Il Nazionale

Sport | 27 marzo 2020, 13:45

DAVIDE LAPADULA DA BERGAMO - "Ma quale calcio... Qui situazione drammatica"

"Sono d'accordo con Cirillo. Dalla serie D in giù è il momento di rendersi conto di essere dilettanti, con tutto quello che ne deriva. Io ho seguito il mio sogno, ci ho provato, ma ho sempre messo il lavoro al primo posto"

DAVIDE LAPADULA DA BERGAMO - "Ma quale calcio... Qui situazione drammatica"

Dopo la pubblicazione dell'intervista al bomber piemontese Raffaele Cirillo (>>> RILEGGILA QUI) si è scatenato a nord ovest un autentico dibattito. Presidenti, allenatori, dirigenti, giocatori hanno espresso la propria opinione sui social e attraverso i nostri canali rispondendo a domande come queste:

- Giusto annullare la stagione calcistica 2019/2020?

- Come gestire i rimborsi-spese e gli accordi tra presidenti e giocatori, conclusi la scorsa estate, considerato lo stop (temporaneo, ad oggi) del mondo del calcio giocato?

- Quando è davvero lecito considerarsi "calciatori"?

- Il calcio dilettantistico può essere, talvolta, considerato un lavoro?

- Chi ha ragione di essere tutelato e chi no?

- Chi si mette nei panni dei presidenti, in molti casi prima titolari di attività ed imprese fermate dal Coronavirus e poi proprietari di un club dilettantistico?

Oggi il microfono passa ad un altro attaccante torinese conosciutissimo: Davide Lapadula, classe 1988, ex Primavera del Treviso, poi sempre impegnato in D ed Eccellenza tra Canelli, Settimo, Chisola, Olmo, Lucento, Saluzzo, Biellese, Sondrio, Pont Donnaz e Villa D'Almè. 

Attualmente Davide Lapadula, fratello di Gianluca (attaccante del Lecce in serie A), vive e lavora a Bergamo e gioca nel Vobarno nel girone C di Eccellenza bresciana.

Bergamo, appunto. L'epicentro del dramma-Coronavirus. Per questo, prima di parlare di pallone, chiediamo a Davide qual è la situazione che sta vivendo assieme alla moglie e ai suoi due bambini: "Drammatica. Difficilissima. Tosta. Tutti i giorni sento che qualcuno ha perso un conoscente, un nonno, uno zio. C'è grandissima preoccupazione e i numeri legati ai contagi non migliorano. Ci sono i medici stremati e qualcuno ci lascia pure le penne. Ci sono i 30enni spaventati perchè si è sparsa la notizia di polmoniti anomale. Ci sono coetanei che vivono con i genitori che a loro volta stanno distanti in quarantena in camere diverse nella stessa casa. E' la follia totale. Nessuno si sarebbe mai aspettato tutto ciò un mese fa".

Cirillo ci ha detto: "Il calcio dall'Eccellenza in giù non è mai un lavoro". Ha ragione? Lapadula: "Assolutamente sì, tra l'altro è della mia stessa leva e lo conosco bene. Ha detto soltanto la verità. In questo momento bisogna riconoscere di essere dilettanti e capire che là fuori c'è una pandemia globale, una cosa spaventosa mai successa prima, un qualcosa di gigantesco che sta devastando di morti il mondo intero, modificando le abitudini quotidiane di miliardi di persone e le economie del pianeta Terra. E noi dilettanti pensiamo davvero al calcio...?".

Lapadula non ha dubbi: "Ma quale calcio...La stagione 2019/2020 per me è andata e dovremo considerarci fortunati se potremo riorganizzare, a partire dal mercato estivo, la stagione 2020/21 tornando in campo. Il calcio dilettantistico non può reggere una situazione del genere e già prima era un calcio idealizzato. Io ho avuto sempre le idee chiare. Io ci ho provato a sfondare nel calcio, ci ho provato a seguire il mio sogno. A Treviso avevo il professionismo ad un passo, ma giocava Poli e io stavo seduto, così sono finito a giocare in categorie più basse. Inutile lamentarsi, parlare di procuratori più bravi e di fortuna. L'unica variabile nella rampa di lancio al calcio che conta credo sia quella degli infortuni. Un infortunio grave può determinare e modificare un'intera carriera. Per il resto, se non arrivi, qualcuno è stato più bravo di te".

Continua Lapadula: "Dopo Treviso mi sono detto "voglio creare una famiglia, ho bisogno di lavoro e stabilità". La vita ad un certo punto ti porta il conto, il calciatore che non sfonda arriva sempre ad un bivio e deve decidere, deve imparare umilmente un altro mestiere. Per forza. Io ho dato sempre priorità al lavoro e il calcio è diventato nel tempo un secondo impiego, sempre subordinato ad altro. Per esempio io ho lavorato a lungo come postino tra Moncalieri e Piobesi nel torinese e ora ho trovato la stabilità che cercavo nel bergamasco, lavorando attualmente come magazziniere in una grossa multinazionale e continuando a giocare con passione nel bresciano. Oggi sono davvero felice e realizzato. Ma ripeto, se giochi in Eccellenza non sei un calciatore e non puoi neanche lontanamente considerarti un professionista...Ad un responsabile delle risorse umane cosa racconti quando cerchi lavoro? Che ha giocato come dilettante in Eccellenza...?".

La questione rimborsi-spese: "E' imbarazzante anche parlarne in questo momento. Io, comunque, non giudico assolutamente chi campa di soldi derivanti dal calcio dilettantistico. Ognuno ha le proprie esigenze. C'è chi ha fatto sempre e solo il calciatore in categorie più importanti e non è riuscito a trovare un altro lavoro, quindi ha sfruttato giustamente le sue capacità ed è stato pagato per questo, c'è chi vive coi genitori, c'è chi vive da solo ed è in difficoltà, c'è chi ha bisogno del rimborso perchè ha una famiglia, c'è chi porta a casa solo uno stipendio...Ma andiamo oltre. I presidenti quasi sempre hanno un'attività. In questo momento molti di loro sono fermi, non stanno incassando e rischiano magari di fallire se non verranno tutelati dallo Stato o da un immediato ritorno alla normalità. Cosa dovrebbero dire a giocatori che non si stanno allenando e che non stanno giocando? E' inutile girarci attorno, la prestazione che giustificherebbe i rimborsi-spese non sta avvenendo. Di quali accordi, poi spesso fatti a voce e con strette di mano, senza nulla di scritto, stiamo parlando, di fronte ad una pandemia globale? Cosa si può chiedere, con allenamenti e partite bloccati, ad un presidente che dice "non posso pagarti", che sta mettendo in cassa integrazione i dipendenti o li sta licenziando? Non c'è contro-risposta...Deve davvero scattare il buon senso da parte di tutti".

Lapadula in chiusura: "Mi spiace perchè io avevo segnato 12 gol e la mia squadra stava andando molto bene, ma la salute di tutti viene prima di qualsiasi altra cosa. La stagione dei non-professionisti va fermata. Per i calciatori professionisti, come mio fratello Gianluca, è un altro discorso. Hanno firmato un contratto. In alcune categorie come in Lega Pro temo comunque una grossa difficoltà nei pagamenti degli stipendi e un sistema che arriverà al collasso, che probabilmente andrà ristrutturato e riorganizzato. Ho ed abbiamo tutti un'unica speranza. Il ritorno alla normalità, più presto possibile".

Michele Rizzitano

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