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Sport | 14 aprile 2020, 08:30

DILETTANTISMO, A CHE PUNTO SIAMO? - Ripresa improbabile: ecco perchè

Lnd, il "silenzio che fa rumore"...

DILETTANTISMO, A CHE PUNTO SIAMO? - Ripresa improbabile: ecco perchè

Senza tanti giri di parole: la ripresa del calcio dilettantistico relativamente alla stagione 2019/2020 è sempre più improbabile. Ecco perchè.

1 - Da ormai qualche settimana la Lnd ha stoppato quasi totalmente le comunicazioni ufficiali, ad esclusione delle proroghe delle misure restrittive in vigore per il momento fino al 4 maggio 2020. Non si sa più che dire e che fare: brutta aria. Le regole, i tempi e i modi di un'eventuale ripresa non si possono più dettare. E' il Coronavirus, ovvero l'emergenza, a dettare le regole.  

2 - La speranza di poter usufruire dei mesi interi di maggio e giugno (in questo caso tutti i campionati dall'Eccellenza in giù sarebbero potuti terminare dovendosi giocare 8-9 partite per girone) nell'ottica di concludere la stagione è ormai sparita e tramontata all'orizzonte. La data del 3 maggio come "termine fase 1" non significherà affatto che a partire dal 4 maggio la vita tornerà immediatamente come prima. Anzi...

3 - Abbiamo sempre detto e saputo: il "destino" dei dilettanti non potrà che essere subordinato a quello delle categorie ai piani superiori. E allora partiamo dalla serie A e da quelle che potranno essere le date di un'eventuale ripresa: allenamenti dal 4 maggio (di questo si parla ormai a ritmo serrato negli ultimi giorni) e possibile/probabile ritorno in campo il 30 maggio. Sottolineato: se tutto andrà bene, se non ci saranno più casi di positività tra i professionisti, se tutte le società riusciranno a sanificare gli ambienti e a svolgere allenamenti rispettando le misure di sicurezza, anche a patto di proseguire sempre a porte chiuse. La pallacanestro, il volley, il rugby, Wimbledon (tennis), le Olimpiadi e molte altre discipline si sono fermate: il calcio, almeno quello di serie A, vuole invece continuare a testa alta per tentare di finire la stagione. A tutti i costi. Anche fino a luglio o agosto. Troppo alto il rischio di "ricorsi", in questo mondo milionario che sembra non conoscere ostacoli neanche di fronte ad una pandemia globale, nel caso dell'annullamento totale della stagione.

4 - Ecco che ci agganciamo al "tasto dolente" per il dilettantismo. Sanificare gli ambienti, verificare le condizioni degli atleti con un medico "interno" (come inizialmente richiesto dalla Lnd), garantire la negatività dei calciatori, allenarsi in condizioni di sicurezza: ma di costa stiamo parlando? Tutto ciò è inapplicabile al dilettantismo. Esempio concreto: quante società di Prima, Seconda o Terza Categoria utilizzano uno spogliatoio che si può certamente definire "piccolo e scomodo" per 20-25 giocatori? In ogni caso in tempi "normali" andava benissimo, ma non in "emergenza Coronavirus". E poi: chi potrà (e vorrà) inserire nell'organico un medico sociale che monitori costantemente la situazione dell'ambiente, considerando che molti giocatori dilettanti sono appunto "lavoratori" all'esterno, con tutti i rischi che ne conseguono? Quali presidenti (già presi da ben altri problemi...) saranno pronti a rischiare sul penale mettendo in gioco la loro responsabilità per chiudere un campionato dilettantistico?

5 - Nel caso di un prolungamento della stagione oltre il 30 giugno per il dilettantismo: come derogare questa data? Come gestire contratti, prestiti, svincoli dei 25 anni, premi di preparazione, tasse e iscrizioni?

6 - Infine, un calcolo semplice semplice. Come si può pensare che i dilettanti possano chiudere la stagione a luglio e/o agosto come i professionisti o che si possa tenere un ritmo da 3 partite alla settimana? Il rischio-sicurezza verrebbe accompagnato da diversi problemi logistici (un mercoledì qualsiasi l'Atletico Torino o il Vanchiglia dovrebbero scendere a Tortona o Castellazzo in Eccellenza, o viceversa, i valdostani dello Charvensod dovrebbero fare la stessa cosa per arrivare nel torinese o a Bussoleno per giocare contro l'Union, e via dicendo in tutti i campionati...) e dalle solite problematiche legate alle spese per affittare campi omologati per l'illuminazione (molte società di Prima Categoria dovrebbero migrare altrove poichè sprovviste di terreni di gioco a norma, altre spese in arrivo a carico delle società).

Insomma, a meno di una discesa rapidissima a zero contagi e ad un ritorno alla normalità "miracoloso e inaspettato" sarà sempre più probabile che il dilettantismo si fermerà per giusta causa. Ovviamente spetterà a Federazione e Lnd decidere che cosa fare di una stagione giocata per trequarti, cosa fare di sacrifici agonistici, risultati sportivi e classifiche. Come fare per non penalizzare le prime classificate? Come fare finta che non si sia mai giocato e rimettere in corsa, nella stessa categorie, le ultime classificate il prossimo anno? Queste, e molte altre, diventeranno risposte e patate davvero bollenti. Probabile una regolamentazione straordinaria, un sistema di decisioni mai visto prima. Che tutti dovranno accettare.

In conclusione, un domandone: almeno 30 club in Piemonte hanno già dichiarato il "no" secco al ritorno in campo. Cosa succederà se questo dovesse invece verificarsi? Citiamo una società su tutte, il Valduggia, che ha scritto queste parole sul proprio canale ufficiale Facebook: "Qualora la Lega dovesse decidere di riprendere il campionato, la nostra squadra non scenderà in campo, poiché ci sembra totalmente assurdo che in una situazione così delicata si parli di riprendere un campionato che, nelle condizioni odierne e molto probabilmente di alcuni mesi a venire, potrebbe dimostrarsi una bomba a orologeria per la salute pubblica". Forte e chiaro. Nel caso di una ripresa dei campionati 2019/2020 sarà molto difficile, praticamente impossibile, rivedere in campo il Valduggia e molte altre decine di club. Ricorso al "buon senso" o guerra aperta tra club e Federazione? Lo scopriremo, speriamo, molto presto...

 

Michele Rizzitano

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