Il Nazionale

Cronaca | 29 marzo 2020, 12:04

Sanremo: padre e figlio non possono entrare insieme al supermercato, scatta la denuncia alla Questura. La storia

I due protagonisti della storia, padre e figlio, sono andati ieri al supermercato intorno alle 18.20. All’ingresso 3 donne con mascherine, dietro al bancone dell’accoglienza fermano l'uomo ed il figlio di 7 anni che non sarebbe potuto entrare.

Sanremo: padre e figlio non possono entrare insieme al supermercato, scatta la denuncia alla Questura. La storia

Forse di situazioni simili se ne vivono in quantità e, forse, in molti potrebbero raccontarne anche nella nostra provincia. Oggi ne abbiamo ricevuta una da un nostro lettore di Sanremo e, visto che ci è stata inviata con tanto di denuncia presentata in Questura, abbiamo deciso di pubblicarla.

Lo facciamo senza rendere noti il supermercato dove è avvenuto ed anche il nome dell’uomo, che altrimenti potrebbe ricondurre al figlio (minore). Le motivazioni sono semplici: il supermercato, pur se responsabile del fatto, vede al suo interno dipendenti che potrebbero aver reagito nel modo che andremo a spiegarvi per stanchezza o comunque per un errore non voluto. Il nome del protagonista non possiamo divulgarlo perché riconducendo poi al figlio, sarebbe per noi una violazione della privacy.

I due protagonisti della storia, padre e figlio, sono andati ieri al supermercato intorno alle 18.20. All’ingresso 3 donne con mascherine, dietro al bancone dell’accoglienza fermano l'uomo ed il figlio di 7 anni, dicendo “lei non può entrare”, scambiando il bambino per una femmina.

“Non realizzando se mi stessero dando del lei – dice il nostro lettore Mauro - o si riferissero a mio figlio, faccio per togliermi il borsello pensando che lo dovessi lasciare all’ingresso. A quel punto una delle tre dipendenti  dice ‘no guardi è la bambina che non può entrare, dovete andare via’. Mio figlio rimane di ghiaccio come se avesse un marchio sul corpo e mi guarda terrorizzato. A quel punto con calma dico alle signore che, da quando il Presidente Conte emana Decreti Legge, li ho sempre con me e anche quest’ultimo per quanto con molti punti non chiari anche alle forze dell’ordine, con certezza, però non discriminava i cittadini in base alle classi di età e che nessun bambino ha in Italia il divieto di entrare in un supermercato. La signora mi indica un cartello dove vi è scritto che ‘si consiglia di fare la spesa da soli’ e nel disegno è indicata una grossa croce proprio sulla sagoma di un bambino che da la mano ad un genitore”.

Mauro fa notare nuovamente alla addetta la poca delicatezza nei confronti del figlio: “A quel punto le dico che un consiglio non è un divieto e che vietare l’ingresso ad ogni genitore da solo con un bambino, vista l’altissima percentuale in Italia di coppie separate, è un atto discriminatorio di altissimo livello che lede i principi basici della Costituzione. L’inserviente in difficoltà mi dice che deve chiedere a qualcuno ma non sa chi ed io le consiglio di chiamare immediatamente il Prefetto ed il Questore così da evidenziare immediatamente il reato che si stava compiendo contro mio figlio e quindi contro di me. Le sue colleghe allora le dicono di farmi andare ma cosa veramente fastidiosa chiedono che mio figlio possa prendere ‘una spruzzatina di disinfettante’. A quel punto dico alla addetta che sarei andato immediatamente in polizia a sporgere denuncia, cosa che ho fatto ma poiché le denunce vengono prese fino alle 18 ho rinviato all’indomani”.

Mauro, una volta presentata la denuncia (che pubblichiamo sotto) conferma di non voler intervenire per spirito di polemica: “Lo faccio perché mi vergogno dello Stato nel senso duplice del termine nel quale siamo finiti. Uno Stato che davanti ad una crisi umanitaria che ogni giorno mette in luce l’insicurezza sociale, scientifica ed etica, invoca un nuovo governo di salute pubblica e lo Stato delle persone, come le tre commesse oggi che senza sapere cosa stanno facendo commettono una serie dietro l’altro di atteggiamenti razzisti che culminano nel tentativo di ‘una spruzzatina preventiva’ ad un bambino di sette anni. Se ci fosse stata una persona più fragile di me, sarebbe uscita dal supermercato, non avrebbe fatto la spesa e un bambino non avrebbe capito, si sarebbe sentito diverso ed in colpa per essere un bambino nei tempi del Coronavirus. Mio figlio invece è forte e ha capito tutto. Mio figlio non si sente in colpa di avere sette anni durante una Pandemia e quando vede le file davanti ai tabaccai e la sua gelateria preferita chiusa, ha chiesto spiegazioni e anche lì ha capito. Ma questa è un’altra storia”.

Alla fine, comunque, il nostro lettore ci ha confermato che è riuscito a fare regolarmente la spesa.

Carlo Alessi

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