Sebbene le parole del Ministro per lo sport Vincenzo Spadafora - cui anche FIGC e Lega dovranno attenersi - non lascino granché spazio alle residue speranze di vedere ripartire il massimo Campionato di calcio di casa nostra (da qualche parte si adombra che soltanto dopo il ponte del 1 maggio qualcuna delle aziende oggi in cassa integrazione potrebbe riaprire i battenti) il ritorno alla normalità del calcio continua - in taluni ambienti - a venirci presentato come una delle priorità da risolvere il più in fretta possibile.
Una posizione all’interno della quale - lo abbiamo già scritto - non ci riconosciamo in alcun modo: prima le mascherine protettive, i respiratori, i posti letto in ospedale, le fabbriche chiuse ed il sostegno a chi non ce la fa ad arrivare a fine mese con qualcosina in più dei 400 milioni sino ad oggi stanziati (non ci risulta che fra questi ci sia qualche calciatore, neppure quelli che si sono ridotti lo stipendio ed alla cui decisione plaudiamo). Poi, semmai, se tutto dovesse andare bene, ben venga anche la ripartenza del calcio (presumibilmente a porte chiuse). Meglio ancora se nella stagione 2020/2021. Quando, lo speriamo tutti, la “normalità” potrebbe essere veramente tale, o quasi. E tutti potremmo tornare ad affollare gli stadi.
Per intanto il “casus belli” della ripartenza o meno dell’attuale campionato, secondo “Il Corriere dello Sport”, spacca letteralmente in due la Serie A.
Detto dell’apparente neutralità di Juventus ed Udinese, favorevoli a che tutto si concluda, foss’anche ad agosto, ci sono quelle Società che alla stagione in corso hanno da chiedere ancora moltissimo: la Lazio, in corsa per lo scudetto, la Roma ed il Napoli, che ancora potrebbero ambire ad una qualificazione alla Champions, l’Atalanta, splendidamente ai quarti di Champions, ma anche altre formazioni tra le quali il Cagliari e il Verona.
Sul fronte opposto ci sono invece quelle squadre che a questo campionato non hanno più nulla da chiedere o perché la classifica è compromessa e con una Serie A assurdamente a 22 squadre nell’anno degli Europei eviterebbero la retrocessione (Brescia e Spal) o traballante (Torino, Sampdoria e Genoa). Di questa frangia fanno parte anche Inter e Milan, che con i rispettivi presidenti hanno però sin da subito messo al primo posto la tutela della salute dei tesserati.
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