?
La mia carriera è iniziata nel 2018: nella prima gara internazionale, a Copenaghen, ho ottenuto un 18esimo posto nella categoria under 23. Nel 2019, invece, sono arrivati i primi record del mondo indoor nei 5mila e 6mila metri, seguiti da quello di quest'anno nei 2mila, distanza più importante del canottaggio.
Quale sarà il tuo obiettivo alle Paralimpiadi?
L'obiettivo è sicuramente quello di arrivare a conquistare una medaglia e, considerato il risultato ottenuto ai Mondiali, questa possibilità c'è. Anche se le Paralimpiadi sono una competizione a sé per tutta una serie di fattori, con un anno di tempo in più per migliorarci abbiamo tutto le carte in regola per fare bene.
In un periodo difficile come questo, cosa diresti a te stesso e a chi ti sta intorno?
Dobbiamo restate uniti e a casa in modo che tutto questo possa finire il più in fretta possibile, per ricominciare al meglio e tornare alla normalità.
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